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GAZZETTA DELLO SPORT Lo sceicco ora attacca: “La Roma non mi vuole”

Adnan e Michele Padovano

(M. Cecchini) – Se Massimo Troisi camminasse ancora nelle nostre strade, forse ripeterebbe con un sorriso: «Pensavo fosse amore, invece era un calesse».
Ecco, il calesse su cui sono saliti James Pallotta e lo sceicco Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi non sembra più condurli sull’altare di un matrimonio d’interesse come tanti, ma verso un divorzio prenuziale al veleno. In questa situazione così tesa — resa più nervosa dalle indagini della Procura di Roma che ha mosso subito la Guardia di Finanza per monitorare le oscillazioni del titolo in Borsa — a soffrirne è la Roma, che ieri (oltre a perdere il 2,98% a Piazza Affari) è stata investita dalle dichiarazioni del giornalista Gigi Moncalvo, in qualità di portavoce dello sceicco: «O meglio portasilenzio, vista l’indagine in atto».
Doverosamente, abbiamo chiamato lo sceicco per sapere se il «consulente» possa parlare in sua vece e la risposta — dopo uno sfogo su come sia stata distrutta la sua immagine — è stata chiara: «Moncalvo è mio amico, fate riferimento a lui».

Roma scettica – Postilla: alla Roma, pur avendo spedito le dichiarazioni a Pallotta, non sono convinti del suo ruolo e per questo non replicano ufficialmente a dichiarazioni che, come vedrete, sono forti. «Le perplessità su Adnan sono legittime — dice a Radio Manà Manà — Ma quello che tutti devono chiedersi è: gli americani firmano un accordo senza assumere informazioni bancarie e legali? Se fosse un sòla, in che mani sarebbe la Roma? Io sui soldi dello sceicco non so rispondere. La maggior parte delle sue attività sono all’estero, ma Pallotta lo ha scelto fra 3-4. Fino a domenica tutto è filato tranquillo.
Poi c’è stata l’intervista a Fiorentino di UniCredit («siamo scettici», ndr) che forse ha ottenuto i suoi scopi e getta acqua gelata sulla trattativa. Il problema è che i due azionisti della As Roma non comunicano. E ognuno per i fatti suoi vuole dismettere il proprio pacchetto.
Bisogna dare atto a UniCredit che senza di essa la Roma non avrebbe avuto un futuro garantito, ma Adnan è andato da Pallotta perché ha la maggioranza. Il suo sarebbe stato un intervento in due fasi e a poco a poco sarebbe diventato l’azionista di maggioranza. Ma chi pensa al bene della Roma?
Quando Zeman diceva: “Qui manca la società” forse aveva ragione. Con queste premesse la Roma per 10 anni non troverà investitori
».

Stop alle cessioni – «Tutto era pronto per il 21 gennaio, ma si paventava la cessione di Osvaldo e Stekelenburg. Adnan si impose e i giocatori non vennero toccati. Disse: “Sto per arrivare e vendete due campioni?”». Di sicuro lo sceicco vuole contare. Adnan diventerebbe vice presidente inserendo tre uomini di fiducia nel Cda. Come fa a dire Pallotta che avrà il comando? Infatti dice lo sceicco: «Perché vogliono mettermi con le spalle al muro e non farmi decidere?”. Adnan vuole partecipare alle decisioni tecniche. Padovano? L’idea è quella che entri nel Cda e faccia il consulente dell’area tecnica e sportiva, affiancando Baldini».

Domani Cda – Sull’accordo però non c’è più ottimismo. «Rispetto a tre mesi fa qualche dubbio in più ce l’ho, ma più su una parte della As Roma. Mi auguro che l’investimento venga fatto, ma sono pessimista. Non c’è più la volontà di vendere. Adnan mi ha detto: “Io voglio andare avanti perché altrimenti sembra che non ho i soldi”. Ma se l’affare salterà Adnan mostrerà le carte e ci saranno morti e feriti».
Detto che domani è in programma un Cda che licenzierà la semestrale esancirà la nomina di Zanzi a global Ceo, la conclusione la sintetizziamo con una domanda: a prescindere da possibilità e volontà di versare entro il 14 marzo i 50 milioni pattuiti, come potrebbero convivere tre soci (Pallotta, UniCredit e Adnan) che nutrono palese e sfiducia? E allora fra amore e calesse la differenza resta enorme. Incolmabile.

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