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IL ROMANISTA De Sanctis: “Incontro ai tifosi, con responsabilità e mentalità”

De Sanctis

(V. Meta) Giacca, cravatta, barba curata e parole chiare. Si presenta cosìMorgan De Sanctis nella sua prima conferenza stampa da romanista, perché fra America e Terni da quando è arrivato non c’era stato ancora tempo per presentarlo ufficialmente. «È solo una questione di mentalità», è la frase che ripete con maggior frequenza il trentaseienne portiere ex Napoli, approdato in giallorosso «per l’ultima occasione imporante» e che in testa ha un solo obiettivo: «Riportare questa squadra in Europa». Come? «I valori ci sono, ma per dimostrarli bisogna comportarsi da squadra».

Il resto è conferenza stampa. Obiettivi personali e di squadra? “Per quello che mi riguarda, Roma a questo punto della mia carriera è l’ennesima sfida, forse l’ultima se penso al calcio competitivo come quello europeo e italiano. Quanto alla squadra, l’obiettivo fondamentale è riportarla in Europa”.

Il ruolo della Roma nel complesso dei valori della Serie A? “Detto che la Juve sta davanti a tutti, il Napoli ha cambiato qualcosa, ma ha costruito un organico forte. La Roma la vedo competitiva: ci sono 7 squadre per 5 posti in Europa perché il sesto lo dà la Coppa Italia, e c’è sempre qualche sorpresa da aspettarsi”.

C’è un distacco come quello che ha espresso la classifica dell’anno scorso rispetto alla vetta? “Forse la Roma è considerata al di sotto di Juve e Napoli. Sono però fiducioso perché si possono fare cose importanti. Ne avevo la convinzione prima di firmare, ora ancora di più. Mai mancheranno i risultati per motivi tecnici e tattici perché la squadra è forte e l’allenatore bravo. L’obiettivo è costruire una mentalità da squadra forte, vincente e competitiva. Ci si riesce con giocatori che si prendono le responsabilità e pensano prima all’interesse di squadra che al proprio”.

Crede di avere le caratteristiche giuste rispetto ai suoi predecessori fra i pali della Roma? “Sento di avere caratteristiche giuste per fare bene il mio lavoro. Ma credo soprattutto al discorso di squadra perché in particolare il mio ruolo è deciso dal contributo in fase difensiva di tutta la squadra. Credo che alla Roma nelle ultime due stagioni sia mancato proprio questo, e lo dico anche in riferimento al rendimento di Stekelenburg. Ci sarà da lavorare come squadra perché a giovarsene siano i singoli”.

Lei è descritto come leader, questo ha influito rispetto al suo valore tecnico e nella scelta della Roma? “Credo molto nel valore emotivo di una squadra di calcio. Sono 20 anni che gioco e mi è sempre piaciuto avere a che fare con compagni che la pensassero in modo costruttivo e con giocatori generosi che sanno aiutare i compagni in difficoltà. Quando c’è da dire una parola in più  va detta, specie da chi ha più carisma, ma sono le prestazioni a legittimare le parole e viceversa”.

A Roma siamo passati da un portiere “muto” a uno che parla tanto. Quanto è importante la dialettica? Benatia e Castan sono ben assortiti? “È Importante che il portiere comunichi, specie sulle palle da fermo. Si difende in 11, più passa il tempo e più me ne rendo conto. Castan e Benatia hanno valori importanti, ma bisogna che li dimostrino sul campo compattandosi come squadra”.

Differenze fra Mazzarri e Garcia? E come si è lasciato con il Napoli? “Mi piace molto il nostro allenatore. Mi piace il suo modo di lavorare e di comportarsi nei confronti della squadra. Sono qui da 20 giorni e la cosa più positiva è l’allenatore perché ero curioso di consocerlo. È la cosa che mi ha reso più felice, soddisfatto e fiducioso. Rispetto a Mazzarri usa un altro modulo ma spero che anche lui riesca a fare un grande lavoro. È qui da relativamente poco, ma parla già un ottimo italiano e spiega le cose con chiarezza. Ho lasciato Napoli dopo 4 anni meravigliosi perché avevo capito che avevano intenzione di cambiare la cosa non poteva lasciarmi indifferente. Con De Laurentiiis ci sono stati momenti particolari ma preferisco non parlarne. Alla mia età ho bisogno di sentirmi protagonista e che le cose dipendano solo dal mio rendimento”.

Giocherete la prima di campionato con la curva chiusa, è stata squalificata anche quella della Lazio. Ha mai avuto la sensazione che l’Olimpico fosse uno stadio razzista? “Se il discorso è generale non si può parlare di razzismo, se si considerano l’ignoranza e la maleducazione di alcune frange, dico che non succede solo a Roma. A Roma è successo più di una volta e le istituzioni hanno deciso questa punizione, speriamo possa servire. Peccato dover esordire senza una parte cospicua che meriterebbe di essere allo stadio a vederci nel proprio settore”.

Sente di essere arrivato in una squadra più debole dopo le cessioni di Osvaldo e Marquinhos? “Lo potrò dire solo a fine campionato, se il riferimento è a Napoli. Ce la giocheremo con tutte, anche con la Juve nelle due partite e i conti preferisco farli alla fine”.

Lei ha lavorato con Andreazzoli a Udine, le ha detto qualcosa riguardo alla passata stagione? “Aurelio lo conosco per averci lavorato insieme per due anni e lo stimo tantissimo. L’ho ritrovato sereno. Abbiamo avuto l’opportunità di parlare prima e dopo che diventasse allenatore l’anno scorso e della passata stagione ho parlato anche con compagni e dirigenti e proprio per questi discorsi dico che sono assolutamente convinto che a questa squadra non manchi niente tecnicamente e tatticamente, ma che c’è l’assoluta necessità di dimostrare di essere squadra. Conosco molti giocatori della Juve, so che uomini sono ed è lì la differenza. Roma deve ricomninciare a fare la differenza dal punto di vista umano, della motivazione e dell’aggregazione. Ho fiducia che possa avvenire il più velocemente possibile perché ne abbiamo bisogno”.

Il suo rapporto con Totti? “Con Francesco abbiamo parlato molto durante il tour perché eravamo seduti vicino in pullman. Eravamo d’accordo sul fatto che questa dev’essere una stagione importante per la Roma, l’ho trovato molto convinto ed entusiasta”.

Il contratto? “Lui è assolutamente concentrato su quello che bisona fare per torna a essere grandi. Sono convinto che quest’anno lui possa fare una stagione ancora migliore di quella passata per aggiungere risultati che gratificheranno i singoli calciatori. Sarà il leader in campo e fuori. Mercoledì (domani, ndr) la Roma torna all’Olimpico per la prima volta dopo il 26 maggio”.

Quanto è importante il feeling con i tifosi? “Importantissimo, ma dipende da noi. Ci auguriamo di inziare benissimo, è fondamentale. Io non ho vissuto il 26 maggio, ma nei discorsi dei compagni ho percepito che perdendolo si è creata un’amarezza grande. Non solo nei tifosi ma anche nella squadra, per cui c’è bisogno di iniziare bene per riportare i tifosi dalla nostra parte. Loro hanno bisogno di sentirsi dentro noi giocatori perché li rappresentiamo. È fondamentale che la nostra espressione di gioco, impegno, qualità e riultati sia da subito positiva. Siamo noi che dobbiamo andare incontro a loro. Io sono nuovo, però dico ai tifosi che guardino al futuro con fiducia perché mi sento di garantire che si troveranno di fronte una squadra che permetterà loro di alzare la testa e togliersi soddifazioni. Mi prendo la responsabilità e ci credo. Da progetto giovani a usato garantito”.

Da avversario dice che è mancata solo la mentalità? “Solo la mentalità, soprattutto se penso agli ultimi due anni perché le qualità tecniche della squadra sono forti, indipendentemente dall’età. L’allentaore bravo, chiaro e semplice, chiede cose in maniera efficacissima in unitaliano ottimo. Da avversario avevamo assoluto rispetto per le qualità dei giocatori e adesso sono convinto che il passaggio chiave sia diventare un gruppo monolitico, che difende e attacca in 11. Ci si può arrivare anche grazie a una campagna acquisti mirata ad aumentare l’esperienza”.

Diciamo che abbiamo giocatori funzionali alla crescita dei ragazzi. Si è detto che Castan e Benatia sono una coppia di centrali lenta e fallosa, lei che ne pensa? E Jedvaj? “Penso che tutti i nostri difensori abbiano caratteristiche per fare benissimo nella Roma e in Serie A. Chiaramente la velocità posso immaginare che con Marquinhos fosse maggiore, mi auguro però ci siano meno di 40- 50 metri da difendere, altrimenti non basta nemmeno Marquinhos. Se guardiamo i numeri, la Roma ha subito tanti gol ma non è dipeso dalla qualità dei difensori o dalla velocità, ma dall’assetto difensivo di squadra. La Roma ha preso tanti gol con Marquinhos, venduto a 35 milioni, perché? Perché conta la squadra. Jedvaj è giovane e forte, spero per lui che la Roma sia così organizzata che quando sarà il suo momento, sarà facilitato dalla prestazione di squadra”.

Altre squadre l’hanno cercata? Cosa pensa delle parole di Osvaldo su stampa e tifosi? “La Roma è la squadra che in virtù della voglia del Napoli di innescare un ricambio, mi ha convinto che il cambio dovessi prenderlo di petto io perché è una società importante e mi permetterà di chiudere la carriera europea nel migliore dei modi. Di Daniel condivido il discorso nel senso che è molto più complicato giocare in Italia e avere a che fare con tifosi appassionati, ma d’altra parte è qui che hai la possibilità di farti apprezzare ancora più che in contesti più distaccati”.

 

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