CORRIERE DELLA SERA Totti e Ljajic si capiscono al volo

Totti

(L. Valdiserri) C’è un’immagine per tutti nel 3-0 con cui la Roma ha battuto il Verona, che non ha ripetuto la grande gara giocata contro il Milan, e ha risposto alle due favorite per lo scudetto, Juve e Napoli. I nostalgici si prendono il sorriso esplosivo di Maicon, sotto la curva, dopo il primo gol, nato su suo cross deviato da Cacciatore: il brasiliano ha scelto la Roma per ritrovarsi, in vista del Mondiale da giocare in casa sua. Non basta fare bene con Livorno e Verona, due neopromosse, ma la strada intrapresa è quella giusta. Chissà se tornerà quello del triplete interista, di sicuro già non è più l’ectoplasma di Manchester. La sua carica ha già conquistato il pubblico e i compagni.

Gli esteti hanno negli occhi la stella filante che Miralem Pjanic ha infilato da venti metri sotto la traversa, con un tiro che ai più vecchi ha ricordato quello di Totti nella porta di Peruzzi nel derby vinto 5-1 il 10 marzo 2002, quello della maglietta «6 unica» per Ilary Blasi. E unica è anche la classe di Pjanic, che con Garcia ha ritrovato la fiducia e le sue qualità. Chi cerca nei particolari un segno del destino, invece, si è esaltato per il debutto di Adem Ljajic che, entrato al 7’ della ripresa, ha ribaltato la gara. Fin lì la Roma aveva giocato molto meglio del Verona, ma senza concretizzare.

Con il serbo accanto a Totti, invece, la squadra è diventata subito pericolosa. Totti e Ljajic sono nati per giocare insieme, proprio come Adem faceva alla Fiorentina con l’amico Jovetic. Il gol del 3-0, con un bel destro da fuori area, è stato il coronamento di una giornata perfetta. Quasi troppo. La Roma non vinceva le prime due gare dalla stagione 2007-2008 e, come allora, non ha subito nemmeno un gol (e pochissimi tiri in porta). Era la Roma di Spalletti e questa Roma di Garcia le somiglia. Esaltarsi troppo per due vittorie contro avversarie alla portata sarebbe sbagliato. Ma lo sarebbe altrettanto sottovalutare un fatto: la Roma, dopo il disastro della stagione scorsa, non poteva permettersi un’altra partenza falsa. È scattata di slancio, ridando entusiasmo a una tifoseria fiaccata dai risultati degli ultimi due campionati e dalle partenze di Marquinhos, Osvaldo e Lamela.

L’impressione è che con una cessione in meno (soprattutto quella di Marquinhos, che ha caratteristiche che mancano a una difesa molto fisica ma un po’ lenta) la Roma potesse concorrere anche per lo scudetto. Però i bilanci sono diventati tiranni e Sabatini ha dovuto fare di necessità virtù. Il migliore della partita è stato Daniele De Rossi, perfetto per 90’, capace di mandare in porta Florenzi al 3’, proprio come Pogba ha fatto sabato sera con Vidal contro la Lazio. Purtroppo per la Roma, la conclusione è stata diversa.

Però De Rossi è un giocatore ritrovato e con Pjanic e Strootman forma un centrocampo che ha classe e forza. È un merito di Garcia che anche ieri, come a Livorno, ha corretto in corsa la formazione. Chissà se le ultime ore porteranno Quagliarella (derby di mercato con la Lazio) al posto di Borriello da girare al Genoa, con Gilardino in bianconero. Ma poiché la perfezione non esiste, la giornata è stata rovinata da scontri prima, durante e dopo la gara. Ultrà della Roma hanno atteso fuori dallo stadio quelli del Verona: contusi e fermati con intervento delle forze dell’ordine. Gli ultrà del Verona, poi, hanno causato problemi all’ingresso all’Olimpico travolgendo gli stewart. Anche qui contusi e fermati. Infine, gli ultrà giallorossi hanno sfasciato tutti i vetri del pullman del Verona, costretto a passare la notte nella Capitale.

 

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