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Rete Totti derby

(M. Calabresi) – Okay, i romani «soffrono» il derby. Proprio perché lo soffrono, quando segnano è una gioia doppia, quasi una liberazione. C’è un episodio che più di tutti racconta 84 anni di storia: 18 aprile 2010, Roma prima in classifica ma sotto 1-0 alla fine del primo tempo, gol di Rocchi. Ranieri toglie Totti e De Rossi, gli unici prodotti della Capitale in campo da una parte e dall’altra, per inserire Menez e Taddei. Risultato? Vucinic-Vucinic, Lazio al tappeto e Roma in testa ancora per una settimana, prima della «tragedia» del 25 aprile, contro la Sampdoria di Pazzini. Quel giorno, Totti e De Rossi non segnarono, ma fu una liberazione lo stesso. Ranieri al 46’ fu un matto, al 90’ un coraggioso. Ma quei cambi non furono altro che l’eccezione che conferma la regola.

Abitudine Ora che Totti giocherà il 32° derby della sua carriera, non si dirà più che il capitano sente la tensione. Ma in passato è successo eccome, che i romanisti più maligni dicessero «con lui la Roma gioca in dieci». I nove gol che fanno di lui il marcatore più prolifico della storia dei derby (assieme a Da Costa e Delvecchio) sono diluiti in una carriera intera: solo in due occasioni, per esempio, Totti ha segnato sia all’andata che al ritorno (stagioni ‘98-99 e 2001-02, quelle delle maglie «Vi ho purgato ancora» e «6 unica»). Ma se l’8 aprile scorso Totti ha «goduto come un maiale», perché quello dei gol nel derby è «il record più bello», chissà cosa gli uscirà dalla bocca se davvero oggi dovesse arrivare il decimo.

Tabù Se Totti ormai ha passato la fase della «tremarella», non si può dire lo stesso di Daniele De Rossi: un gol lo ha segnato, ma inutile (nel 2009, 4-2 per la Lazio), mentre il segno non è riuscito quasi mai a lasciarlo, se non sullo zigomo di Mauri lo scorso 11 novembre, quando fu espulso poco prima della fine del primo tempo. Di Florenzi si può dire poco: due derby da titolare, nessun gol. Dietro Totti, nella classifica dei marcatori romani c’è un altro giallorosso, Amedeo Amadei da Frascati (cinque gol, più tre in gare non ufficiali); segue Fulvio Bernardini con quattro, due dei quali segnati nello storico e mai eguagliato 5-0 del 1° novembre 1933. Giannini si è fermato a due (sarebbero potuti essere tre, senza il rigore sbagliato nel 1994), così come De Sisti (più un autogol), Bruno Conti e Di Bartolomei a uno, anche per «colpa» della Lazio, in quegli anni spesso in Serie B.[…

Dito alla Sud Ventisette, i romani — la statistica comprende anche quelli nati in provincia di Roma — a segno in un derby, nove i laziali (compresi anche quelli non di campionato o Coppa Italia, altrimenti sarebbero cinque), ma hanno fatto rumore lo stesso, forse anche di più: primeggia Bruno Giordano (tre gol), uno che quando ha segnato la Lazio non ha mai perso (due pareggi e una vittoria), segue Paolo Di Canio, che per due volte ha sfidato la Sud a distanza di quasi 16 anni, con quel dito che per i laziali vuol dire trionfo, almeno quanto Lulic

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