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IL TEMPO Pomarici: “Totti e Falcao i miei veri amori”

Marco Pomarici

(S. Trancanelli)Marco Pomarici. Il presidente dell’Assemblea Capitolina, tifoso romanista, parla della sua squadra del cuore: «Romanista, perché sono nato a Roma, la mia famiglia è tutta romanista. Ho respirato quell’aria e amato quei colori sin da bambino. Se sono mai andato allo stadio? Sì, vado allo stadio. Prima andavo in Tribuna Monte Mario, ora in Tribuna Autorità, ma cerco di non mancare mai. E’ uno dei momenti in cui riesco a lasciarmi andare, naturalmente nel limite del consentito, ma vivo i novanta minuti nella loro totalità e partecipando molto emotivamente. Se la Roma perde, chiudo la tv e non sento notizie sportive fino al mercoledì. Vivo molto la sconfitta e cerco di rimuoverla, quindi preferisco non sentirne parlare». 

I RICORDI LEGATI ALL’INFANZIA – «La prima volta allo stadio, avrò avuto 12-13 anni ed era la partita Roma- Juventus, in Distinti Sud, che finì con un pareggio. Che emozione stupenda l’Olimpico così da vicino e come foto ricordo di quel giorno mi porto nel cuore quel meraviglioso rettangolo verde». 
SU TOTTI, FALCAO E CONTI –  «Qual è stato il migliore acquisto mai fatto? Il mantenimento nella squadra di Francesco Totti. All’epoca allenava l’argentino Bianchi, che pensava di sacrificarlo mandandolo a giocare alla Sampdoria. Il fatto che sia sempre restato alla Roma è per me un grande colpo di mercato. poi, però, ti dico Falcao, straordinario. Totti? L’uomo indispensabile per la Roma. Il perno di tutta la squadra, per quello che fa sul campo, ma anche fuori. Un altro idolo? Bruno Conti. E’ stato il miglior giocatore della Roma e della Nazionale, il suo modo di giocare era eccezionale. mi hanno sempre colpito la sua serietà e professionalità». 
L’ELOGIO A VIOLA –  «Sono rimasto affezionato a Dino Viola, che con il suo modo di fare e parlare dava fastidio a tutta Italia. Esaltava la nostra appartenenza e la nostra romanità a 360 gradi».
IL DERBY – «Come lo vivo? Il derby è la partita dell’anno. Non è vero che è una gara come le altre, come si dice ogni tanto. E’ da vincere, è la partita che ti può salvare la stagione. Sono scaramantico e quando vado allo stadio ascolto sempre in macchina la canzone di Rocky, “Eye of the tiger”».
SU ZEMAN – «Zeman è un uomo che stimo, soprattutto per il suo coraggio nell’intraprendere battaglie importanti dal punto di vista etico. Il suo gioco rappresenta una delle essenze del calcio, ovvero lo spettacolo e sono sempre stato un suo estimatore. Allo stato, non credo per colpe interamente sue, sembra non riuscire a venire a capo di alcuni problemi che hanno comportato un deficit a livello di risultati. Penso che il rapporto tra squadra e allenatore sia come un matrimonio: se non ci si ama più, credo sia meglio separarsi».
IL PROGETTO STADIO – «Sì, questo rappresenta un passo importantissimo per la società e la città di Roma. Tutte le squadre devono avere i loro stadi di proprietà, da poter vivere tutta la settimana. Finalmente s’è dato inizio alla procedura e i prossimi sei mesi si partirà dalla presentazione del progetto, per poi passare alla parte più tecnica. Tra 2-3 anni il nuovo stadio della Roma ci sarà. E sarei contento se ci fosse anche per la Lazio».
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