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AS ROMA Gli errori della dirigenza italiana: Baldini, Fenucci, Sabatini e Baldissoni sul banco degli imputati

Fenucci Baldini Sabatini Baldissoni

L’indegno caso Osvaldo chiude in modo adeguato l’indegna stagione della Roma, culminata nella sconfitta con la Lazio in finale di Coppa Italia. Niente è andato come doveva: i risultati (un disastro), il gioco (anche peggio), la valorizzazione del patrimonio tecnico (a parte rare eccezioni, tipo Marquinhos), i comportamenti (che dovevano essere nuovi e diversi). Tutto, a parte Totti,è andato a rotoli.

Così fanno due. Due stagioni fallimentari su due: la Roma americana ha fatto l’en plein. Per dare una dimensione dello sfascio, basta guardare le qualificazioni per le coppe: il club giallorosso non falliva l’Europa da quindici anni (1997). Con la nuova gestione, ha mancato l’obiettivo due volte di fila. A pensarci bene, un’impresa titanica.
Mancano, per di più, gli alibi. Di soldi ne sono stati spesi in quantità, come poche altre società in Italia (oltre cento milioni); gli arbitri sono stati raramente penalizzanti; l’ambiente è stato meraviglioso, comprensivo e collaborativo (mai visto un nostro grande club che ha goduto di tanta pazienza da parte dei suoi tifosi, anche se qualche dirigente continua a sottolineare che la piazza è difficile, anzi difficilissima: ma dove?). A picco senza scusanti, insomma.
Attenzione, però, a prendersela troppo con gli americani, perché la sensazione è che i veri colpevoli di tale sconquasso siano italiani: Baldini, Sabatini, Fenucci. Più Baldissoni, il trait d’union fra Roma e gli States, l’uomo della proprietà sul territorio. Sono loro che, in assoluta e totale libertà, hanno gestito i soldi (in parte arrivati dalla banca), deciso gli acquisti, stabilito le strategie, scelto i tecnici. Sono loro che si sono dimostrati incapaci di costruire non solo un progetto innovativo e rivoluzionario, come ci hanno presuntuosamente raccontato per mesi (salvo proporci il solito canovaccio fatto di esoneri, liti, insulti all’allenatore), ma anche un gruppo competitivo ad alto livello. Sono loro che hanno completamente, totalmente fallito.
Pallotta and company, comunque, almeno una colpa ce l’hanno: hanno scelto questi uomini e, insuccesso dopo insuccesso, continuano a tenerseli, innamorati non si sa di cosa, quasi fossero stati ipnotizzati da un incantatore di serpenti. Così Baldini, Sabatini e Fenucci, inchiodati alle poltrone tipo i politici della Prima Repubblica, progettano la loro terza Roma, che per ora – aspettando Allegri – è incredibilmente senza allenatore. Ma i tifosi giallorossi stiano tranquilli: è impossibile che la terza Roma americana sia peggiore delle prime due. O no?
Fonte: Corriere dello Sport
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