(Tiziano Carmellini) Aspettando frenetici le querele promesse (mai viste… mah), continuiamo ad assistere al «massacro» della nuova Roma targata Usa colpevole di lesa maestà nei confronti dei soli «vecchi» soloni.
Intanto Baldini, finalmente, è tornato a fare il direttore generale della Roma o almeno a palesarlo al resto del mondo. Condivisibile la sua voglia di riscatto, così come la volontà di combattere contro i poteri forti della città che continuano a remar contro la proprietà a stelle e strisce. Un po’ meno condivisibile la «necessità» di non far nomi e di sparare nel mucchio contro la stampa della Capitale che avrà pure le sue colpe (e nemmeno poche…), ma non può essere l’unico problema di questa Roma. Sarebbe riduttivo: per tutti. Ma è ovvio che la presenza di un padrone che non risponda alle pressioni locali, che non si inchini ai favoritismi che avevano portato al «vecchio» magna magna, non regali tessere omaggio e non sia fonte privilegiata per pochi eletti, possa non essere apprezzata da chi era abituato a fare il bello e il cattivo tempo.
È altrettanto chiaro però che l’ottanta per cento della conferenza stampa di ieri, possa essere stata poco compresa da chi vive fuori dal GRA. Beghe cittadine, per non dire di quartiere, dalle quali la Roma dovrebbe stare il più lontano possibile. E poco importa se la macchina delle fotocopie ora sforna tre fogli alla volta, se Baldini stia più o meno simpatico alla stampa romana o se Sabatini pensi davvero le cose dette nel post-Juve: quello che dovrebbe contare è la qualità di un progetto che sulla carta sembrava potesse decollare, ma che continua a far acqua… almeno per quanto riguarda la parte calcistica, perché sul resto, fin qui, nulla da ridire. Il problema è proprio questo, perché nel momento in cui la Roma inizierà ad esprimere sul campo quello che realmente vale, allora tutti i venti contrari si dissolveranno nel nulla e la corrente diventerà ascensionale in maniera automatica. I tifosi facciano un bilancio sereno, critichino chi pensano meriti di esser criticato, contestino la squadra dopo figuracce come quelle di Torino, ma non si facciano «tirar dentro» sulle questioni societarie: ognuno si assuma le sue responsabilità e come detto ieri dal dg romanista i conti si faranno alla fine. È una regola, nota che tutti sanno… anche se forse qualcuno «lo sapeva, ma non lo ha scritto!».