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IL ROMANISTA Totti fino alla fine del mondo

Totti

(C. Zucchelli) – Quando i tuoi compagni in difesa sono Annoni, Trotta, Lanna e Aldair (l’unico campione) e gli avversari schierano invece Panucci, Costacurta, Baresi e Maldini devi per forza inventarti qualcosa. Se poi quel qualcosa è uno dei gol più belli della tua carriera, e tu hai appena 20 anni, allora devi per forza essere un fenomeno. E infatti sei Francesco Totti. Quello segnato a Sebastiano Rossi nell’ottobre 1996, delizioso tocco di esterno destro da posizione a dir poco defilata dopo appena 13’, è il primo gol del Capitano romanista al Milan. Prima di dieci reti, sette in campionato e tre in Coppa Italia.

Dopo quella del 1996, infatti, Totti risegna al Milan nel 2001, a gennaio e a dicembre. È quella l’ultima rete in campionato di Francesco all’Olimpico al Milan visto che poi è andato a segno solo a San Siro (2006 e 2009). In Coppa Italia, invece, ha segnato tre reti ai rossoneri nella doppia finale del 2003, passata alla storia per le corna di Cassano a Rosetti, che però non sono servite alla Roma per portare a casa il trofeo.

La storia tra Totti e il Milan non è soltanto una storia di gol e grandi giocate. È anche la storia di un presidente, Silvio Berlusconi, che ha provato a convincere Francesco a trasferirsi a Milano centinaia di volte. Fin da quella sera del 1996, l’ex presidente del Consiglio ha avuto un debole per Totti (che pure era stato corteggiato dai rossoneri già ai tempi della Lodigiani) e ripeteva continuamente a Galliani che bisognava trovare un modo «per portarlo al Milan». Era disposto, si dice, anche a mettergli a disposizione un aereo privato per tornare a Roma ogni volta che ne avesse avuto voglia ed era pronto a staccare un assegno con tanti, ma tanti tanti, zeri per strapparlo al club guidato da Sensi («è lui il mio Cavaliere», le parole di Francesco nel 2001). Il presidente non ne ha mai voluto sapere, il Capitano idem – seppur onorato dall’interesse di un club così importante, soprattutto qualche anno fa – e Berlusconi è stato costretto a fare marcia indietro tanto che nel 2006 ha detto: «Stimo tantissimo Totti ma le bandiere non si comprano». Si era in piena campagna elettorale e certe dichiarazioni non erano casuali. Due anni prima infatti Berlusconi ne aveva parlato in tutt’altro modo. E Totti, dal ritiro della Nazionale, aveva replicato: «Mi parlano di cinque o sei acquisti- dice – A me vanno bene: ma se non arrivano io mi ritengo sciolto. Non sarò io a tradire, sarò stato tradito. Berlusconi mi vuole? Sono pronto a ribadire le mie parole, però nel calcio si sa: mai dire mai…». Non era un messaggio al Milan, era un messaggio alla Roma. Che lui voleva forte e competitiva. Proprio come oggi. Proprio come stasera. Una vittoria darebbe fiducia alla squadra e la lancerebbe in vista di tre partite di fuoco, dopo la sosta, contro Napoli, Catania e Inter. Totti, che ieri ha conosciuto il figlio di Pallotta, è pronto a riscattare la prova non brillantissima contro il Chievo. Guiderà i compagni. Come al solito. Fino alla fine. Non quella del mondo, che non c’è stata. E per fortuna possiamo ancora vederlo giocare.

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