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IL MESSAGGERO “Troppi regali, poca cattiveria”

Zeman

(M. Ferretti) – Due partite in casa contro Catania e Bologna, non Manchester United e Barcellona, e solo un punto. Cinque i gol al passivo, più uno rispetto a quelli all’attivo. La sconfitta di ieri è (anche) figlia di errori individuali, ma l’allenatore – in certi casi – non può essere esente da colpe. La gestione dei cambi, ad esempio, non ha affatto convinto. E la Roma nel secondo tempo è sparita atleticamente dal campo. Zdenek Zeman cerca di salvare il salvabile anche se non manca di sottolineare gli errori commessi dai suoi giocatori, e non soltanto dai difensori. «Abbiamo fatto benino nel primo tempo e forse ci siamo accontentati. Non siamo stati più aggressivi e abbiamo presi tre gol da errori nostri. Errori individuali o di reparto? In occasione del primo si vedeva che il ragazzo crossava e noi non siamo stati reattivi; nel terzo c’è stato uno scontro tra Stekelenburg e Burdisso ma anche nel secondo non siamo riusciti a chiudere come dovevamo. Ho cambiato Piris e ho messo Marcos (Marquinhos, ndr) perche volevo maggiore spinta sulla fascia», il suo attacco.

 

E ancora. «Nel secondo tempo Piris andava poco e con i tempi sbagliati. Ma, ripeto, nei primi due gol eravamo schierati, sul colpo di testa si vedeva che l’avversario crossava e eravamo quattro contro uno. Se si fa tutto perfetto i gol non si prendono mai. Sul secondo gol eravamo in sette contro due e ci siamo fatti passare la palla dietro la schiena, due potevano staccarsi. Io sostengo che più tieni l’avversario lontano e meno pericoli corri. Nel secondo tempo abbiamo abbassato il ritmo, la difesa si è allungata e il centrocampo non è riuscito a coprire tutti quei metri. Cosi non si lavora come squadra ma come reparto».

 

E poi. «È probabile che i cambi siano stati sbagliati, ma chi è entrato non ha influito sui gol presi. La verità è che non siamo più ripartiti. Io non credo che i nostri problemi nascono dall’incapacità di capire il mio gioco: lavoriamo insieme da due mesi e qualcosa ci è riuscito. È mancata la concentrazione: le partite durano novanta e passa minuti. Stavolta non siamo riusciti a stare il più lontano possibile dalla nostra porta. Sul due a zero sono partiti i tre di sinistra e i tre di destra, è normale che se non si riesce a chiudere poi ci sono tante energie sprecate che ti vengono a mancare. Destro? Ha fatto bene, gli è mancato il gol ma poteva esserci un rifornimento migliore. Abbiamo perso il filo del gioco, ci dobbiamo mettere in testa di giocare tutti insieme e ognuno con le proprie responsabilità».

 

E adesso? Una mazzata inattesa dopo la strepitosa vittoria di Milano. Il bilancio, con due partite su tre all’Olimpico, è davvero misero. «Spero che la sconfitta ci faccia crescere, siamo una squadra giovane, a parte Totti sono tutti ragazzi di venti anni non abituati a vincere i campionati. Dispiace perdere cosi, dopo il primo tempo si pensava di continuare su questi ritmi. Poi non hanno ancora i meccanismi in testa, ogni tanto si dimenticano qualcosa che poi si paga. Si dice sempre che io non difendo bene, perché difendo alto. Se stavolta avessimo difeso alti, forse quei gol non li avremmo presi. Ci siamo allungati troppo, lo ripeto. Sto costruendo una squadra che deve giocare sul ritmo. Se non lo fai, ti trovi in difficoltà. Quella reazione di Totti nel finale? Era stato colpito tante volte, ha fatto un fallo di reazione, non gli era piaciuto il comportamento dell’avversario che lo aveva strattonato. Andava espulso? Ha subito anche lui dei falli da espulsione…».

 

Adesso Cagliari e Sampdoria in una decina di giorni prima della partita di Torino contro la Juventus, sabato 29: la Roma deve immediatamente rialzare la testa. E imparare a difendere un po’ meglio.


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