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Andreazzoli

(A. Austini) – Un uomo ossessionato. Dalla media punti che non fa classifica, dalla possibilità di diventare «frontman» dopo anni in seconda linea che gli sta sfuggendo dalle mani, da quella sottile linea che separa una stagione salvata da un fallimento totale. Andreazzoli, insomma, non è sereno e lo mostra ancora una volta alla vigilia di Milan-Roma: una partita probabilmente inutile per i giallorossi anche in caso di vittoria.

Sull’altra panchina ci sarà Allegri, fino a qualche mese fa il favorito per la successione a Trigoria mentre ora è finito dietro a Mazzarri nelle preferenze di Sabatini. Andreazzoli è già pronto a farsi da parte, proponendosi magari di collaborare con loro come tattico. «Hanno entrambi l’identikit del mio allenatore ideale – dice il traghettatore giallorosso – hanno dimostrato qualità durante tutta la loro carriera partendo dal basso e facendo gavetta. Non vedo perché non dovrebbero ripetersi in una piazza come quella della Roma».

Bon-ton a parte, Andreazzoli ci tiene a sottolineare (fin troppo) anche i suoi meriti. Per questo, con un’imitazione mal riuscita di Mourinho, si presenta in sala stampa con un foglio per ricordare quanti punti ha guadagnato sulle rivali durante la sua gestione: «Me li sono segnati: + 9 sulla Lazio, + 1 sul Napoli + 11 sull’Inter, -1 sulla Fiorentina – 4 sul Milan, che sta andando a mille e -3 rispetto all’Udinese che ha fatto sei vittorie consecutive. Non penso sia un andamento così negativo come si vuol far sembrare». Si era galvanizzato il buon Aurelio ascoltando gli elogi (anche questi eccessivi) dopo le vittorie con Siena e Fiorentina.

«Qualcuno mi aveva addirittura paragonato a Capello e i bookmaker inglesi, che fanno valutazioni oggettive, mi danno ancora come il favorito per la panchina dell’anno prossimo. Ma io l’ho detto dal primo giorno: non ho bisogno di dimostrare quanto sono bravo, ho un’età e un curriculum che mi consente di evitarlo. Non sono qua a cercare una conferma, ma per svolgere un lavoro che la società mi ha assegnato: salvare una stagione iniziata male e rivalutare gran parte dei giocatori. Non sono riuscito a riportare in alto l’entusiasmo perché non c’erano le componenti adatte, ma con il nostro lavoro abbiamo raggiunto il risultato richiesto[…]».

Ormai anche l’Europa passa da lì. Evitare il secondo anno senza coppe, che poi sarebbe il terzo, è diventata una questione da risolvere in un derby già carico di tensioni e paure. Il bonus in campionato la Roma se l’è mangiato da solo. «Siamo stati fuori dall’Europa 4-5 volte e poi ci siamo rientrati e abbiamo riparlato di Champions. Vuole dire che anche adesso non siamo fuori del tutto[…]»

E quella formazione iper-offensiva, a conti fatti, non ha portato frutti. «Ho pensato a volte di aver fatto una mossa che potevo evitare, per esempio a Udine tolsi dal campo Totti e abbiamo subito il pareggio. Riguardo al sistema di gioco, spesso mi è stata attribuita sagacia per l’utilizzo di diversi moduli, ora mi criticate per questo: si dimostra di non avere molto equilibrio». Un vizio in comune sulle due sponde.

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