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GAZZETTA DELLO SPORT Il Mondiale passa anche da Kakà, Leandro ci crede

Castan

(C. Zucchelli) Quando la Roma prese Castan, ormai un anno e mezzo fa, un suo connazionale che aveva fatto la storia della Roma disse: «Fidatevi di lui: farà benissimo in giallorosso e nel 2014 giocherà il Mondiale da titolare». La profezia, almeno finora, si è rivelata giusta soltanto a metà: perché aveva ragione Aldair nel dire che Castan avrebbe fatto bene nella Roma, ma per ora di giocare con il Brasile, anche senza avere la certezza del posto fisso, non se ne parla. E in patria nelle scorse settimane qualche quotidiano, analizzando le prestazioni del giocatore definito «uno dei migliori centrali della Serie A», si è chiesto come mai non venisse convocato. Lui ci spera, ma sa che la concorrenza è enorme, e per questo, si concentra «solo sul club».

Paragone scomodo Paragonare Castan ad Aldair è ingeneroso: «Pluto» ha fatto la storia, tanto che per 10 anni è stata ritirata la maglia numero 6, Castan, dopo una prima stagione con prestazioni negative e incomprensioni con Zeman, sta dimostrando di poter formare con Benatia una coppia affidabile: «Io ne ero certo—ha detto sempre Aldair — perché il primo anno non è facile per nessuno. Lui mi ricorda molto Zago. Magari all’inizio si soffre la pressione, ma poi le qualità vengono fuori».

Piqué brasiliano Pur non essendo completo come il centrale del Barcellona, citato dal d.s. Sabatini come termine di paragone, Castan si sta dimostrando sempre più leader di una difesa di ferro, dando spesso una mano anche al meno esperto Dodò che gravita dalle sue parti. Sembrano lontani anni luce i problemi con il boemo, esplosi nel disastro di Parma, quando il difensore, davanti a tutta la squadra, fu duro nell’esprimere tutto il suo disappunto. Con Garcia la musica è cambiata: quando il tecnico francese è arrivato a Trigoria il feeling con Castan è stato immediato. E lui ha capito subito che, insieme a Benatia, sarebbe stato il titolare. «Abbiamo smentito—hanno detto—tutti quelli che dicevano che in coppia non potevamo giocare».

Idolo Di fronte a quello che per anni è stato uno dei suoi idoli, Kakà, Castan dovrà sfoderare un’altra prestazione quasi perfetta, considerando che il c.t. Scolari sarà osservatore speciale. Il sogno, d’altronde, rimarrà vivo fino a maggio. «È vero — ha ammesso Leandro — e io spero di essere chiamato. Ma adesso devo davvero pensare alla Roma. Non voglio solo vincere, ma voglio fare la storia di questo club come hanno fatto in passato Aldair e Juan». Magari più il primo del secondo, che uno scudetto almeno lo ha vinto, mentre l’ex Leverkusen ha visto spesso sfumare l’obiettivo sul filo di lana.

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