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IL TEMPO Mister plusvalenza

W. Sabatini
W. Sabatini

(A. Austini) Se passerà alla storia per una vittoria lo dirà il campo. Intanto continua a far soldi come nessuno in Italia.
Mister Plusvalenza, all’anagrafe Walter Sabatini, ha chiuso ieri un altro affare dei suoi: Dodò, prelevato due anni fa a parametro zero dal Corinthians, passa all’Inter per un totale di 9 milioni. Per la precisione 1.2 milioni di prestito biennale e altri 7.8 del riscatto obbligatorio non appena il brasiliano giocherà la sua prima partita con l’Inter. Un saluto definitivo e sofferto per il diesse giallorosso, tuttora convinto di aver scovato uno dei migliori terzini in circolazione.Ma tra infortuni e pressione mal sopportata, Dodò non è riuscito a dimostrarlo praticamente mai nella Roma.

È una cessione-simbolo del cambio di strategia a Trigoria: giovani sì, vedi Uçan, ma per vincere adesso si prendono anche i Cole e i Keita. E se arrivano buone offerte, è giusto che i ragazzi «inesplosi» partano. L’assegno di Thohir fa sorridere Pallotta, che non a caso paga il suo dirigente 1 milione di euro all’anno e lo ha convinto a firmare un contratto triennale. Sport uguale business, un dogma in America e Sabatini lo segue alla lettera in Italia.

A Palermo aveva lasciato il segno vendendo Pastore al Psg per 43 milioni di euro, alla Roma nell’ultimo bilancio ha regalato plusvalenze per 54.8 milioni di euro grazie alle cessioni di Marquinhos, sempre agli sceicchi di Parigi, di Lamela al Tottenham, di Osvaldo girato al Southampton praticamente allo stesso prezzo a cui fu acquistato due anni prima, e di Bradley al Toronto.

L’anno prima Borini è passato al Liverpool per 5 milioni in più di quanto era costato. E nell’attuale sessione, oltre a Dodò, ecco i 3.5 milioni dell’Udinese per Nico Lopez (oltre il milione della comproprietà), i 2 milioni dell’Atalanta per D’Alessandro e i 900mila euro ottenuti dal Bari per Sabelli, prodotto del vivaio. Soldi che superano di gran lungo quelli investiti male in operazioni tipo Kjaer e Josè Angel.

Non finisce certo qui, perché Sabatini si è messo in testa di concludere un altro capolavoro economico, anche se comporterà una grossa perdita tecnica: vendere Benatia a 40 milioni dopo averne spesi 13.5. Il Manchester City finora è arrivato a 24 «cash», ma non demorde. E il Barça osserva.

La cessione del marocchino è la chiave del mercato giallorosso, in cui c’è ancora spazio per un grande colpo in attacco. Il diesse è a Milano per chiudere la trattativa Carrasco con il Monaco, che costa 5 milioni e consentirebbe di aggiungere un secondo innesto «di lusso». Da registrare una manovra di disturbo della Juve sul belga, peraltro messa in preventivo a Trigoria. Normali lotte di mercato con la concorrenza, come quelle per Sturaro, Adriano, Iturbe e Cuadrado.

Il colombiano resta un obiettivo, ma non l’unico: oltre Lens, Douglas Costa e Yarmolenko, ieri si è aggiunto alla lista Shaqiri, l’esterno del Bayern Monaco e della Svizzera. Sabatini si è informato sui costi dell’operazione: 20 milioni per il cartellino e ingaggio da circa 2.5 milioni netti. Ma prima serve la plusvalenza di Benatia. 

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