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IL TEMPO Il codice ”ad personam”

Cesare Prandelli

(T. Carmellini) – Come volevasi dimostrare. Il giorno dopo l’esclusione dalla lista dei convocati di De Rossi, è arrivata la stangata del giudice sportivo. Non che senza la decisione di Prandelli il giudice dovesse assolvere il romanista, ma il ct azzurro ha spianato la via maestra alla mannaia della giustizia sportiva che, con il recidivo De Rossi, ha avuto gioco facile: tre giornate. Ma questa storia del codice etico rischia di diventare, oltre a un clamoroso autogol, l’ennesima farsa di un calcio che rischia, tra norme anti-discriminatorie senza ne capo ne coda e una classe arbitrale a dir poco imbarazzante, di diventare ancor meno credibile di quanto non sia attualmente.

La contestazione al ct è chiara: perché Prandelli usa due pesi e due misure quando giudica i suoi giocatori? Perché Criscito, Osvaldo e De Rossi sì e Bonucci o Balotelli no? È l’unica domanda alla quale il ct, per uscire dall’empasse, dovrebbe rispondere. Invece continua con la sua teoria del giudice unico (lui), dei tempi di giudizio (la cosa della convocazione post-giornata di campionato fa davvero ridere) e del rigore in vista del mondiale in Brasile.

Così, alla vigilia dall’amichevole di lusso in programma domani a Madrid contro la Spagna, il tecnico azzurro è tornato sul tema De Rossi provando a sostenere la sua teoria. «Il codice etico? A novembre abbiamo fatto una riunione con i calciatori della Nazionale – ha detto Prandelli – per capire cosa vuol dire codice etico. È un regolamento nostro, soprattutto la partita della domenica dove dopo c’è la convocazione, sono io il giudice. Non devo aspettare nessun tipo di prova e se qualcuno fa un gesto non in linea non viene chiamato». E serve a poco l’attestato di stima per il centrocampista giallorosso arrivato poco dopo. «L’ho convocato quando non giocava nella Roma, ho una stima smisurata di Daniele. Ma quando partiremo per i Mondiali dobbiamo sapere cosa dovremo fare. I giocatori hanno accettato questo comportamento, perché io non voglio arrivare ai Mondiali e poi trovarmi a giocare in dieci. Bisogna arrivare preparati e non fare gesti sconsiderati».

Soprattutto a ridosso delle partite della nazionale. La sintesi è:attenzione cari calciatori a cosa fate nelle gare prima delle convocazioni della nazionale… per il resto fate come volete. A conferma di questo la convocazione di Candreva che nel recente derby della Capitale rifilò un pugno a Torosidis (la prova-tv non è scattata) e ora è stato regolarmente chiamato in azzurro. Insomma un codice etico all’amatriciana, o forse sarebbe meglio dire «ad personam», dove la valutazione viene fatta in base a tutta una serie di fattori. La visibilità televisiva del fatto (se la pay-tv «pompa» l’episodio diventa ancora più grave… pensa te), il nome del giocatore (Criscito vale meno di Bonucci, Osvaldo di Balotelli e così via…) e, dulcis in fundo, anche la maglia e il peso specifico del club di appartenenza. Osvaldo ora gioca nella Juventus e poco importa se, prima di andar via dalla Premier, avesse spaccato la faccia a un compagno: con tanto di foto postate sul web. Così Balotelli può dire a Banti «ti ammazzo» davanti agli occhi sbigottiti di mezza Italia e indossare la maglia della nazionale. «Ha già pagato»dice Prandelli… ma non convince nessuno!

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