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AS ROMA Garcia, la musica e tutto il resto

Rudi Garcia

Dicono di lui: non sopporta i giocatori indispensabili o che credono di esserlo. O che qualcun altro illude di essere indispensabili. Anzi, da quanto si sa ha messo in chiaro con il direttore sportivo della Roma, Walter Sabatini, che se Daniele De Rossi intende andarsene deve chiederlo con calma e per piacere. L’unica distinzione che ha sempre fatto è tra giocatori intelligenti e meno. «Io do consigli, discuto e mi aspetto di imparare dagli uomini che gestisco. Mi comporto con loro come educo le mie figlie».

Uomo da banlieu, Garcia. Da periferia profonda di Parigi, da quartiere di immigrati. O da esuli, che spesso è uguale. Quelli che vorrebbero sempre essere altrove e che non appartengono esattamente a nessuno dei mondi possibili. Rudi parla lo spagnolo e in Spagna torna ogni volta che può. In qualsiasi posto, purché non sia il Camp Nou. Lì non mi hanno mai invitato, chiarisce con quel sorriso che come la sua nazionalità non si dispiega mai totalmente.

L’indalo è uno dei portafortuna di Garcia. L’altro è la figurina Panini che gli hanno dedicato quando giocava. Una sola, nonostante le oltre 300 partite disputate tra A e B francesi. Non segnava mai e per un centrocampista offensivo quale pretendeva di essere non è mancanza da poco. Una figurina Panini in Francia non è per tutti. Gliela concessero quando segnò un gol da eroe a Parigi. Erano secoli che il Lilla non batteva il Psg in trasferta. Garcia realizzò e venne stritolato sotto la squadra intera. Non angosciatevi, non è stata quella la sua ultima partita.

Ha una moglie, tre figlie tra i 14 e i 21 anni. A queste ultime ha detto: seguite pure gli studi che volete, purché studiate lo spagnolo. Gli hanno obbedito talmente alla lettera che di tanto in tanto gli chiedono perché non possano parlare spagnolo a casa.

Rudi ha studiato in Francia, in Francia si è laureato in educazione fisica e adesso è a tutti gli effetti e i diritti professore di liceo. Ma quando si è trattato di prendere il diploma da allenatore ha saltato i Pirenei ed è andato a Valencia. Lì c’era Rafa Benitez. (…) Garcia conserva ancora sul telefono il messaggio inviatogli da Benitez per la doppietta campionato-Coppa ottenuta con il Lilla. Si ritrovano in Italia, uno alla Roma, l’altro al Napoli, e da bravi amici cercheranno di farsi male a vicenda.

Sapete in quali sport siano specializzati gli spagnoli: pressappoco tutti. Ma un tempo non era così e qualcosa che unisse Spagna e Francia non si trovava tanto facilmente. Ma sì, dai, il ciclismo. Il padre di Garcia divenne amico di Rudi Altig, campione del mondo su pista e su strada. Tedesco, però pur sempre pedalatore. Per pura amicizia diede al figlio il nome del corridore oltre al proprio e fu Rudi José Garcia.

Ieri Lucas era al Trofeo Sette Colli e gli hanno chiesto di Garcia, visto che se ne intende. Il suo giudizio: «So bene come lavora. E’ un eccellente allenatore. Molto, molto bravo». Uomo di poche parole e di opinioni decise. Garcia parla di più, ma lo sguardo è simile a quello di Lucas, capace di abbattere le altrui dighe psicologiche.

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