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AS ROMA Andreazzoli: “So con certezza dove mettere le mani. So esattamente cosa fare, come farla e con chi farla”

Aurelio Andreazzoli

Queste le parole del neo allenatore dell’As Roma Aurelio Andreazzoli trasmesse dal canale tematico giallorosso alle 18.45:

 

Le prime sensazioni da allenatore?

“Mi rendo conto benissmo cosa fare e dove sono. La responsabilità che ho nel condurre questo lavoro la conosco, però è talmente ampia l’idea di lavoro che ho in mente (e con quali modalità e con chi) che non possono disperdere energie con preoccupazioni. Ieri sera mi sono goduto gli spogliatoi di Trigoria: dopo la doccia a mezzanotte, mi sono soffermato un’oretta e mezza a pensare al lavoro da fare. Non sento ansia, ma sono molto motivato. Forse sono incosciente ma mi sto godendo veramente questo momento, più che preoccupazione è un piacere.

Innanzitutto perchè la società mi ha dimostrato entusiasmo e fiducia. Lo sapevo perchè mi avevano rinnovato il contratto e quindi sapevo che ci tenevano a me. Sabatini mi ha fatto desistere dall’idea di lasciare la Roma: avevo già un’altra offerta (‘secondo’ alla Fiorentina), anche quella lunga come durata contrattuale. Quindi più per cortesia che per altro, sono tornato a Roma (nell’estate 2011, ndr) per parlare con Sabatini e salutare gli amici a Roma. Ci siamo conosciuti e piaciuti subito e da lì ho accettato l’incarico.”

“Ho sempre cercato di capire le situazioni, partecipando grazie anche alla possibilità offertami dalla società. All’improvviso sono chiamato ad un cambio di ruolo, con la consapevolezza che stare un passo indietro ti fa considerare le cose con un  punto di vista maggiormente critico.
Non ho avuto bisogno di farmi tante domande. La risposta ce l’avevo dalle cose che avevo maturato fino a quel momento.Ho sempre studiato le situazioni, ho partecipato a tutto ma mi ero defilato mentre all’improvviso mi hanno chiamato per fare una cosa del genere. Come ha detto anche l’amico Luciano (Spalletti, ndr), stare un passo indietro ti fa osservare le cose in maniera ideale, non avendo gli oneri di un allenatore. Hai la possibilità anche di osservare più cose. Quando sono stato chiamato non ho avuto bisogno di fare troppi ragionamenti. Nel tempo mi sono fatto delle idee, positive o negative, è bastato mettere assieme queste idee anche conoscendo l’ambiente di Trigoria. Io lo vivo qui con piacere 24 ore al giorno. Dormo qui da 8 anni”

“So con certezza dove mettere le mani. So esattamente so cosa fare, come farla e con chi farla. Mi sono posto degli obiettivi miei che non voglio dire per ora e so con chi voglio raggiungerli, so che avrò una società che mi sosterrà e quindi non sono ansioso. Stiamo organizzandoci a meglio per programmare il futuro. Io ragiono come se tra tre anni sarò ancora l’allenatore della Roma. Voglio continuare a lavorare per questa società, o nel ruolo che ho avuto sempre fino a ora o in prima persona, così non mi faccio distrarre nell’immediato, sebbene occorra fare risultato subito così avremo più energie da mettere in campo”.

“Voglio preparare una base che la società potrà poi utilizzare nella maniera più opportuna, con me o con altri. Voglio utilizzare tutte le energie dentro le mura di Trigoria e sono tante. Ci sono tante persone valide, è facile anche trovare sostegno, dai vertici al personale che apre il cancello, agli steward. Voglio rendere Trigoria un ambiente positivo, non deve essere un posto di lavoro ma un piacere perché noi facciamo un lavoro che migliaia di persone pagherebbero per fare” 

“Verso i calciatori dobbiamo essere positivi perché se anche uno steward mi darà lo 0.2% di aiuto per fare quello che io ho in testa allora la squadra, a lungo termine, avrà un vantaggio e io voglio avere un vantaggio per la squadra. Tutto quello che faremo servirà per portare un vantaggio per la squadra. Chi non lo fa è fuori, senza preclusioni. Se io avessi a disposizione una programmazione di un anno potrei diluire questa necessità in più tempo. Stiamo lavorando parecchio e bene in questi giorni e voglio che ci sia un vento diverso verso la squadra. Abbassiamo i toni, voglio entusiasmo che a volte è mancato e tutto il lavoro che faremo sarà rivolto in questa direzione.”

“L’intenzione è questa.Non abbiamo bisogno di particolari aiuti. Nessuno mi può aiutare in quello che io so di dover fare. Mi possono aiutare i collaboratori che ho scelto. Abbiamo fatto una riunione ieri mattina alla quale ho avuto piacere abbia partecipato come uditore il direttore Baldini, che ci ha scelto. Ho avuto piacere che lui assistesse, siamo stati un’oretta nella quale ho cercato di far capire la mia filosofia, l’obiettivo che voglio raggiungere e come raggiungerlo, senza e se e senza ma anche perché il tempo è tiranno.”

Sei stato convincente nel colloquio con la società, nel momento della scelta dell’allenatore


“Mi fa piacere, non credo di aver detto nulla di particolare se non quello che penso, quello che voglio fare, quello che farò. L’unica componente che non posso controllare è il risultato, che è quello che mi interessa maggiormente, ma a volte il risultato è figlio di alcune situazioni, fortunate o meno. Non voglio parlare di fortuna, gradirei non essere sfortunato ma se noi avremo tutta Trigoria, se avremo quello che faremo allora faremo bene, con certezza, ottenendo anche i risultati.

Io vivo qui da 8 anni, so benissimo come funziona e sono stanco della solita frase “Tanto a Trigoria è così”. No, non deve essere così, devo sapere cosa sia questa situazione e come risolverla. Ma la risolvo, non c’è dubbio. Purtroppo abbiamo 15 partite, speriamo 17, con i tempi ristretti. Come facciamo per dilatare questo tempo? L’ho chiesto a tutti i miei collaboratori. Se io faccio capire a chi sta fuori Trigoria cosa vogliamo fare avremo un vantaggio. Se io faccio capire loro che vogliamo lavorare seriamente dalla mattina alla sera, se facciamo capire alla città che lavoriamo seriamente, alla grande, con tutte le nostre energie allora siamo a dama. Un pubblico come quello di Roma non ce l’ha nessuno, l’ho capito nel tempo. Se facciamo capire loro che l’impegno sarà massimo ci sosterranno sempre. Chiaro è che i giocatori in campo dovranno onorare quella maglia che a me fa venire i brividi, così come mi facevano venire i brividi da avversario. I giocatori questo lo devono sentire”

Il pubblico come fa a darci una mano?

“Come ha sempre fatto, magari mettendo da parte qualcosina giustamente criticabile. Trigoria, che rappresenta la squadra, ha la possibilità di far capire cosa abbia dentro e lo può fare solo dentro la gara. I tifosi ci aiuteranno e ci penalizzeranno eventualmente se in partita non riusciremo a dare quello che vogliono e dovremo accettarlo. Ma, sono certo, loro lo faranno solo se noi non metteremo in gara tutte le energie necessarie”

Come Roma-Arsenal quando, dopo la sconfitta il pubblico sostenne la squadra

“Io ho goduto di queste situazioni negli anni. Sono romanista come molti degli amici malati romanisti che ho. Non come loro, ovviamente, anche se ora sono ancora più coinvolto. Di questo abbiamo bisogno”.

Come ti comporterai con la confidenza che hai con i calciatori?

“Amicizia, rispetto, sono sentimenti importantissimi alla base della mia vita. Sono due sentimenti che mi rafforzano, alla grande. Se sono rispettoso lo sono al 110%, se sono amico lo sono al 110%. Però allora sono esigente al 200%, sia con i miei figli che con i miei collaboratori. Ci sono Francesco, Nicolas, Taddei, Perrotta, siamo assieme da tanti anni. C’è più confidenza con loro ma se ho conquistato il loro rispetto e la loro amicizia significa che io ho dei valori ma anche loro. Gliel’ho già detto.

Approfitto anche di questa settimana per fare dei colloqui individuali perché non voglio imporre nulla ma voglio far capire quale sarà la mia filosofia. Quando loro sapranno cosa voglio o me lo contestano subito o non possono dire più nulla. Decido solo io e andrò per la mia stradra.

Al Capitano ho detto che lui è come il Colosseo. Non conviene certamente raderlo al suolo per farci un supermercato. Quindi, lui è il Colosseo, lui avrà un’importanza incredibile ma avrò bisogno che lui sia il Colosseo. Sarà il primo che mi darà una mano, così come Taddei e dagli altri. Imporrò poche regole, poche ma ferree e loro mi aiuteranno. Dovrò trovare i mezzi per farle rispettare da loro perché io non voglio controllare nessuno. Ci saranno poi degli esclusi e spero loro lo accettino di cattivo, non di buon grado. Sarà il momento più difficile per me, escludere qualcuno dagli undici titolari ma sarà un piacere vedere che anche gli esclusi faranno il tifo per i propri compagni. Se noi non creiamo”

Fonte: Roma Channel

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