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IL ROMANISTA Spreconi

Zdenek Zeman

(T.Cagnucci) – «Mai una volta» dice De Rossi quando esce il suo colpo di testa a poco dalla fine e dalla porta. «Mai!» si possono dare soltanto due minuti di recupero con un espulso e tre sostituzioni urla Totti a Mazzoleni e al vento a fine partita. Mai ’na gioia c’è scritto in uno stendardo in Curva Sud che dice tutto e ci si potrebbe pure mettere il punto, almeno stanotte, poi domani ne riparliamo. Forse. Mai dire mai quando gioca la Roma all’Olimpico perché da un po’ di tempo finisce sempre male. Stavolta la spiegazione è troppo semplice: l’errore di Stekelenburg (il primo quest’anno, inciso). E quando la spiegazione è troppo semplice puzza di errore, anche perché Roma-Sampdoria non può finire 1-1 se stai sopra di un gol e di un uomo al primo minuto della ripresa e giochi in casa e sei più forte e sei meno stanco perché a Cagliari non t’hanno fatto giocare.  Non è che non puoi rimediare a un errore di un portiere (bellissimo l’applauso di praticamente tutto lo stadio quando Stekelenburg tocca la prima palla dopo il fattaccio, importante ricordarlo visto che da oggi verrà scartavetrato), non è che non puoi tornare a segnare se te l’hanno appena fatto. Che mandi tutto a monte appena una cosa va storta. E’ la terza festa pronta che va in malora: col Catania sembrava l’inizio di un trionfo e dopo il 2-2 pareva invece la 39esima giornata del campionato dell’anno scorso.

Dopo Milano un altro ponte verso l’Eldorado sembrava lanciato, poi col Bologna il de profundisa tutto il campionato. Ieri a tavolino un’altra giornata di quelle pronte per farti star bene, invece niente: ma che davvero non c’abbiamo il diritto a spizzarci qualcosa, ad acchittarci una gioia? Mai? Mai proprio mai? Non può essere e arriverà un giorno che cambierà. Magari già domani, anzi meglio dopodomani. Magari. Forza Roma, abbasso la Juve.  La squadra invece non deve avercelo il diritto a rilassarsi, a spizzarsi niente, deve avere il dovere di reagire e basta. E’ questo il punto. Sempre, altro che mai. La Roma sembra assorbireprosciugare gli stati d’animo di tutti, si emoziona, si bagna, va in estasi con la folla e con l’entusiasmo, si paralizza alla prima mezza contrarietà. E’ questo che non va (invece vanno alla grandissima Florenzi e Castan, per esempio e come esempio per tutti). Almeno adesso, almeno stanotte. Oggi è già domani e dopodomani. Oggi che è il compleanno di Francesco Totti che ieri è stato un’altra volta (si possono persino contare quante: 216) Francesco Totti. Lui che con la Sampdoria giocò la sua prima partita da titolare con la Roma (in Coppa Italia), e con la Sampdoria giocò la sua prima da titolare in campionato. Come a dire: auguri doppi, tripli, e tutti i multipli che volete. E auguri a tutti i tifosi della Roma visto che la festa non se la gustano; auguri perché anche loro ieri hanno festeggiato una specie di compleanno: era un 9 gennaio del 1977 (Totti ciaveva 5 mesi), il più grande esempio di consorzio umano, il Commando Ultrà fece la sua comparsa, vide la sua prima partita, proprio all’Olimpico contro la Samp. Anche per questo c’è la sensazione di una festa rovinata. Anche per questo andiamo a rovinarla agli altri, a quelli che da sempre ce l’hanno apparecchiata. Acchittata. Spizzata. Prendiamo questa specie di coincidenza e con uno spirito ultrà vecchie maniere da riscoprire andiamo a giocare a Torino. Contro la Juventus. Sempre. Ferrara ha già riso troppo

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