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REPUBBLICA.IT Roma, Garcia: “Allo scudetto ci credo ancora e mi affido al Sassuolo”

Garcia
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(M. Pinci) Tra presente e futuro, tra manifestazioni logorroiche sulle ambizioni per la prossima stagione e silenzi scientifici: nonostante fiumi di parole, forse a volte almeno incaute, Rudi Garcia non distoglie lo sguardo dalla lotta al titolo: “Non è ancora deciso”. E punta l’indice sulla Juventus, anzi su quelle avversarie dei bianconeri “che non sempre hanno giocato come squadre che devono salvarsi”. Per poi lanciare un augurio che sa di monito: “Mi aspetto di non vedere un Sassuolo che tiene i migliori in panchina”. Intanto sono tornati dagli Usa il dg Baldissoni  e l’ad Zanzi dopo il vertice con il presidente, James Pallotta. Dopo la partita con il Milan è previsto l’incontro con Garcia per il rinnovo del contratto e pianificare le strategie di mercato anche coìn sabatini dopo aver definito il budget a disposizione.

GARCIA E LE PAROLE CHE NON DICE: “RESTO? PARLEREMO COL PRESIDENTE” – Ci sono parole che dice, e altre che invece Rudi Garcia omette. Le sue richieste – per carità, non chiamatele condizioni – per la prossima stagione sono chiare e ribadite a cadenza quasi quotidiana. Ma quando si cerca di capire se le siano vincolanti per la permanenza romana lui finge di non capire, e fa ripartire il nastro a cui tutta Roma si è ormai abituata: “Se il mercato non la soddisferà, resterà comunque?”, chiede il cronista. “Già l’ho detto, prima vediamo dove finiremo il campionato, poi parleremo con il presidente che gestisce la parte economica e con Sabatini per fare in modo di rendere più competitiva questa rosa”, risponde Rudi. Un dribbling secco alle domande, semmai la conferma di quei paletti che aveva già posto: “Anche i giocatori vogliono essere competitivi. L’anno prossimo sarà molto più duro perché giocheremo due volte a settimana, forse in Champions saremo nella quarta urna e avremo tre squadre sulla carta più forti di noi. Quest’anno era possibile andare avanti con questa rosa perché si giocava una volta a settimana, ma se l’anno prossimo succedesse di perdere giocatori come Destro, Totti, Gervinho e Strootman per tanti mesi senza una rosa più ampia sarebbe molto molto difficile”.

“SINTONIA CON IL CLUB, VORREI IN ITALIA ALTRI TEVEZ E HIGUAIN” – Rispetto al solito, semmai, l’allenatore stavolta aggiunge un dettaglio non trascurabile: “Su questo parametro siamo al cento per cento d’accordo con la società”. Eppure il dg Baldissoni prima di Firenze ha indirettamente risposto alle sue richieste spiegando che “Nessuno è l’uomo della provvidenza, prima dell’allenatore viene il club”. Un punto di vista che Garcia condivide: “Tutto può cambiare, ma la Roma resterà, Mauro ha ragione su questo tema. Siamo tutti orgogliosi di lavorare in questo club e faremo di tutto per farlo diventare una grande d’Europa”. Poi però, parlando delle necessità del calcio italiano, lancia indirettamente nuove richieste, o forse solo una speranza: “Serve avere stadi nuovi, è la priorità. E poi fare come Napoli e Juve, far arrivare in Italia altri giocatori come Higuain e Tevez”. A buon intenditore poche parole.

“SPERO CHE CON LA JUVE IL SASSUOLO FACCIA GIOCARE I MIGLIORI” – Intanto, però, Garcia non ha smesso di pensare al titolo: “dopo la vittoria a Firenze ho detto di lottare contro questo ambiente che diceva ‘campionato chiuso’. Non è così, non sarà così soprattutto se saremo in grado di vincere domani sera. Poi aspetteremo il risultato della Juve”. E qui, Garcia cala la mannaia, contro un atteggiamento a suo dire remissivo di alcune avversarie dei bianconeri, citando (indirettamente) il Livorno che allo Stadium aveva lasciato fuori Paulinho e Belfodil. “Mi aspetto – dice il francese – che il Sassuolo giochi come una squadra che vuole salvarsi, con i migliori giocatori: non è stato sempre così per chi ha giocato allo Juventus Stadium. Mi aspetto di non vedere a fine partita che il Sassuolo abbia lasciato i migliori in panchina o sentire un allenatore dire “abbiamo perso 1-0, che bel risultato”. Solo questo”. E, dopo una settimana di tensioni anche interne, non è esattamente poco.

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