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IL ROMANISTA Totti, l’ultimo ad arrendersi

Totti

(C. Zucchelli) – «Complimenti mister Zeman a te e a tutta la tua squadra. Tu sei unico ed inimitabile, tu sei semplicemente il calcio».Francesco Totti, 20 maggio 2012, dopo la promozione in serie A del Pescara. «Io fisicamente mi sento molto bene e questo lo devo soprattutto alla preparazione fisica (…). L’importante è aiutare i compagni e mettersi a disposizione della squadra». Francesco Totti, 2 settembre 2012. «La responsabilità è di noi giocatori, perché siamo noi gli artefici di quello che succede. Al momento non stiamo mettendo in pratica quello che ci chiede l’allenatore, mettiamo in pratica solo la metà delle tattiche e dei movimenti che proviamo in allenamento. Io conosco bene mister Zeman e lo stimo tantissimo. Sono assolutamente convinto che l’unico modo per uscire da questo momento sia fare tesoro dei suoi insegnamenti ed attenerci sempre alle sue indicazioni. Non possiamo vivere un altro anno di transizione: quindi ora è necessario pedalare, rimanere uniti e seguire Zeman».

Francesco Totti, 31 ottobre 2012, dopo il ko di Parma. Aveva capito tutto, Francesco Totti. Aveva capito che soltanto seguendo Zeman in tutto e per tutto e mettendo in pratica i suoi insegnamenti la Roma avrebbe potuto evitare un altro anno di transizione. A ottobre lo aveva detto, il Capitano. Si era esposto pubblicamente per difendere l’allenatore a cui è più legato e si era esposto per lui anche a Trigoria, in quelle che spesso vengono chiamate segrete stanze: aveva detto a tutti di seguire Zeman e per tutti si intendono i compagni, dai più giovani ai senatori, ma anche i dirigenti, evidentemente non tutti convinti, fin dal primo giorno, della scelta dell’allenatore boemo. Con lui e per lui Totti ha sempre avuto un rapporto speciale: con lui è diventato il Capitano, con lui si è scoperto attaccante, con lui è cresciuto a 23 anni e con lui, a 36, è tornato ragazzino. Con Zeman, tra campionato e coppe, Totti ha messo insieme 100 presenze complessive e 38 reti. Numeri ufficiali, numeri a disposizione di tutti, numeri che raccontano un legame unico ma solo parzialmente perché quello che, realmente, unisce Totti a Zeman è quello che nessuno sa, dice o scrive. È qualcosa che chi non ci sta dentro non potrà mai capire.

Basterebbe ascoltare Zeman quando parla in privato di Francesco: «Mi regala tante di quelle gioie… Ha 36 anni ma sembrano 26. E con tutte quelle viti nella gamba poi…». Per questo è quasi impossibile raccontare il dispiacere di Totti per come si è conclusa l’avventura di Zeman con la Roma. Lui ha cercato fino all’ultimo di salvarlo – la scarica di rabbia dopo il gol del momentaneo pareggio contro il Cagliari la dice lunga sui suoi sentimenti – e ha cercato fino all’ultimo di spingere il resto della squadra a seguirlo. Emblematica l’azione in cui lancia Dodò che non capisce il movimento da fare e si ferma. Totti, a palla lontana, glielo spiega, gli mima proprio col braccio cosa deve fare ma è inutile, visto il risultato finale. Una sconfitta, quella contro il Cagliari, che costa a Zeman l’addio proprio come successo quindici anni fa con Carlos Bianchi, il tecnico peggiore che Francesco ha incontrato nella sua carriera. L’unico a non averne intuito la grandezza, al contrario di Zeman che lo ha sempre definito il più forte giocatore italiano. Lui lo ha ripagato con i gol, con gli assist, con le giocate ma, soprattutto, con una fedeltà impossibile da trovare altrove. Dentro e fuori Trigoria. Tanto che qualche giorno fa al Bernardini, chiaro e tondo, gli ha detto: «Io non te mollo»

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