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IL ROMANISTA Florenzi-Ferrara dall’Under 21 alla Serie A

Florenzi

(V. Meta) L’amore a prima vista era scattatato poco prima di Ferragosto, talmente tenace che dieci mesi più tardi Ciro Ferrara sorrideva scuotendo la testa mentre guardava Alessandro Florenzi imperversare per la Borghesiana con l’amico Viviani in cerca di una coppia di sfidanti per una partita a bigliardino. «Mica vi sarete veramente fatti battere da ’sti due?» chiedeva al suo staff un divertito Ferrara in un momento di relax del suo ultimo ritiro da ct dell’Under 21. «Guardi mister che noi siamo fortissimi!» ribatteva Florenzi, il sole di giugno a illuminare il finale di una stagione sfavillante iniziata proprio con una telefonata dell’allenatore che oggi siede sulla panchina della squadra contro cui Alessandro aveva esordito in Serie A sostituendo Totti.

Quando l’allora ct lo aveva convocato per la prima volta in Under 21, dallo scudetto Primavera (vinto battendo il Varese di Devis Mangia, attuale tecnico degli azzurrini, ma questa è un’altra storia) erano passati appena un paio di mesi e Florenzi, che di quella Roma era il capitano, non era nemmeno partito per il ritiro con Luis Enrique. Colpa di un intervento di appendicectomia in piena estate, invece che a Riscone si ritrovò sui monti della Sila con il Crotone che già aveva fatto le fortune del coetaneo Crescenzi. Sembrava un treno perso, era l’inizio di una rincorsa che stasera all’Olimpico segnerà una nuova tappa. Ciro Ferrara è uno di quelli che avevano capito tutto in anticipo. Prima delle trentacinque partite in Serie B, degli undici gol e dell’attenzione di Zeman. Prima di tutto fu l’Under 21, perché quando Ferrara lo inserì nelle convocazioni sperimentali di metà agosto 2011 la carriera in azzurro di Florenzi stava nel palmo di una mano: quattro presenze con l’Under 20 di Francesco Rocca, che lo faceva giocare nonostante venisse dalla Primavera, lui che la prima volta che mise piede a Coverciano confessò di essercisi perso.

Ferrara aveva capito che la sua forza era anche la disponibilità al sacrificio, quella che fra Crotone e nazionale l’ha portato a fare di tutto, dal terzino all’esterno alto nel centrocampo a quattro, ruolo che in Under ha mantenuto anche dopo che Mangia è subentrato all’ex Juve. D’altra parte, in quel ritiro alla Borghesiana erano due le certezze nell’aria: che Florenzi fosse pronto per la Serie A e Ferrara pure, al punto che già si faceva il suo nome quale successore di Zeman sulla panchina del Pescara. Tre mesi e mezzo dopo l’allenatore che aveva capito tutto e il centrocampista che per lui si è inventato numero sette si ritrovano all’Olimpico. Da avversari, anche se il tecnico avrebbe tanto voluto Florenzi con sé alla Sampdoria, non fosse che Zeman e Baldini non hanno neanche preso in considerazione l’ipotesi di cederlo. «Ferrara è un allenatore bravissimo» ha detto più volte Alessandro, entrato in Under 21 alla prima gara ufficiale del biennio per non uscirne più. L’amore a prima vista dura ormai da più di un anno e il tecnico non gliene vorrà se stasera Florenzi farà di tutto per batterlo.

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