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IL ROMANISTA Col Profeta una cosa mai vista

Hernanes

(M.Izzi)  Profeta: Genericamente, persona che, parlando per ispirazione divina, predice il futuro o rivela cose ignote alla mente umana; che ha cioè il dono della profezia  Dall’enciclopedia Treccani.it.

Se il Profeta è, come dice l’enciclopedia Treccani, colui che rivela cose ignote alla mente umana, il bravo Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima ha effettivamente fatto onore al suo soprannome realizzando qualcosa che in ottantaquattro anni di derby tra Roma e Lazio non si era mai visto. Capello, Di Bartolomei, Voeller e Totti da una parte (quella giusta) e dall’altra Piola, Chinaglia, D’Amico e Signori e tanti altri loro illustri compagni hanno calciato decine di rigori (16 per la Roma e 19 per la Lazio), ma nessuno è riuscito a realizzare quello che il “Profeta” in pochi secondi ha regalato all’eternità delle statistiche.

Otto calciatori nella storia della stracittadina hanno fallito un calcio di rigore: Pantò, Mornese, Barison e Giannini in giallorosso e Giordano, Mihajlovic, Floccari e Hernanes per la Lazio… ma solamente l’ultimo è riuscito a mettere la palla al di là dello specchio della porta calciando fuori. Pantò, Barison e Giannini (nelle stracittadine del 26 maggio 1940, del 23 ottobre 1966 e del 6 marzo 1994 si sono visti parare il tiro, mentre Mornese, l’11 gennaio 1942 ha colpito il palo), dall’altra parte del Tevere Giordano, Mihajlovic e Floccari si sono arresi al numero uno giallorosso (il 23 ottobre 1983, il 27 ottobre 2002 e il 18 aprile 2010), ma solo Hernanes, per l’appunto, ha fallito completamente il bersaglio. Era fatale che alla fine dovesse capitare e il brasiliano non ce ne vorrà se il suo piccolo primato in negativo riempirà di buonumore i sostenitori romanisti.

A svelarci questa e un altro diluvio di statistiche sul derby è Massimo Germani, uno dei massimi esperti della storia della Roma, la pura fonte statistica su cui poggia il cuore di quest’articolo a cui il sottoscritto presta unicamente la bruta mano d’opera (un lavoro di facchinaggio che mi onora). Ci riferivamo alle altre curiosità raccolte, ebbene, nei 140 derby giocati sino a oggi in serie A (lo score vede al momento 48 vittorie della Roma, 55 pareggi e 37 sconfitte), solamente una volta (tre giorni or sono), si è giocato il lunedì, per il resto sono andate in archivio 6 gare disputate il mercoledì, 1 il giovedì, 6 il sabato e 126 la domenica. Sostanzialmente, gli unici due giorni in cui Roma e Lazio non si sono affrontati, sono dunque il martedì e il venerdì, mentre contando anche amichevoli e tornei il derby è andato in scena in tutti i mesi dell’anno, luglio e agosto compresi. Tornando ai calci di rigore segnati Totti è il recordman assoluto con tre centri, seguito a quota due da Voeller, Vucinic, Chinaglia, Signori, e lo stesso Hernanes.

Per consolare il Profeta siamo andati a rivisitare il calcio di rigore romanista che è andato più vicino a uscire, vale a dire il penalty di Mornese nel derby del gennaio 1942. Quel giorno la massima punizione fu decretata per un “plateale fallo di Ferri”, quando il punteggio era sul risultato di 1-1. Era un calcio di rigore delicatissimo che per la Roma poteva valere lo scudetto. Mornese, tra l’altro sino a quel momento uno dei migliori, attese il fischio dell’arbitro voltando le spalle alla porta. Masetti addirittura, quando il compagno prese la rincorsa, si coprì gli occhi per non guardare. Come scrisse Quirino sul Guerin Sportivo la palla si stampò sullo spigolo del montante destro, lasciando una macchia di fango a un metro da terra: «con tanta violenza da far sentire il Ciak a 5 km di distanza».

Quell’errore fu però propedeutico all’avvento del vero precursore di Paolo Negro, vale a dire Faotto che in pieno recupero siglò l’autorete che consegnò il derby alla Roma. Il Tifone scrisse: «Attimi di attesa e poi un urlo. Un urlo che non ha nulla da invidiare al tuono di un temporale d’estate. La Roma ha segnato». Questo passaggio ha più di 70 anni, ma mette ancora i brividi, associatelo al gol di Totti e se vi rimane tempo dedicate un piccolo pensiero anche a Hernanes.

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