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IL ROMANISTA L’agente: “Pjanic non in vendita”

Pjanic

(C. Zucchelli) – In nazionale, dicono, ritrovi se stesso. Perché con quello che ha vissuto quando era ragazzino, per Miralem Pjanic difendere i colori della Bosnia, che stasera affronta l’Algeria, ha sempre un sapore particolare. Si ritrova sempre indossando la maglia del suo paese, lo sapevano a Lione come lo sanno a Trigoria, ma adesso Pjanic ha bisogno di ritrovare se stesso anche qui. E non solo – ma anche e soprattutto – perché è uno dei giocatori più forti della rosa e dell’intero campionato italiano.

Pjanic deve ritrovarsi perché la Roma ha bisogno di lui. Della sua classe, cristallina, che ha spinto la società a rifiutare un’estate offerte importanti, dalla Spagna e dall’Inghilterra, e anche della sua esperienza. Per la Roma Miralem Pjanic non è in vendita. Ma la domanda è: Miralem Pjanic vuole restare alla Roma? Il suo agente ieri ha detto: «A gennaio non si muove, a meno di episodi eclatanti». Parole importanti e non scontate. Perché in questo momento Pjanic e il suo entourage sono alla finestra. Valutano, guardano, osservano. Cercano e cercheranno di capire. Michele Gerbino, che cura gli interessi del giocatore in Italia, è spesso a Trigoria. Si confronta coi dirigenti, da loro ha saputo in estate che Miralem era richiesto all’estero e con loro ha deciso di dire no. Perché Pjanic, in precedenza, aveva già deciso così. Adesso però le cose sono cambiate. Stanno cambiando. E se i cocci di un vaso che si è rotto da qualche settimana si potranno rimettere insieme nessuno lo sa. La rottura, anche se non ancora definitiva, non è stata eclatante. Nessuna lite, nessuna porta sbattuta, nessun’incomprensione. Semplicemente, Zdenek Zeman lo ha messo in panchina preferendogli, come intermedi, Bradley, Florenzi e, addirittura, Marquinho. Miralem ha accettato la decisione, ma non l’ha presa bene.

E il suo umore è peggiorato di giorno in giorno. Nel precampionato era stato uno dei più positivi, lo stesso Zeman lo aveva incensato: «Con la sua intelligenza può giocare dove vuole». Poi però i fatti, in corso d’opera, hanno smentito le premesse. Col Catania ha giocato titolare, senza brillare, come interno sinistro, sostituito a 20’dalla fine da Florenzi. A Milano è andato in panchina, ma Zeman aveva spiegato che «si è trattato di una scelta dettata da motivi fisici. Non era al meglio, se stava bene avrebbe giocato lui». Terza di campionato, RomaBologna: Zeman lo schiera ancora titolare, ma al 67’ lo toglie perché ancora non al meglio dal punto di vista muscolare. Con la Juve, infatti, non viene convocato, con l’Atalanta nemmeno, col Genoa rientra ma va in panchina – ed entra al 76’al posto di Florenzi – con l’Udinese parte titolare ma viene sostituito. E quando esce la sua faccia è tutta un programma. Imbufalito in campo e imbufalito anche nello spogliatoio. Nel pantano di Parma 90 minuti in panchina, col Palermo appena 10 minuti, con la Lazio è storia recente e nota. E racconta di un gol che riaccende la speranza, di un’esultanza polemica, di una smentita a Roma Channel che a tanti è sembrata forzata. Da quel momento Pjanic non è più tornato a Trigoria: domenica è partito subito dopo la partita, domani tornerà al Bernardini e i dirigenti lo aspettano per parlarci. Per capire il suo stato d’animo. Pe spronarlo a conquistarsi di nuovo un posto da titolare: «State sicuri che non mollo», ha ribadito a Roma Channel il bosniaco. Col Torino è pronta una maglia da titolare, viste le assenze di De Rossi e Tachtisidis. A lui il compito di rientrare in campo con la grinta del derby per convincere Zeman che questa Roma non può fare a meno di lui. In attesa di quello che succederà a gennaio. E che non deve succedere.

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