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GAZZETTA GIALLOROSSA Lo Scudetto (e l’Europa) si conquista con le piccole. Parte I: dal Tricolore alla salvezza di Begamo

Miccoli

“Ma la Roma è una resuscita morti?” oppure “Ma con la Roma se svejano tutte?”…quante volte abbiamo sentito queste esclamazioni una volta che, a fronte di un impegno apparentemente semplice, i giallorossi hanno deluso i propri tifosi con prestazioni ai limiti del ridicolo o del vergognoso? L’episodio più eclatante, il quale ricordo vorremmo tutti cancellare, è il Roma-Lecce della stagione 1985/1986 quando Di Chiara(!) e Barbas (!) il 20 aprile all’Olimpico costrinsero al pianto un popolo pronto a festeggiare il terzo scudetto. Questa è sicuramente una delle circostanze più drammatiche, sportivamente parlando, accadute in casa Roma; le cadute di fronte ad avversari limitati ha fatto più e più volte cadere le braccia al tifoso giallorosso che, ogni volta, spera sia definitivamente l’ultima, scoprendo però poco tempo dopo che non c’è mai fine al peggio.

“Lo scudetto si vince con le piccole”: così il capitano giallorosso Francesco Totti dichiarò dopo il derby del 31 ottobre 2007 nel quale la Roma sconfisse la Lazio per 3-2. Purtroppo è proprio così. La colpa di queste cadute, in spazio e tempo molto diverso, hanno portato tifosi e commentatori a dare più cause, tutte opinabili: poco carisma dell’allenatore, poca personalità dei giocatori, incapacità di reagire di fronte ad un avversario più motivato, maltempo, luce e ombre dello stadio, difficoltà a livello societario, litigi fra giocatori/allenatori. Ma quello che più conta è fare un sunto per vedere quanto la storia possa a volte essere imprevedibile, come quando un esercito potente e di grandi dimensioni viene sconfitto da rivolte contadine. Ripercorriamo insieme le defiances della squadra giallorossa dalla stagione dello Scudetto e quella di Luis Enrique contro le squadre che poi, a fine stagione, sono retrocesse. Quella di Palermo infatti, è solo l’ultima delle pesanti ritirate con bandiera bianca sventolata dei giallorossi.

CAPELLO Dallo Scudetto a Ravanelli-Ze Maria passando per Venezia

La stagione del terzo Scudetto giallorosso ha al suo interno anche giornate e partite contrassegnate da blackout clamorosi. A dispetto delle sole tre sconfitte stagionali (tutte in trasferta, ai danni di Milan, Inter e Fiorentina), la Roma si ritroverà spesso con le intrigate matasse delle piccole e, in particolar modo, con quello delle squadre in lotta per la retrocessione: dei 24 punti a disposizione della squadra di Capello, i giallorossi ne conquisteranno 18, complici i pareggi con Reggina (a Reggio), Bari (a Roma conquistato in extremis con un rigore di Totti) e Napoli (nella penultima giornata). Bottino pieno solo con il Vicenza. La stagione successiva, quella 2001/2002, è di quelle cariche di rimpianti: da ricordare lo scellerato pareggio, complice Collina che assegna due rigori in extremis alla Roma, trasformati poi da Montella, di 2-2 contro il Venezia già retrocesso nella città della Laguna (veneti che all’andata all’Olimpico furono liquidati dai campioni d’Italia per 1-0 solo al 90° grazie ad un gol di Diego Fuser). L’anno post Scudetto su 24 punti a disposizione solo 16 furono portati in cascina dagli uomini di Don Fabio; punti che pesarono sul campionato che andò alla Juve per un solo, maledetto, punto.

La stagione 2002/2003, in questo ambito, va ricordata per il doppio tonfo contro l’Atalanta poi retrocessa, 1-2 all’Olimpico e 2-1 all’ “Atleti Azzurri d’Italia”, e soprattutto, per il 2-0 al “Giuseppe Sinigallia” di Como contro i lombardi di Eugenio Fascetti nella prima giornata di ritorno. Di 24 punti disponibili la Roma ne raccolse 13 con la posizione in classifica che a fine campionato recitò 8° posto dietro al Chievo Verona. L’ultimo anno di Capello, quello della stagione 2003/2004, oltre al pareggio con l’Ancona per 0-0, vide la Roma perdere con il Perugia alla penultima di campionato in casa per 1-3 con doppietta di Ze Maria e gol di Ravanelli dopo che, una settimana prima, il 2 maggio, proprio gli uomini di Capello consegnarono il Tricolore al Milan perdendo a San Siro per 1-0 con gol di Shevchenko. Quell’anno furono 19 i punti su 24 conquistati con le retrocesse.

LE RETROCESSE E CAPELLO: Risultati e Bilanci

  • Stagione 2000/2001: Roma-Reggina (2-1; 0-0), Roma-Vicenza (3-1; 0-0), Roma-Napoli (3-0; 2-2), Roma-Bari (1-1; 4-1). Totale 18/24 punti. Roma Campione D’Italia con 75 punti.
  • Stagione 2001/2002: Roma-Verona (1-1; 3-2), Roma-Lecce (5-1; 1-1), Roma-Fiorentina (2-1; 2-2), Roma-Venezia (1-0; 2-2). Totale 16/24 punti. Roma 2^ classificata con 70 punti.
  • Stagione 2002/2003: Roma-Atalanta (1-2; 1-2), Roma-Piacenza (1-1; 3-0), Roma-Como (2-1; 0-2), Roma-Torino (1-0; 3-1). Totale 13/24 punti. Roma 8^ classificata con 49 punti.
  • Stagione 2003/2004: Roma-Perugia (1-0; 1-3), Roma-Modena (1-0; 1-0), Roma-Empoli (2-0; 3-0), Roma-Ancona (3-0, 0-0). Totale 19/24. Roma 2^ classificata con 71 punti.

L’ANNUS HORRIBILIS Cinque allenatori e Cassano a Bergamo

Prandelli (senza mai sedersi sulla panchina), Voller, Sella, Delneri e Bruno Conti: cinque allenatori per una squadra che si salvò solo alla penultima di campionato a Bergamo contro l’Atalanta poi retrocessa grazie ad un gol di Antonio Cassano. La squadra che l’anno prima sfiorò lo scudetto con Capello alla guida si ritrovò smembrata della sua ossatura (Emerson, Zebina, Samuel) e del suo allenatore (Capello per l’appunto). Fortuna, in un certo senso, volle che da questa stagione le formazioni retrocesse fossero tre e non quattro con la Roma che, complice una classifica cortissima, si ritrovò alla fine ottava a tre punti dalla terz’ultima (e retrocessa) Bologna che nonostante si tolse lo sfizio di battere 3-1 i giallorossi il 26 settembre del 2004 al Dall’ Ara.

LE RETROCESSE E I CINQUE ALLENATORI: Risultati e bilanci

  • Stagione 2004/2005: Roma-Bologna (1-3; 2-0), Roma-Brescia (1-0, 2-2), Roma-Atalanta (2-1;1-0). Totale 11/18 punti. Roma 8^classificata con 45 punti.

Nella seconda parte analizzeremo l’andamento dei giallorossi con le declassate in B da Spalletti fino a Luis Enrique.

 Giovanni Parisi (@PariGio90)

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