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IL TEMPO La grande ammucchiata

Serie A

(D. Palizzotto) – La tregua estiva è finita, l’infinita battaglia in Lega riparte. Questa mattina a Milano l’Assemblea delle venti società di serie A torna a riunirsi e i toni, come sempre, saranno piuttosto accesi. Oggetto del contendere: le modalità di vendita dei diritti televisivi per il triennio 2015-18. Un tema dietro il quale si cela però uno scontro a 360 gradi, una vera e propria battaglia di potere. Gli schieramenti sono noti sin dallo scorso 18 gennaio, data della rielezione del presidente Maurizio Beretta alla guida della Lega. Da una parte ci sono la Lazio del presidente Lotito e il Milan dell’amministratore delegato Galliani sostenute da una folta schiera di club medio-piccoli; dall’altra le corazzate Juventus, Inter, Roma e Fiorentina, estromesse dal governo della nuova Lega dopo il fallimento del candidato Andrea Abodi e ora appoggiate nella «ribellione» da Sampdoria, Sassuolo e Verona. I sette club «dissidenti» hanno espresso il proprio disappunto in una lettera inviata alla Lega due settimane fa. I motivi della protesta sono semplici: le nuove sette sorelle non sono affatto soddisfatte del lavoro svolto da Infront, advisor incaricato della cessione dei diritti televisivi e già legato per interessi commerciali ad alcune società «conservatrici» (Milan, Lazio, Cagliari, Catania e Genoa in serie A). Nel triennio 2012-15, attraverso il lavoro svolto da Infront, la Lega di A ha incassato circa 3 miliardi di euro, somma costituita per oltre l’80 per cento dai ricavi ottenuti sul mercato italiano: una cifra importante se paragonata agli altri grandi campionati europei (solo la Premier League fa meglio), ma sicuramente migliorabile per i club firmatari della missiva, magari «intraprendendo un processo di sviluppo innovativo».

Ma come incrementare i ricavi? Per le sette sorelle si potrebbe abbandonare Infront (il cui contratto con la Lega scade nel 2016) e affidarsi a Img, advisor concorrente che ha già avanzato la propria candidatura. In alternativa, la Lega di A potrebbe trattare in prima persona la cessione dei diritti televisivi, senza affidarsi ad una società di consulenza esterna: in questo modo, secondo i club dissidenti, sarebbe possibile evitare «incomprensioni» e massimizzare il profitto soprattutto sul mercato estero, per il quale la somma incassata nel triennio 2012-15 attraverso la mediazione dell’advisor MP&Silva (circa 120 milioni a stagione) è ritenuta insoddisfacente. I «consigli» delle nuove sette sorelle sono stati accolti con apparente benevolenza dagli altri club («Ben vengano i suggerimenti costruttivi finalizzati ad incrementare i ricavi – ha osservato Lotito – l’iniziativa non è considerata motivo di ostilità ma un valido contributo»), almeno a parole. In realtà questa mattina il clima dell’Assemblea di Lega – chiamata a discutere anche della mutualità verso le categorie inferiori, della possibilità di apporre un quarto marchio commerciale sulla tenuta di gioco e della situazione degli accordi collettivi con Associazione calciatori (Aic) e allenatori (Aiac) – si preannuncia infuocato.

Viste le premesse – le divergenze scaturite dall’elezione di Beretta e l’ultimo confronto tra Juventus e Lazio sulla ripartizione dei proventi garantiti dalla Supercoppa italiana (sfida per ora vinta da Lotito, al quale la Lega ha garantito 1,8 milioni di euro a fronte dei circa 600 mila euro assicurati alla Juve, pronta al ricorso davanti all’Alta Corte del Coni) – è difficile ipotizzare un accordo nel breve periodo. Di sicuro sarà importante verificare la posizione del Napoli di De Laurentiis, finora rimasto dalla parte dei «conservatori» senza troppa convinzione. Sperando che per una volta non si arrivi all’ultimo minuto (in questo caso la primavera 2014) per smettere di litigare e trovare una soluzione condivisa.

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