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LA REPUBBLICA Pallotta e una Roma stile americano: “Staremo qui a lungo, la svolta è vicina”

Pallotta

(A. Zampaglione) – In attesa del 2014/15 quando arriverà la maglia con il logo della Nike (nuovo maxi-sponsor della Roma), Totti e compagni indosseranno la prossima stagione una maglia elegante, “istituzionale”, con riferimenti alla storia della squadra. Intanto il rilancio sportivo ed economico del club giallorosso prosegue secondo i piani. «E non siamo lontani dal pareggiare i conti», assicura il presidente James “Jim” Pallotta, 55 anni. Il quale, prima di attraversare l’Atlantico per il derby Roma-Lazio di lunedì, ha voluto presentare a New York il nuovo “brand globale” della squadra.

Pallotta, lei è un manager di successo di hedge funds: ma perché è tanto ottimista sulla Roma se i conti sono ancora in rosso, i nuovi investitori non si vedono e la squadra tentenna?
«Alcuni problemi sono storici, di lunga data, ma la svolta è vicina. In Italia il calcio è sempre stato quasi un business di famiglia, una forma di hobby per chi poteva permetterselo. Noi invece attingiamo all’esperienza americana per impostare diversamente il business, in particolare facendo leva sul legame della squadra con la città di Roma. E dopo gli accordi con Volkswagen, Walt Disney e Royal Caribbean, la sponsorizzazione decennale della Nike rappresenta un salto di qualità che ci differenzia rispetto ad altri club e ci dà una visibilità internazionale».

Ma che dice delle recenti delusioni della squadra?
«Il nostro vero problema è la regolarità dei risultati. Abbiamo sconfitto squadre come la Juventus e fatto un’ottima campagna acquisti. Ma poi un partita come quella con il Palermo ci ricorda che dobbiamo ancora lavorare. D’altra parte neanche Roma è stata costruita in un giorno…»

Si parla spesso di nuovi soci. Ma la vicenda del fantasceicco Al Qaddumi non fa pensare a una certa improvvisazione?
«Quando ci è stato detto che aveva interesse a investire, abbiamo fatto le verifiche necessarie presso le banche e sugli intermediari. Tutti ci hanno confermato la serietà degli acquirenti, anche quelli che oggi dicono il contrario. Poi l’affare non si è fatto: abbiamo perso un po’ di tempo, ma nient’altro. Il nostro obiettivo resta quello di raccogliere 75 milioni di euro, non perché ne abbiamo bisogno, ma ci darebbe maggiore flessibilità. Abbiamo assoldato la Morgan Stanley per aiutarci in questo processo. L’interesse non manca, da parte di gruppi internazionali e vip
del mondo sportivo. Siamo noi a non avere fretta. E non è vero che vogliamo vendere dei giocatori importanti: non abbiamo preso in mano la società per stare due o tre anni e fare cassa. Il nostro progetto è a lungo termine: venti anni».

Ce la farà Totti a giocare nel nuovo stadio di Tor di Valle?
«Non so, dipende da Totti, che io a volte paragono per eleganza e ruolo a Derek Jeter degli Yankees. Francesco ha detto che vuole stare con noi altri due anni, io spero di più, ma il nuovo stadio non sarà ancora pronto. Il progetto va avanti nei tempi previsti grazie anche all’aiuto del partner Luca Parnasi e dell’architetto Dan Meis. E già sogniamo quello che ci potrà essere attorno: ristoranti, un mega-store della Nike, un museo del calcio e le strutture di allenamento non solo dei nostri campioni, ma anche di giovani calciatori di tutto il mondo».

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