Simbologie, per chi crede che nulla accada per caso: la porta di quel rigore, del goal numero duecentoventicinque, è la stessa al di sopra della quale svanì il sogno più grande della storia della Roma, quel trenta maggio che alla fine non è mai esistito (cit. Chicco Lazzaretti, I ragazzi della Terza C)…
Come a dire che Totti riscatta anche il passato, un effetto retroattivo sulla storia del club, un velo di prestigio che arriva a coprire anche gli anni in cui Lui doveva ancora arrivare. Non è la solita lettura romantica: è il dato di fatto che anche i freddi manager non innamorati dei colori sociali dovrebbero cogliere, a beneficio dei loro interessi e dei loro futuri investimenti. Quello che all’inizio della nuova era appariva come l’ingombro più voluminoso lasciato dal passato, è sempre di più il valore aggiunto che conferisce la maggior parte del fascino al “brand” (vogliono che si parli in questi termini e li accontentiamo). Il fatto, cari signori, è che abbiamo buona memoria e, in secondo luogo, chiunque vuole fare affari utilizzando come volano i nostri sentimenti (ambizione lecita, in affari) deve innanzitutto imparare a rispettarli per poi valorizzarli a vantaggio dei suoi interessi e guadagni.
Questo all’inizio dell’epoca nuova non è avvenuto, la sensazione era anzi che stesse per accadere il contrario, dalla sostituzione contro lo Slovan Bratislava in poi. L’atteggiamento, nei confronti del più forte e duraturo giocatore della storia giallorossa, è rimasto perlomeno ondivago per molto tempo, come se l’ingombro (anche contrattuale) fosse superiore ai vantaggi e al prestigio dato dall’annoverare in rosa un fuoriclasse del genere.
Ora sembra che qualcosa stia cambiando, da questo punto di vista; un consiglio (certamente non richiesto) che ci sentiamo di dare alla società è quello di allestire una celebrazione in piena regola per il prossimo goal, ad esempio, sia che avvenga in casa sia che si verifichi in trasferta, perché oltretutto c’è la percezione che sia imminente. Anzi, a dirla tutta c’è la sensazione che arriverà prima la segnatura numero duecentoventisei che uno squillo di tromba da parte dello sceicco. Questa non è soltanto una battuta ironica: è l’ennesima certificazione che le certezze della Roma continuano a provenire dal suo Capitano, mentre al di là del rettangolo di gioco la foschia dei dubbi ancora offusca l’orizzonte.
In altre parole: Totti continua a scrivere la Storia, è obbligatorio saperla leggere. Altrimenti, si fa come i laziali, che stanno ricontando i goal di Piola.
Paolo Marcacci