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IL MESSAGGERO La Roma di Aurelio: “Io credo nei sogni”

Andreazzoli

(U.Trani) – «A volte ho fatto anche il guardiano, spegnendo i fari che erano rimasti accesi. Conosco vita, morte e miracoli di ciò che accade dentro al Fulvio Bernardini». Aurelio Andreazzoli per un paio di giorni si è fermato a Massa. In famiglia. Ma la vera casa, da 8 anni, è il centro sportivo della Roma. Abita lì. Se esce, lo fa per andare a cena in via Laurentina. «A me Trigoria dà ampia libertà…». Insomma, gli basta e gli avanza. Non l’ha lasciata nemmeno per gustarsi la città dopo un successo come quello di sabato sera. In passato ha però fatto il turista con moglie e figli per scoprire la capitale.

IL PRIMO SUCCESSO  Al debutto all’Olimpico, si è preso i primi tre punti da allenatore della Roma. «Ma la vittoria con la Juve non è stata una resurrezione, deve semplicemente essere un punto di partenza per costruire qualcosa. Io credo nei sogni. Senza, non si va da nessuna parte. Per ottenere ciò che si vuole, occorre desiderarlo tanto. Era una tappa importantissima che abbiamo vissuto con apprensione. La gara è stata intensa. I ragazzi si sono espressi bene, hanno seguito i nostri propositi e siamo stati contenti della loro risposta. Ora l’obiettivo è l’Atalanta, da affrontare sfruttando l’onda positiva».
IN DIFESA DI TOTTI Andreazzoli non condivide le accuse al capitano giallorosso per l’entrata su Pirlo: «Possiamo dire solo cose bellissime di Francesco. Penso al gol di sabato e non solo a quello. Non ho visto il fallo e quindi non posso giudicare, ma Conte non è uno che esagera. Io invito sempre Totti ad essere da esempio per gli altri e lui lo fa benissimo restando dietro le quinte. Sta un passo indietro quando potrebbe tranquillamente essere tre passi avanti: nel calcio di solito è visto negativamente, ma io credo che sia un pregio».
IL RILANCIO DI DE ROSSI  «Daniele ha ampi margini di miglioramento. Con la Juve è stato bravo, ha giocato bene, dando il massimo di quello che può garantire in questo momento». Andreazzoli conosce a fondo De Rossi. Sa che cosa ha passato negli ultimi mesi, ritrovandosi riserva di Tachtsidis. «Può darsi che l’abbia disturbato, ma quel momento è finito. La competizione nello sport è intrinseca. Deve mettersi dietro le spalle il passato e impegnarsi per far vedere al pubblico ciò di cui è capace. È stato tra i pochi centrocampisti al mondo che potevano dirsi migliori: non avrà alcuna difficoltà a tornare al top».
IL GRUPPO È CON OSVALDO «Chi ha occhi per vedere avrà capito guardando l’esultanza che i problemi emersi erano pura fantasia». Andreazzoli si riferisce a Osvaldo e allo sgarbo a Totti a Marassi. «Questo è un gruppo di lavoro stupendo che si predispone in modo eccellente. Ho inserito delle regole e, nel farle applicare, non ho avuto problemi. Se ci sono stati, come quello del rigore di Genova, si risolvono prima davanti alla squadra, poi tra di noi. Tra loro sono amici». Dà comunque ragione a Totti quando ammette che la comunicazione dentro Trigoria in certi casi va perfezionata: «Abbiamo il dovere di filtrare, altrimenti facciamo danni morali, di gruppo e per la società». A Coverciano ha visto Zeman: «L’ho applaudito tra il pubblico ma non abbiamo avuto modo di incrociarci». Un saluto tra i due c’è comunque stato.
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