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GAZZETTA GIALLOROSSA Rudi Garcia: la Roma a sua immagine e somiglianza

Garcia esulta al gol

Minuto trentatrè di Roma-Bologna, giallorossi in vantaggio per 3-0 grazie ai gol di Florenzi, Gervinho e Benatia. Rudi Garcia sembra incontentabile, è sullo spigolo estremo della propria area tecnica. Urla, richiama, si sbraccia. Si mette seduto un minuto. Il tempo in cui la squadra perde un pallone a metà campo e Diamanti con un tiro rasoterra di sinistro crea la prima occasione per il Bologna sfiorando il gol. Garcia si rialza, ma non è inferocito: riprende a spingere i suoi, li incoraggia a rimanere compatti e concentrati. Sull’azione successiva Balzaretti taglia tutta l’area di rigore da sinistra a destra, in scivolata salva su Laxalt ed esce palla al piede con un dribbling secco sul centrocampista rossoblu.

La squadra si muove in simbiosi con il suo allenatore come se ci fossero dei fili diretti dal tecnico francese ai giocatori. Attenzione minima al dettaglio, alla marcatura di ogni avversario. Angolo per il Bologna, Garcia richiama Gervinho, deve rimanere a metà campo, largo, con Totti dalla parte opposta. Strootman respinge sul primo palo, la palla arriva all’ivoriano che raccoglie, punta Morleo, lo salta in velocità e lo costringe al fallo da ammonizione. Quarantacinque minuti di intensità totale. Squadra corta, dieci metri, massimo quindici tra un reparto e l’altro in fase di non possesso, Florenzi e Gervinho posizionati sulle fasce laterali non appena De Rossi, Pjanic, Strootman o i difensori centrali sono in possesso palla.

Gira veloce la sfera, massimo due tocchi e sempre due opzioni di passaggio per il romanista in possesso. Diluvia nella ripresa sull’Olimpico, allora k-way su e ancora sostegno e richiami ai suoi ragazzi. Allenamento dopo allenamento, da Riscone a oggi, la squadra segue le richieste del suo allenatore. Un calcio semplice solo all’apparenza. Luis Enrique era seguito dalla squadra, ma professava un calcio sterile per la Serie A: senza l’attacco della profondità, è quasi impossibile battere le difese italiane schierate. Garcia chiede possesso e verticalizzazioni, un movimento continuo per centrocampo e attacco, che ruotano intorno ai due perni centrali De Rossi e Totti.

Il giorno della presentazione di Rudi Garcia, Sabatini disse: “Rudi è la sintesi di Luis Enrique e Zeman”. Al direttore sportivo va riconosciuto il merito di aver costruito una squadra di buoni elementi, ma soprattutto va dato atto di aver scelto un allenatore che ha adattato le proprie idee ad un calcio tatticamente complicato e che, soprattutto, ha rigenerato psicologicamente un gruppo distrutto al termine della scorsa stagione. Il possesso palla di Luis Enrique era stucchevole, la difesa alta di Zeman a dir poco senza equilibrio. Garcia ha restituito un’identità ai giocatori, li guida in campo senza abbandonarli alla prima difficoltà, mettendosi a loro protezione al momento delle critiche e lasciando loro i complimenti. Ha dato equilibrio, quel filo sottile su cui muoversi è per pochi. Non per Luis Enrique, né per Zeman. Questa è la Roma di Rudi Garcia, guidata da De Rossi e Totti.

Daniele Luciani

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