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IL ROMANISTA Masetti, Paolo Conti, Tancredi: quando in porta è dualismo

Franco Tancredi

(M. Izzi) – Forse il nome di Vittori non dirà nulla a nessuno dei lettori del Romanista, eppure il primo “caso” legato a un portiere nella storia giallorossa è legato proprio a quello che era stato il valoroso e indimenticato goalkeeper della Fortitudo. Al momento della fusione che nel giugno 1927 diede vita alla Roma, si era dovuto chiaramente fare i conti con l’assembramento, per niente facile, di un parco giocatori praticamente infinito. Per il ruolo di portiere Rapetti e Ballante dimostrarono di raccogliere la stima di Mister Garbutt. Vittori, che permanendo la guida tecnica di King, avrebbe avuto discrete possibilità, venne dunque emarginato ad un ruolo di comprimario. Per un atleta come lui, che a Roma aveva goduto di un’enorme popolarità, quel tipo di situazione non poteva essere tollerata e dopo poche settimane, Vittori chiese di essere messo in lista di trasferimento. La questione portieri tornò ad essere di grande attualità alla vigilia del campionato 1940/41.

Guido Masetti, il leggendario numero uno dell’epopea testaccina, dopo un lungo tira e molla venne, in modo abbastanza scioccante, liquidato. Masetti prese in considerazione l’idea di accasarsi al Colleferro, ma alla fine optò per il ritiro dall’attività agonistica. Le prove poco fortunate dei suoi sostituti (Ippoliti, Ceresa, Rega), convinsero i vertici del club a richiamarlo in prima squadra. Così, Ennius del Calcio Illustrato raccontava il momento del suo reintegro: «Alla vigilia di riprendere il posto in squadra gli chiesi se fosse allenato e mi rispose di sì. Allenatissimo egli era. Sempre allenato! E tirò fuori dalle tasche dei suoi larghi pantaloni due palle di gomma. Le lanciò in alto, le riprese con agilità reggendosi su una gamba sola: le lanciò su un muro: le riacciuffò con grazia. “Allenatissimo!” Lo credevo bene: perché Masetti è un abilissimo acrobata: e usa e si addestra con quelle palle di gomma come i giocolieri del varietà».

Altro portiere campione d’Italia ed altra leggenda della storia romanista ad aver vissuto il suo ingresso nella Roma e la conclusione della sua militanza in giallorosso a cavallo di grandi dualismi è Franco Tancredi. Dopo essersi confrontato negli esordi della carriera all’ombra di Albertosi nel Milan e del nazionale Paolo Conti nella Roma, Tancredi rischiava di vivere un’intera carriera da eterna “riserva”. Il portiere di Giulianova avrebbe iniziato ad affacciarsi alla ribalta della prima squadra, invece, proprio nel giugno 1978 approfittando della concomitante disputa dei campionati del mondo in Argentina che avevano visto Paolo Conti convocato. Tancredi fu dunque il titolare del Tour negli USA e in Canada. Il 3 giugno 1978 venne schierato dal Mister Gustavo Giagnoni nel match d’esordio del tour, contro il Black Gold, giocando ad Edmonton. Il Messaggero, l’indomani, commentando la sua gara scrisse: «La Roma ha avuto un portiere, il giovane Tancredi, in vena di miracoli in un paio di occasioni scorbutiche e per questo è stato premiato alla fine della partita come migliore atleta in campo».

In seguito, l’arrivo di Nils Liedholm comportò in maniera repentina quanto definitiva, l’accantonamento di Paolo Conti (tutt’altro che indolore) e la sua definitiva ascesa. Nella stagione 1988/89 la situazione si ripropose ma questa volta a ruoli invertiti. Tancredi era il titolare, carico di gloria, e Angelo Peruzzi il giovane arrembante che si affacciava alla ribalta della serie A. Liedholm (certamente per stimolare Franco che stimava enormemente), cominciò a tenere sulla corda Tancredi dichiarando che se non lo avvicendava era solo per non interrompere il record di presenze consecutive accumulate dal portiere campione d’Italia 1983. Alla fine, però, Peruzzi si era fatto largo, segnando, di fatto, l’inizio del tramonto del grande collega e l’accendersi di una nuova stella purtroppo destinata a brillare non in giallorosso. Entra di diritto in questa rapida carrellata dedicata ai portieri anche la vicenda di Julio Sergio Bertagnoli approdato alla Roma nel 2006 proprio su segnalazione di Zago. Per tre anni il portiere brasiliano rimase inutilizzato, per poi debuttare il 30 agosto 2009, per la concomitante indisponibilità del titolare Doni e il momento non brillante di Artur. Proprio nella stagione 2009/10, Bertagnoli è protagonista di quella che per un soffio non passa alla storia come l’annata del quarto scudetto romanista. Il dualismo con Doni, però, continuerà fino ad essere risolto, in favore di quest’ultimo, dalla scelta compiuta da Montella

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