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IL MESSAGGERO Nessun dialogo con gli estremisti, questo calcio è da cambiare

Genny 'a carogna
Genny ‘a carogna

(P.Mei) – «Non c’è stata nessuna trattativa» ha detto il questore di Roma parlando della vergogna dell’altra sera all’Olimpico. Pub darsi che tecnicamente (l’avverbio giuridicamente non viene usato in questo caso, giacché poco di giusto s’è visto) sia andata così. Ma quel che raccontavano le immagini, che tutto il mondo ha guardato, ripreso e rilanciato, con l’ennesima figura orribile dell’Italia, sembravano proprio raccontare altro. Non c’è stata trattativa fra l’ordine pubblico e Genny ‘a carogna? Pub essere e non c’è motivo di dubitarne, tranne la prova tv. Tranne chiarire il fatto del perché sempre più spesso i calciatori vadano a colloquio sotto la curva o fuori gli spogliatoi con gruppi di tifosi che cercano di dettare legge, la loro. E perché Genny ‘a carogna, rifacimento nostrano del famigerato Ivan il Terribile che fece sospendere una partita europea in quel di Genova, si coprisse le labbra per impedire l’esegesi del labiale, come fanno allenatori, arbitri e calciatori quando la stanno per dire grossa e non dobbiamo saperlo, unico rimedio all’intercettazione globale. E perché il povero Hamsik, che di li a un paio d’ore si sarebbe tinto d’azzurro la nota cresta, se ne stava messo all’angolo, tra le reti della Nord, prigioniero d’un calcio che non pub appartenergli né appartenerci. Perché poi sempre Genny ‘a carogna indossasse la t-shirt che inneggiava a Speziale, condannato per l’omicidio di un servitore dello Stato, Raciti, quasi che ci fossero, nella nostra società, morti di prima e seconda categoria. E’ stato detto anche che l’aggressore del tifoso del Napoli che è ancora in ospedale e che è stato gravemente ferito, è il protagonista di una singola follia.

Dell’azione è accusato un ultrà della Roma. Andare incontro a tifosi, neppure avversari d’occasione ma sarebbe lo stesso, armati di pistola è un altro fatto che desta sconcerto. Il fatto è che il calcio intero ha la necessità di una rivisitazione globale. Non solo sportiva, come gli avvilenti risultati delle nostre squadre in Europa stanno testimoniando da troppo tempo; non solo infrastrutturale, come dimostrano le condizioni sempre più fatiscenti degli stadi del Belpaese; non solo etica, come indicato da tutti gli scandali che hanno costellato tra scommesse e altre nefandezze le più recenti stagioni. Ma anche, e soprattutto, una rivisitazione delle norme. Perché se accade qualcosa viene subito il provvedimento speciale che dopo qualche mese è tarallucci e vino. La famosa e risolutiva tessera del tifoso? I biglietti nominali? Le trasferte proibite? Il biglietto non acquistabile dai fuori sede? E questo è il risultato? Ci si accorge che una norma come quella sulla discriminazione territoriale è una norma stupida e controproducente e non la si cancella: si dice aspettiamo la fine della stagione. Ed ecco che alla fine della stagione quella norma che ha rimesso al centro del Potere le frange meno tifose delle tifoserie costringe al dialogo con la minoranza con cui trattare è assolutamente da escludere. Ecco che un bell’evento, come una finale di Coppa Italia, si trasforma in una vergogna internazionale. L’ordine pubblico è stato tutelato, i tifosi della Fiorentina e la stragrande maggioranza di quelli del Napoli sono stati da elogiare. Sono loro da tutelare, non il resto. Non questo calcio.

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