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GAZZETTA DELLO SPORT Roma, Usa e non getta. Settimana americana: vittorie ed affari

Roma in America

(M. CECCHINI) LA SQUADRA La geografia, a volte, può rispondere anche a contrappunti sentimentali. Fateci caso. L’Oceano Atlantico, per la Roma che nasce, sembra diventato all’improvviso più piccolo, più addomesticabile, come se il cordone ombelicale che lega Trigoria alla baia di Boston abbia la capacità di divorare le miglia. (…) Non a caso da ieri, tornata a casa, la Roma di Zeman e Baldini (e di Fenucci e Sabatini: meglio non creare gelosie) si sente più americana. Se è vero che Zeman, costretto a giocare tre match in sei giorni, ha dovuto adattare un po’ la sua preparazione alle esigenze del risultato, senza dubbio i (meritati) successi ottenuti contro il Lublino, il Liverpool ed El Salvador abbiano rafforzato l’autostima di un gruppo «in progress».

Scelte L’impronta del boemo si vede già, e questA forse è la migliore notizia per una squadra che sta già mettendo in vetrina alcune novità, prime tra tutte Castan, Tachtsidis e il baby Lopez. Non solo. La rosa scelta per gli Usa, all’opposto, ha già ufficialmente sancito chi sembra superfluo nel progetto, a partire da Borriello, Pizarro, Perrotta e Okaka, anche se alla fine dei giochi sarà il mercato a dover dire l’ultima parola.

LA PREPARAZIONE America significa innanzitutto proprietà, e proprio forse da questo fronte arrivano le migliori notizie. Soprattutto i quattro giorni passati a Boston — pur evidenziando il distacco di Tom DiBenedetto dalla «sua» creatura (non ha assistito neppure ad un allenamento) e le presenze «di cortesia» di Ruane e D’Amore — sembrano infatti aver alimentato la voglia di James Pallotta di occuparsi di più della Roma. Lui per tutti, in quel contesto, è stata una presenza vera, tangibile, coinvolgente. Non a caso entro fine anno lui (o un suo stretto collaboratore) diventerà il nuovo presidente del club giallorosso, visto che ormai il magnate ha parlato esplicitamente del desiderio di costruire un rapporto «decennale».

Strategia Certo, nonostante sia milionario, le linee guida non cambieranno, cioè Pallotta non avrà modi da sceicco pronto a versamenti a fondo perduto, ma farà di tutto perché il fatturato del club — che le previsioni per il 2013 danno ancora una volta non superiore ai 120 milioni (con un costo del lavoro intorno ai 100) — cresca in fretta per essere reinvestito nel potenziamento. Insomma, una sorta di autofinanziamento ad alto livello, che nel contempo però ponga le basi per il definitivo risanamento dei conti.

IL MARCHIO Tra i diversi riscontri positivi, la tournée ha avuto anche quello di evidenziare le potenzialità del marchio Roma. Ovvio che si è ancora lontanissimi ad esempio dall’incredibile seguito (con ricaduta sui ricavi) che ha il Liverpool negli States, ma il merchandising è in salita del 30% e la vendita delle maglie del 20%. (…) Sotto la direzione del manager Arshad la multimedialità si sta sviluppando, mentre l’ex manager dell’Adidas, Winterling, sta incrementando lo sviluppo del merchandising. Lo dimostra anche il riscontro positivo del test degli incontri coi tifosi a pagamento (costavano 99 dollari: 200 circa le adesioni nelle tre città).

Con Bradley Inoltre, l’ingaggio di Bradley è stata una mossa eccezionale, che ha trascinato spesso la Roma sui media statunitensi. Solo marketing? Niente affatto. Se è vero che un anno fa un dirigente giallorosso lo considerava adatto solo per un club di metà classifica, in realtà il centrocampista ha dimostrato proprio nella sua terra di non essere solo un uomo-sandwich, ma un giocatore utile. (…)

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