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IL MESSAGGERO Aldair: “Roma, emozionami”

Aldair e Capello

(A. Angeloni) – Aldair, una vita nella Roma, una vita di derby, quelli giocati per lo scudetto e quelli solo per la (povera) gloria. «Ma sono sempre state partite speciali, un’atmosfera unica», sussurra dal Brasile con quella sua parlata quasi incomprensibile, Pluto.

Ne ha giocati tanti pure con Zeman, no? «E qualcuno ne abbiamo perso».

Già, quei quattro consecutivi. «Era diventata una maledizione. Poi, ci fu quel tre a tre».

Splendida partita, vero? «Meravigliosa. Una rimonta straordinaria, in dieci».

Con Zeman, i difensori faticavano molto. «Ci voleva sempre molto alti, lontano dalla porta. Era dura. Io spesso discutevo con Zdenek, ma lui era convinto delle sue idee. Almeno le sue squadre emozionano».

Era strano vedere soffrire gente come lei, Zago, Cafu e Candela. «Non dipende dagli uomini, ma dal tipo di calcio. Se soffrivamo noi, figuriamoci quelli più giovani e inesperti».

Tipo Marquinhos e Castan? «Sì, non è semplice. Marquinhos ha le caratteristiche giuste per stare nella difesa di Zeman: veloce, reattivo. è giovane, magari ha la sfrontatezza giusta per questo tipo di partite, generalmente molto tese».

Castan? «Mi ricorda Zago per l’eleganza con coi esce dall’area con la palla al piede».

Contro Klose c’è da preoccuparsi? «Straordinario attaccante. Un pericolo pubblico».

I suoi incubi da giocatore? «Boksic e Signori. Beppe girava molto alla larga rispetto a dove stavo io, Alen me lo trovavo sempre addosso».

 

Ci ricordiamo un duetto con Nedved, che fece impazzire i tifosi. «Mi tampinava mentre proteggevo la palla per farla uscire, lui mi dava qualche calcio e, una volta mandato fuori il pallone, l’ho preso con la mano e gliel’ho consegnato. Ecco, ora è tua, gli ho detto».

 

Un derby che ricorda negativamente? «I pareggi infiniti degli anni novanta e quello perso con un gol di Signori dopo pochi minuti».

Giochi la partita di domenica. «La Roma attacca sicuro, la Lazio aspetta a riparte. Sarà fondamentale mantenere la concentrazione per novanta minuti. Non basterà giocare bene solo un tempo».

 

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