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IL MESSAGGERO «Un vero maestro di calcio»

Roma-Catania Zeman

(U.Trani) «Totti è il calcio». La frase, come fosse lo spot migliore per il nostro movimento, fa ancora più effetto. Perché non esce in un discorso da bar, ma si stampa nell’aria azzurra dell’Aula Magna di Coverciano. A pronunciarla è Cesare Prandelli che per un paio di settimane, nell’estate di otto anni fa, allenò il capitano della Roma. Il ct va oltre. Zeman è il maestro. Di tutti. Di chi vuole allenare scegliendo il sistema di gioco offensivo e propositivo che in tre numeri si sintetizza così: 4-3-3. Ancora: «Osvaldo è il simbolo dell’attaccante moderno». Venerdì a Sofia, nella prima gara delle qualificazioni mondiali contro la Bulgaria, l’italoargentino potrebbe far coppia con Destro[…]

La Roma ha il suo peso in Nazionale. A parole e nei fatti. Anche se poi l’assetto, come nelle prime due partite dell’Europeo, sarà quello della Juve campione d’Italia. Anche per questo ci sono ancora sette juventini come in Polonia e Ucraina. Nel blocco, Giovinco in più, tornato dal Parma in bianconero, e Chiellini in meno, avendo appena recuperato dall’infortunio della finale contro la Spagna a Kiev. Conte quindi e non Zeman. Sistema di gioco 3-5-2 e non 4-3-3. Giovinco il futuro dell’Italia, Totti il presente della Roma. Prandelli ammette: «Francesco qui con noi ci sarebbe sempre se mantenesse questa forma. Ma in questi due anni ho scelto un progetto diverso. Totti è il calcio. La voglia, quando lo guardiamo in campo, è che non smettesse mai. Ma io spero che ci siano giovani in grado di prendere il suo posto». Nessuno può prendere quello di Zeman quando c’è da spiegare agli allenatori, durante i corsi al centro tecnico di Coverciano, come si va all’assalto della porta avversaria. «Io non so perché sia stato ai margini del grande calcio per anni e perché non sia stato preso da i club migliori. Di sicuro noi allenatori lo abbiamo tenuto in grande considerazione. Pensate: gli schemi offensivi del quattro-tre-tre si studiano sugli appunti di Zeman. Il suo calcio rimane qui materia di studio. È sempre un punto di riferimento per ogni tecnico».

Se Destro gli è piaciuto «molto», su Osvaldo non è che abbia cambiato di nuovo idea. «Lui e Pazzini hanno meritato la convocazione e dimostrano agli altri che le porte sono aperte a tutti. E tutti, dunque, hanno la possibilità di essere chiamati se vanno bene nei loro club. Con Osvaldo ho subito parlato. La prima cosa che gli ho detto è che la penso come il primo giorno. Lo reputo, per caratteristiche, attaccante moderno e quindi utile per qualsiasi soluzione tattica. Tecnicamente mi è sempre piaciuto. Non l’ho portato, però, all’Europeo. Nell’ultimo mese e mezzo della scorsa stagione, alla vigilia della manifestazione, lo avevo visto troppo nervoso in alcune gare con la Roma e non volevo avere problemi di questo tipo. L’ho escluso perché volevo recuperarlo sul piano psicologico». Si capisce che aveva già abbastanza lavoro con Balotelli e Cassano. Che ora non sono qui. Supermario dovrà fare un intervento agli occhi, Totò non è al top e, a quanto pare, non ha convinto il ct per i comportamenti (in parte anche l’attaccante del City, criticato spesso dai compagni pure in pubblico). «Senza Balotelli, davanti proverò qualcosa di diverso. Cassano, invece, ha chiarito di essere al cinquanta-sessanta per cento: io devo far punti e non ho tempo di recuperarlo. Ho pochi giorni per lavorare».

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