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REPUBBLICA.IT Atalanta-Roma 2-3: Andreazzoli fa il bis, Zeman è dimenticato

Torosidis

(E. Sisti) Secondo successo consecutivo per il nuovo tecnico. Sotto la neve i giallorossi vincono con i gol di Marquinho, Pjanic e Torosidis. Agli orobici non basta la doppietta di Livaja

BERGAMO – Evidentemente esiste un calcio in cui la confusione paga. La Roma senza Totti (e De Rossi ma conta meno in questo momento) vince a Bergamo perché l’Atalanta è stata più piccola di lei in un’atmosfera surreale, sotto una fitta nevicata, in nome di un calcio impalpabile.

Le squadre si allungano presto, così c’è spazio per manovrare, il che rende ancora più evidenti i limiti di chi dovrebbe organizzare schemi lineari. L’ottimo Bonaventura obbliga la Roma a difendersi a quattro, ma con due esterni destri (Piris e Torosidis). Di German Gustavo Denis s’era sparsa la voce che fossero tre attaccanti in uno. Proprio a causa delle cure triplicate, al 9′ il Tanque spostava da solo la difesa giallorossa lasciando libero Livaja, appena arrivato dall’Inter, di depositare in porta il tiro sbilenco di Bonaventura (lasciato libero di stoppare e calciare in area). Pari di Marquinho al 12′, azione personale e palla a giro sul palo lontano di interno sinistro. Ci si accorge che c’è anche Osvaldo al 17′: bel gioco di prestigio al limite dell’area ma conclusione molle (farà poco o niente oltre questo). L’Atalanta coinvolge tutti i suoi effettivi, la Roma ne esclude qualcuno. Balzaretti per esempio è una specie di estraneo di fascia, sembra anche camminare sulle uova, come se avesse seri problemi di equilibrio. Lo coinvolgono raramente, lui raramente si propone. Nel primo tempo palle toccate due, forse tre. Occasione per Pjanic che calcia da ottima posizione ma tiro deviato (27′). Dal 30′ nevica decisamente troppo. Il prato scompare, si fatica a vedere le maglie bianche della Roma e si scivola che è una meraviglia. Divertente ma poco realistico. Dei giocatori giallorossi si distinguono i numeri e le scarpe. Pjanic, l’uomo invisibile col numero 15 dietro le spalle, raddoppia al 33′ su punizione. Marquinho passa una trentina di secondi a pulire il punto di battuta. Forse Consigli scambia il pallone per un gigantesco fiocco di neve affetto da una forte alterazione cromatica: fatto sta che neppure si muove.

Si ricomincia col pallone arancione. L’Atalanta, che sino a questo momento era parsa più ordinata e per certi versi anche più pericolosa, si rende conto improvvisamente di non avere armi se non quella dell’intensità e torna a pressare. A bordocampo, incappucciato e con mezzo chilo di neve sopra le spalle, Colantuono sbraita invocando la motivazione perduta dei primi minuti, vede i suoi coperti dalla neve come fossero zolle d’erba. E la reazione arriva. In fondo basta poco. Appena la palla viscida torna a sette metri da Stekelenburg, sull’appoggio di Bonaventura Torosidis fa solo finta di marcare Livaja che con un bel piatto sinistro (e forse con una spintarella) pareggia: 2-2. La difesa della Roma, che come a Bologna non sopporta di rimanere troppo a lungo in vantaggio, è allegra come una comare di Windsor. E nei restanti reparti non esiste un uomo capace di dettare i tempi.

Nel secondo tempo la partita è un negativo fotografico: linee rossastre bordate di scuro, area di porta verde livido, campo bianco con sbaffi e macchie dappertutto. Al 7′ Denis prova a raggirare Stekeleburg con un calcio a giro. Emergono le prime durezze, dovute al campo, alla stanchezza e alla complessiva povertà di mezzi. De Marco non ammonisce anche per le oggettive difficoltà nel restare in equilibrio (lui compreso). Nevica meno (poi smetterà del tutto) e giganteggia, con spettacolari colpi di testa in tuffo, molto scenografici, Stendardo. Perrotta appena entrato per Marquinho, con la Roma risistemata a cinque, lancia Torosidis con un garbo alla Totti, inadatto ai toni del match (19′). Ma non succede niente. Come niente ottiene Pjanic dal suo colpo di testa su cross di Balzaretti (25′). Succede invece qualcosa un minuto dopo: cross lungo, apparentemente senza pretese di Bradley, e di testa Torosidis mette il dito nella piaga della cecità di Consigli. Roma avanti. Per evitare l’ennesimo aggancio Andreazzoli provvede a cucirsi pure l’anima e opta per un sintomatico 6-3-1. La rabbia dell’Atalanta si concretizza in un colpo di testa di Lucchini respinto da Stekelenburg (33′). Poi rimpalloni, calcioni, la Roma cerca di buttare la palla più lontano possibile, lo fa pure l’Atalanta ma è solo disperazione. Andreazzoli aggiunge un’altra tacca alla sua strana spada di vincente per caso.

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