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GAZZETTA DELLO SPORT Che tensione con Zeman, De Rossi può andare via

Balzaretti-De Rossi

(A. Pugliese/M. Cecchini) – Nel verde di Coverciano, Daniele De Rossilavora a testa bassa per poi asciugarsi il viso con la maglia. Sudata. Non sappiamo se a Roma sia davvero già diventato Capitan Passato — come qualcuno ironizza per rubargli quel futuro che pareva già scritto — ma di certo l’effetto mediatico delle parole di Zeman ieri era chiaro: la stragrande maggioranza dei tifosi giallorossi sta col boemo che domenica, oltre ad aver messo in panchina l’azzurro ed Osvaldo, ha motivato la sua scelta «accusandoli» di non essersi allenati bene e di pensare più a loro stessi che alla squadra, spiegando come le gerarchie del passato e «il nome» non esistano più.

Colloquio azzurro In fondo, l’allenatore è parso ricalcare la volontà espressa dalla Curva Sud con uno striscione eloquente che univa rispetto a sudore. E l’effetto nel cuore dei due giocatori è stato forte, ma soprattutto in quello di De Rossi («Niente conferenza, meglio di no: si parlerebbe di una cosa sola», ha detto a Coverciano), che ha fatto della Roma una sua ragione di vita. Cesare Prandelli lo ha capito e così — dopo aver espresso stima per la loro professionalità («Non discuto le scelte di Zeman, avrà avuto i suoi motivi. Con me loro sono stati sempre disponibili») ha avuto un colloquio in privato con i due, il cui senso è stato: le parole non servono, dimostrate a tutti quello che siete e che valete. Nell’ambiente di De Rossi, infatti, si dice che il centrocampista sia rimasto ferito non dall’esclusione, ma dalle accuse di scarsa professionalità. L’azzurro, tra l’altro, non si sarebbe mai lamentato dei carichi di lavoro con Zeman, ma piuttosto di qualche scelta tattica e di gioco, condivisa in chiave difensiva anche da Burdisso, anche lui tra gli epurati. Ma se sull’argentino Zeman ha speso buone parole («Caratterialmente ne vorrei venti come lui») così come su Osvaldo («Per talento è inferiore solo a Totti»), solo per De Rossi non è arrivata la caramellina. E allora i maligni sottolineano come il boemo in estate abbia chiesto due giocatori: Tachtsidis e Bradley, entrambi «in competizione» con Daniele.

Ruolo Già, perché i grandi problemi di De Rossi sono soprattutto due. Il primo è lo scetticismo con cui guarda al gioco di Zeman (con il boemo che teme che la cosa sia contagiosa per il resto della squadra), il secondo è il ruolo in cui viene impiegato. De Rossi — e non lo ha mai nascosto — si sente un centrale e gli piace giocare lì, davanti alla difesa. Zeman — e anche lui non lo ha mai nascosto — in quel ruolo non lo vede e gli preferisce Tachtsidis (con Bradley come alternativa). Francamente, difficile da spiegare (e far digerire) a Daniele, che in quel ruolo è diventato uno dei giocatori più forti al mondo.

Futuro E la dirigenza della Roma? Ufficiosamente, la scelta di Zeman equivale all’accantonamento di Piris. In realtà, dopo il flop di Torino, è stato chiesto al tecnico di avere più coraggio, sapendo che pur in presenza di scelte «difficili» sarebbe stato appoggiato. In fondo, nell’universo giallorosso, De Rossi paga il suo contratto di 6 milioni (con Buffon e Sneijder è il giocatore più pagato di tutta la Serie A) e, si sussurra, il suo no alla cessione al Manchester City che, secondo uomini di mercato vicini a Trigoria, la dirigenza avrebbe avallato. «Io non ho mai chiesto di essere ceduto», ha detto il giocatore ad agosto. Che però si chiede perché nessuno in società lo difenda adesso, dopo che ne hanno fatto il centro del progetto futuro. E se il braccio di ferro continuasse? Tutto sarebbe possibile. Il Manchester City, ma non solo. Meglio guardare infatti altrove, si sussurra a quel Real Madrid che a giugno può cedere Khedira. O, magari, al Psg che per Daniele investirebbe 25 milioni (con la Roma invogliata ad accettare). Zeman, se dovesse finire così, non avrebbe più un giocatore poco devoto al suo credo, la Roma assesterebbe il suo bilancio sofferente e l’azzurro potrebbe scoprire — magari — che si può vivere felici anche lontano dall’amore di Roma.

 

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