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GAZZETTA DELLO SPORT Tra acquisti doc e contestazioni la Roma cerca un futuro migliore

Baldini e Sabatini con i tifosi

(R. Palumbo) – Sull’orlo e forse oltre di una crisi di nervi, la Roma piazza due colpi di mercato, il certo Jedvaj e soprattutto il quasi certo Strootman, da stropicciarsi gli occhi. Tutto accade in contemporanea con l’«affettuoso» saluto che 200 scalmanati danno alla squadra a Trigoria e mentre linee telefoniche dirigenziali lasciate incautamente aperte aggiungono benzina al fuoco delle contestazioni. Inutile domandarsi dove sia finita la «misura», a Roma: quando un giocatore come Pjianic viene fatto oggetto di insulti e minacce per aver osato inviare per interposto quotidiano bosniaco i propri complimenti a Lulic, match winner laziale della finale di Coppa Italia di 45 giorni fa, vuol dire che si è toccato il fondo. Del buonsenso, della tolleranza, della civile convivenza, prima ancora che dell’etica dello sport. Il quadro non aiuta la risalita di una squadra che viene da due stagioni deludenti.

Da tre anni fuori dall’Europa, buttata via nei preliminari nel 2011, dalla Roma americana ci si aspettava altro. Eppure si è speso, e tanto: 110 milioni di acquisti contro 40 di cessioni in due anni danno un saldo negativo di 70 milioni, da cui la necessità di condurre questa volta un mercato all’insegna dell’equilibrio economico. Il paradosso è che quei soldi non sono stati buttati, perché insieme a qualche operazione infelice sono anche arrivati fior di giocatori, dai Lamela e Pjanic 2011, ai Destro e Marquinhos 2012, chi pagato tanto e forse troppo, chi pagato pochissimo come il difensore brasiliano che proprio per questo finirà con l’essere sacrificato per far quadrare i conti.

Ricette per un futuro migliore? Due consigli e una speranza. Consiglio numero uno: non fare nuove rivoluzioni. Degli 11 acquisti del 2011 sono rimasti solo in 3 (Lamela, Pjanic e Mar-quinho) e mezzo (Osvaldo che partirà). Degli 11 acquisti 2012 sono già partiti in 3 (Pins, Tachtsidis e Goicoechea) e mezzo (Marquinhos). Un progetto per reggere ha bisogno di una certa continuità. Consiglio numero due: più società e meno confusione. Quando si è in tanti si finisce con l’essere in troppi, e quando si è in troppi accade che in realtà sembra non esserci nessuno. Una squadra forte ha bisogno di una società forte, e questa forza deve essere identificabile. Sabatini, con le sue luci e le sue ombre, è uomo di mercato, e non altro. Baldini ha fallito, ma manager americani più o meno di passaggio non sembrano rappresentare la soluzione. Pallotta ci pensi (e Unicredit pure). La speranza è presto detta e si chiama Rudi Garcia. Dopo Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli tocca a lui. Gli va dato tempo, mano libera e supporto, dentro e fuori Trigoria. Alla Roma e ai romanisti il compito di mostrarsene capaci.

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