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LA REPUBBLICA La rivoluzione di Albertini che spaventa i presidenti

Demetrio Albertini
Demetrio Albertini

(F.Bianchi) – Ora bisogna ricostruire il pianeta-calcio dalle sue macerie. Ma chi verrà al posto di Giancarlo Abete? Intanto, va detto che l’attuale presidente della Figc ha avuto la dignità di fare un passo indietro, cosa poco comune in Italia. Ci sono stati gufi che gli hanno fatto la guerra, rinfacciandogli anche colpe che non ha. C’è stato un attrito continuo con il Coni: fra Abete e Malagò il feeling non è mai nato, duri gli scontri sulla giustizia sportiva e sulle ripartizioni dei contributi alla Figc (che molti vorrebbero tagliare). Abete ha commesso errori. Ma non è l’unico. Anche se il comandante, è prassi, deve pagare anche gli altri. La lotta per la successione era già iniziata, il flop mondiale adesso la accelera: la scelta verrà fatta in occasione dell’assemblea della Figc già convocata per l’11 agosto. Si troverà un accordo: d’altronde, i presidenti della Leghe e delle componenti, oltre ai consiglieri federali, non possono, e nemmeno vogliono, rischiare che il Coni ci metta un commissario. Per molti di loro sarebbe la fine. Tanti i nomi, importanti, candidati per la presidenza: Demetrio Albertini, Carlo Tavecchio, Andrea Abodi, Luca Pancalli, Francesco Ghirelli. Va trovata la convergenza su uno solo, un candidato unico che non spacchi ulteriormente il mondo del pallone. Albertini ha l’appoggio del sindacato calciatori e dell’associazione allenatori, oltre che quello di una parte della Lega di serie A. Basterà? Non è detto. Tavecchio è forte con la sua Lega Dilettanti, è vicepresidente vicario della Figc (quindi il reggente dopo le dimissioni di Abete) e ha ottime amicizie anche a livello dei presidenti dei club più importanti: è considerato uomo dell’apparato e ha molte deleghe. Con lui al vertice, la Lega di A avrebbe una vicepresidenza vicaria (per Lotito) mentre l’altro vice spetterebbe alla Lega Pro. Abodi sconta il fatto che non è riuscito a conquistare la Lega di A, per il veto di Galliani-Lotito, anche se fra i cadetti ha lavorato (sta lavorando) molto bene. Ma ha rapporti conflittuali con Mario Macalli, n.1 della Lega Pro. Pancalli è già stato commissario Figc e ora, persa l’opportunità di diventare segretario generale del Coni, cerca un ruolo di prestigio. Sicuramente ha idee e conoscenze. Infine, Francesco Ghirelli: ha lavorato in Lega di A-B, in Figc, sta portando avanti un vero progetto di riforma in Lega Pro, ex serie C. E ha ancora amici fra i presidenti di serie A. Ultimamente i suoi rapporto con Macalli non sono facili (eufemismo) ma Ghirelli è dirigente sicuramente preparato, stimato anche a livello politico.

La scelta di Albertini sarebbe rottura, un ex grande calciatore (come Michel Platini all’Uefa). Ma per questo spaventa un mondo, quello del pallone, conservatore. Demetrio fa parte anche di una importante commissione Fifa, per lo sviluppo del calcio: si è opposto, ad esempio, a qualsiasi ipotesi di moviola (in campo). Ha lavorato tanto in questi anni come vicepresidente Figc e come n.1 del Club Italia. Ha imparato. Ha studiato. Ha carattere: vedi le sue dimissioni annunciate prima dei Mondiali, la delusione di essere rimasto invischiato in un sistema “ingessato”, incapace di fare squadra e avviare quelle riforme che il calcio per troppi anni ha colpevolmente rimandato.Albertini ha tentato di introdurre le seconde squadre, come succede nei paesi leader. Per fare giocare di più chi oggi non trova spazi. E’ pronto a battersi, insieme con l’Aic, per una vera riforma dei campionati: inutile tenere in vita club traballanti, che non pagano gli stipendi. Ma la serie A di scendere a 18 non ne vuole sapere: i piccoli e medi club si oppongono, bisognerebbe trovare una consenso di 14 società (su 20) e poi discutere la delibera in consiglio federale. Dove, almeno per questi casi, resiste un diritto di veto, non (per fortuna) per le elezioni del presidente quando basta il 50 per cento più uno. Lo stesso sindacato calciatori si rende conto che è meglio avere meno club ma più sani: anche se questo comporta il sacrificio di qualche posto di lavoro.Poi Albertini, che conosce bene la situazione delle Nazionali azzurre, vuole mettere un freno all’invasione degli stranieri. Ormai, almeno in serie A, hanno superato gli italiani, anche come impiego. Non c’è nulla da fare con i comunitari, libera circolazione e impiego sono ormai totali: ma sugli extracomunitari si potrebbe mettere qualche paletto. In modo che le Nazionali non vadano a scomparire del tutto, anche a livello giovanile. Albertini lo sa ed è pronto alla sua rivoluzione. Ma, attenzione: che direbbero i presidenti di serie A? Si sa che per molti di loro il mercato estero ormai è irrinunciabile. Una domanda (maliziosa): come mai tutti questi stranieri, anche di scarsissimo livello? Come mai tutti questi soldi all’estero? A pensare male, a volte, ci si azzecca… Possibile, quindi, che l’apparato alla fine converga su Tavecchio.

Rai, via libera agli opinionisti. Improponibili 
Ascolti ottimi delle (poche) partite che ha ma la Rai, che ha pagato 100 milioni i diritti mondiali, è naufragata nelle chiacchiere. Troppe le trasmissioni messe in piedi, su tutti i canali, a tutte le ore. Gli stessi tg ne sono stati contagiati. Modesti, salvo eccezioni, gli opinionisti (magari messi lì anni fa da An…) mentre i giornalisti di Rai Sport, esclusi all’ultimo momento dalla trasferta in Brasile e quindi sul piede di guerra, sono stati ripescati e hanno inondato di parole le varie trasmissioni. C’è chi si è sdoppiato (Civoli), chi (Montingelli) è andato ad intervistare anche i citofoni. C’è stata anche una conduttrice che ha cinguettato: “Quante partite ci sono oggi…”. Vero, ma le dà tutte in diretta solo Sky. La Rai ha dedicato pochi minuti alle sintesi per dare spazio ai suoi tanti, in qualche caso improponibili, opinionisti. Insomma, un flop mondiale anche per la Rai.

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