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IL MESSAGGERO Buffon: “Totti resta il numero uno”

Buffon e Totti

(U. Trani) – Gigi Buffon in Aula Magna dà forza al progetto di Cesare Prandelli. Sui giovani, sul sistema di gioco più conosciuto dal gruppo che poi è quello della sua Juve, sugli stage per far crescere la nazionale vicecampione d’Europa e portarla svezzata al mondiale del 2014. Il capitano sa che in Brasile il cittì sarà sempre lo stesso. E non solo perché nel giugno 2010 firmò un quadriennale (2 più 2). Perché ora è convinto di restare e la Russia è lontana.

Più lontana del Brasile, anche se le qualificazioni per il mondiale cominceranno solo venerdì, a Sofia contro la Bulgaria. Prandelli, lasciando Cracovia il giorno dopo la finale persa a Kiev contro la Spagna, spostò la decisione di sei mesi. «A dicembre tirerò le somme e vedremo se continuerò», spiegò. Anche perché la Lega calcio non aveva certo collaborato con la nazionale nei mesi precedenti l’avventura continentale. Ora, però, con i due incontri che ha avuto, nelle scorse settimane, con i dirigenti della federcalcio, il ct ha dato la garanzia che non si chiamerà fuori. Lo avevano chiamato dalla Russia, prima la nazionale che ancora non aveva ingaggiato Capello e anche qualche club. Ne aveva parlato con Luciano Spalletti che era stato esauriente: a est si guadagna tanto e come qualità della vita è il top. Ma nei colloqui con gli uomini di Abete Prandelli ha avuto ampie garanzie. Soprattutto per i suoi collaboratori che avranno più spazio e lavoreranno anche per le giovanili, per essere il più possibile in sintonia e migliorare il Club Italia. «Fino a prova contraria in Brasile ci sarò io» conferma il ct, senza lasciare spazio a nuove e suggestive candidature.

Buffon, intanto, avverte che nella nazionale dei giovani non si sente affatto fuori contesto: «Non penso ancora a quello che farò dopo: ho trentaquattro anni, portati anche discretamente bene. Oltre alla ottima condizione fisica, ho tanto entusiasmo. E anche grandissima rabbia-voglia di vincere. Con tre componenti così, posso andare avanti tranquillamente. Quando una delle tre non l’avrò più, mi chiamerò fuori». Come farà il suo amico Totti. «Su di lui c’è poco da dire e da aggiungere. È un campione infinito, non ci sono altri aggettivi. Perché è ancora lui che decide di fare differenza, di mettersi in discussione, di essere sempre il migliore. Già dal ritiro aveva fatto capire che il tipo di approccio con gli allenamenti era quello di un giocatore che sa bene cosa fare. Ha trentasei anni. E deciderà lui, ne sono sicuro, quando sarà il giorno di abbassare le serrande e salutare tutti».

Totti è il simbolo della Roma di Zeman. Il boemo è il nemico storico della Juve e fa crescere l’attesa per la sfida a Torino di fine settembre. Buffon abbassa i toni in anticipo. «La sua impronta è decisa e netta. Riesce sempre a ottenere risultati strabilianti. E il suo gioco rimane divertente. La rivalità con la Roma c’è sempre stata. Sta a noi alla vigilia far si che la soglia di pericolo rimanga abbastanza bassa. Zeman merita che si parli di lui per quello che è riuscito a fare in campo nei suoi anni di carriera, il miracolo con il Pescara dell’anno scorso e quanto sta facendo con la Roma. Per i risultati e il gioco frizzante che appassiona i tifosi. Da vent’anni offre il calcio alla stessa maniera. Sempre godibile. Non tramonta mai. Fuori del campo il personaggio va preso così. Se ha torto o ragione, non devo dirlo io che ho trent’anni di meno. Ognuno è libero di esporre il proprio parere. La sua vera conquista è però il calcio giocato». Ma non dimentica Conte. «Un anno fa ha fatto un capolavoro. Ci manca. È un leone in gabbia». Capisce, invece, i campioni stranieri che non vengono in Italia: «Certe situazioni attorno al nostro calcio non ci hanno fatto onore. E gli stadi, a parte tre-quattro, non sono all’altezza. Non c’entra solo la crisi economica».

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