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De Rossi Spagna

(M. Sconcerti) – È stata una partita dominata dall’Italia e perduta al settimo rigore. La nostra miglior partita, contro l’avversario migliore, finisce con una grossa soddisfazione tecnica e la piccola beffa finale. Non è casuale che su 14 rigori non ne sia stato parato nemmeno uno. Quando si arriva dopo i tempi supplementari, i più scarichi sono proprio i portieri. La Spagna ha giocato male larghi tratti di partita per suoi limiti fisici di serata e perché si è trovata davanti un avversario molto organizzato.

Pirlo e De Rossi sono stati spesso due difensori aggiunti, passare al centro era impossibile. Sulle fasce né Silva né Pedro hanno avuto dribbling a disposizione. Nel primo tempo la Spagna non ha fatto un tiro in porta. Erano anni che non si vedeva così in imbarazzo questa squadra leggendaria. Senza velocità, il pallone tornava all’Italia quasi per sfinimento. La parte migliore italiana è stata però la ripartenza. Con avversari così lenti, gli spazi che si sono aperti al contropiede sono stati molti più dello sperabile. È nella pericolosità del contropiede che si perfeziona un buon gioco difensivo, altrimenti subisci e basta.

L’Italia invece ha messo a lungo in imbarazzo la difesa spagnola abbandonata dagli errori di Xavi e Iniesta. Hanno comandato soprattutto Maggio e Candreva a destra, ha fatto bene Giaccherini a sinistra. E Gilardino nel primo tempo ha confermato l’intelligenza tattica che gli consente di dare colore alla perdita del vecchio senso del gol. Del Bosque ha confermato di essere un grande tecnico perché per la prima volta ha chiesto si suoi di cambiare gioco e non attaccare nel secondo tempo. Ha rovesciato la condizione naturale della squadra e ha lasciato fosse la Spagna ad aspettare l’Italia. E lì la partita regolare è finita nel grigio. Senza spazi noi, senza fiato loro, praticamente nessuno ha tirato in porta. È diventata una partita tattica dove ognuna delle due squadre si è mescolata con l’altra.

L’Italia ha sempre corso di più, a conferma che non erano le energie a mancare ma il piacere di saper giocare. Abbiamo rivalutato non tanto una Confederation che abbiamo comunque sempre onorato, ma una lunga serie di luoghi comuni. A questa squadra manca ancora un gioco d’attacco che non sia l’evoluzione del contropiede. Tutte le nostre grandi nazionali hanno avuto grandi attaccanti. Questa è aggrappata alle spalle ancora giovani di Balotelli. Al suo posto un ottimo professionista come Gilardino, ai suoi lati ragazzi a tutto campo come Candreva e Giaccherini, non giocatori universali del tipo Totti o Del Piero, per non parlare di Baggio, Vieri o Signori. È tutta lì la salita di Prandelli che però moltiplica pani e pesci con sapienza. È stato tutto quasi entusiasmante e mai decisamente bello. Batterci è tornato difficile anche per le grandi squadre (Brasile e Spagna). Ma batterle noi, resta ancora un po’ più difficile.

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