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GAZZETTA DELLO SPORT Colpo Chievo: Olimpico casa degli sprechi

Roma-Chievo

(R. Palombo) – Discusso finché si vuole macerto non per la sua indiscutibile fede romanista, Andreotti viene subissato di fischi dalla sud. Una profanazione durante il minuto di raccoglimento che il Divo Giulio, ovunque egli sia, non deve gradire. La rappresaglia, tagliente come certi suoi aforismi, si traduce nella vittoria del Chievo che con un gol di Thereau all’ultimo minuto conquista l’aritmetica salvezza e compromette quinto posto ed Europa League della Roma. Un risultato per certi versi beffardo, lo stesso dell’andata (lì Pellissier segnò al minuto 87), ma che ha un suo perché e pone pesantemente sul banco degli imputati Andreazzoli capace d’inventare una formazione mai vista e, constatazione fin troppo facile, sbagliata. Dopo 37 partite consecutive di campionato la Roma non segna all’Olimpico: calcolando che le palle-gol messe insieme sono soltanto quattro, ci sta.

Lo sperimentatore Ad Andreazzoli piace stupire. Eccolo allora prendere la Roma che ha asfaltato il Siena (4-0) ed espugnato con onore Firenze (1-0) e smontarla. Nel modulo, che passa dal funzionale 4-2-3-1 al 3-4-1-2 abbandonato da ormai cinque giornate, e negli uomini. Oltre a Balzaretti squalificato e alla alternanza tra Destro che torna titolare e Lamela, restano senza un motivo plausibile fuori, cioè in panchina, Torosidis, Florenzi e Bradley. Al loro posto Piris,Dodò e Pjanic, che a Firenze era subentrato a Lamela. In un colpo solo, difesa a parte dove dall’inizio torna Marquinhos, l’intera classe operaia della Roma, quella capace di reggere dinamicamente e fisicamente i tre davanti che non tornano, viene messa a guardare. Boh! L’intenzione deve essere quella di testare da laterali di centrocampo Piris e Dodò, due pesi leggeri dalle indubbie qualità tecniche e dagli altrettanto evidenti limiti in fase di copertura e di tenuta. Un errore grosso così.

Saggio Corini Il Chievo di Corini, che ha perso per l’ultimo spicchio di campionato Pellissier e Paloschi e che davanti si arrangia con l’elegante ma impalpabile Stoian vicino al decisivo Thereau, ha in testa una sola cosa. Non prenderle. La difesa a tre, coi lunghi Papp, Dainelli e Andreolli che rispediscono al mittente ogni tipo di pallone alto (la Roma collezionerà 17 inutili corner, come nell’ 1-1 col Pescara), passa a cinque non appena Frey e Dramè, i dirimpettai di Dodò e Piris, navvertono la necessità. Avviene poche volte e le parate importanti di Puggioni saranno solo tre: su Osvaldo, Totti (che poi scheggerà la traversa con un tiro deviato) e Destro.

Autodenuncia Andreazzoli si autodenuncia nel secondo tempo: fuori Piris, Pjanic e Destro, dentro Florenzi, Lamela e Bradley tra il minuto 10’ e 32’.Ma la Roma perduta non sarà capace di ritrovarsi, sempre più lunga e sempre meno incisiva. Corini intuisce e provvede. I subentrati Sardo, Seymour e Vacek hanno gamba e voglia di provarci, e nelle praterie che si aprono loro davanti arriva il contropiede decisivo sull’asse Dramè- Thereau, che Dodo’, in campo ma sfiatato da un pezzo, si limita ad osservare insieme a Castan. Finisce in un mare di fischi. Ma questa volta non sono riservati ad Andreotti.

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