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GAZZETTA DELLO SPORT Il ruggito di Zeman: “Disturbiamo e siamo senza peso politico”

 

Zeman

(M. Cecchini) – Se a dividerli non fosse il tombale giudizio sull’azione di governo — «Ha fatto meglio da presidente del Milan che da presidente del Consiglio» — Zdenek Zeman e Silvio Berlusconi scoprirebbero di avere più punti di contatto di quello che si possa immaginare. Uno su tutti: l’idea del Grande Complotto. È noto come l’ex Premier si senta sotto assedio su diversi fronti (la magistratura, i poteri forti, l’Europa in salsa tedesca); il boemo invece è più monocorde: a farlo arrabbiare sono gli arbitri, ovviamente con mandanti (poco) occulti. E allora, ecco servita una vigilia di Roma-Milan in puro italian style, che chissà se Pallotta (stasera allo stadio prima di ripartire per Boston) capirà fino in fondo da presidente di un club che, in linea teorica, non vorrebbe mai far commenti sui direttori di gara.

Il giro Dopo il silenzio polemico di Verona figlio del k.o. col Chievo, stavolta Zeman prova a trattenersi («Per me non è stata una sconfitta, ma parlando si scatenano di nuovo le polemiche e ormai è andata») prima di tuonare con l’aria felice di un bimbo che ruba la marmellata. Non a caso, a un addetto alla comunicazione che lo guarda con poca gioia, replica sorridendo: «E tu non fare quella faccia…». Come dire: io sono così. Infatti, perché alla domanda se la sua presenza possa «disturbare», replica: «Non sono io che disturbo, è la Roma che disturba tanto. Non è inserita nel giro che ha più peso politico. Per inserirsi bisogna lavorare sul campo meglio degli altri e così ti conquisti forza. Gli arbitri ti possono fischiare 2-3 cose contro, ma se fai 5 gol…». Concetto forte, ma «politicamente» singolare se viene da un club controllato al 40% da un colosso bancario, UniCredit, che esprime anche il presidente di Lega ed è, per inciso, uno dei massimi sponsor della Champions. Insomma, quanto a dietrologia ci sarebbe da lavorare.

Quindici punti «Se il campionato è regolare lo deve decidere la Figc, se continua così è regolare — aggiunge Zeman —. Penso che i responsabili arbitrali vedono le partite e prendono delle decisioni. La Roma non ha avuto quello che doveva avere, poteva avere qualcosa in più». Che cosa? «Ero più contento con quei 15 punti in più che abbiamo buttato per strada, ma anche per colpa nostra». E il Milan? Ovvio che sia solo sullo sfondo. «È una partita storica. Spero che anche stavolta ci sarà da divertirsi e spero che ci divertiremo più noi, Non so se è avvantaggiata quella che parte da dietro. Purtroppo non è ciclismo… Comunque non è una partita da dentro o fuori: la classifica si guarda alla fine. Il Milan è in un buon periodo, ha giocatori importanti. Alcuni sono andati via, ma si è ritrovato un capocannoniere come El Shaarawy, che ha sostituito praticamente Ibrahimovic sul piano dei gol, quindi non ne risentono più di tanto. Ha fatto grandi passi avanti, ora gioca in funzione dei gol e di certo per ha grandi prospettive». Detto che la pesante squalifica di Osvaldo in Coppa (3 turni) è accettata («ha sbagliato ed è stato punito: giusto»), il boemo rilancia le ambizioni. «La Roma è una società grande e ha dei traguardi, Pallotta vuole la zona Champions? Non mi sento sotto pressione: lo dichiaro dall’inizio che si deve giocare per qualcosa di importante. Poi se ci si riesce o no dipende da tante cose». Visto il j’accuse, verrebbe da pensare soprattutto da una: quella col fischietto. D’altronde Zeman è così: senza esitazioni. E infatti a chi gli chiede se, in piena giornata Maya da fine del mondo, c’è qualcosa nella sua vita (sportiva) che modificherebbe, replica sicuro: «Gli errori si fanno, ma come concetti base non cambierei nulla». Nessuna sorpresa: in fondo anche Berlusconi avrebbe detto la stessa cosa.

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