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CORRIERE DELLA SERA L’ultima occasione

Stadio Olimpico

(G. Toti) – Le pretese della Rai e della Lega calcio, com’era scontato da alcuni giorni, hanno lasciato il campo ai timori delle forze dell’ordine e a una scelta dettata dal buon senso. Siamo certo ancora lontanissimi dalla soluzione del problema, ammesso ci si arrivi mai: ma il derby di Coppa Italia – prima finale tra Roma e Lazio nella storia di questa competizione – anticipato al pomeriggio (ore 18) di domenica 26 maggio, può essere inquadrato come un primo, piccolissimo passo. Non è la soluzione del problema per ovvie ragioni. Nel corso degli anni abbiamo dovuto registrare incidenti, regolamenti di conti, aggressioni, imboscate, ferimenti anche in occasione di derby giocati dopo pranzo.

La luce del giorno non è mai stata un deterrente per chi pianifica gli scontri con feroce determinazione. Tuttavia non era più tollerabile l’idea di mandare in scena di notte – quando rischi e problemi si decuplicano – una partita con un tasso di pericolosità straordinariamente elevato. Bene, dunque, hanno fatto i responsabili dell’ordine pubblico a mantenere le proprie posizioni e a imporre l’anticipo: «Mai più un derby di notte»,avevano detto. E quest’impegno andava rispettato, anche a dispetto delle pressioni e delle insistenze incomprensibili che hanno caratterizzato il ruolo della Rai – detentrice dei diritti e che trasmetterà in diretta la finale – e dalla Lega calcio di Milano. Come abbiamo avuto già modo di scrivere dopo gli incidenti dell’ultimo derby di campionato, meno di un mese fa, il cuore del problema rimane l’applicazione della legge e la certezza della pena.

Fino a quando in Italia prevarranno impunità e debolezze, forse persino complicità; fino a quando questo Paese non si allineerà a quelle nazioni, Inghilterra in testa, che da tempo hanno arginato il fenomeno della violenza dentro e fuori gli stadi; fino a quando non si colpiranno i criminali nel rispetto della legalità e della convivenza civile, ogni tipo di provvedimento o di strategia è destinato a rimanere inutile. Non serviranno gli anticipi e i cambi d’orario, non serviranno i Daspo, non serviranno gli appelli. Ieri pomeriggio, subito l’ufficializzazione del derby alle ore 18, nel giorno del voto per il nuovo sindaco della Capitale, tutti gli attori coinvolti hanno cominciato a lanciare messaggi di «pace» alle tifoserie.

Dal prefetto Giuseppe Pecoraro al presidente del Coni Giovanni Malagò,da quello della Lazio Claudio Lotito al capo della Lega calcio Maurizio Beretta passando per il Ceo della Roma Italo Zanzi e il sindaco Gianni Alemanno, tutti hanno ceduto all’esortazione, parlando da un lato di «giornata di festa» e dall’altro di «ultima occasione» per la città. Lo spirito di questi interventi si comprende facilmente, e si può pure condividere. Ma le raccomandazioni benevole, in passato, hanno ottenuto il risultato inverso, «animando» ulteriormente – come i figli scapestrati dopo le prediche dei genitori – quelle poche centinaia di teppisti che a ogni derby seminano il terrore insanguinando strade e quartieri. Se di «ultima occasione » davvero si tratta, allora significa che il tempo delle belle parole e degli appelli è scaduto. Bisogna fare spazio solo ai fatti e al pugno deciso.

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