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CORRIERE DELLO SPORT La Roma vince in mezzo al caos

Il gol di Osvaldo

(R. MAIDA) – Il gigante Tachtsidis torna a Roma con un labbro gonfio e la sensazione di un’ingiustizia. Non è finita bene la tournée americana, nonostante il tre su tre nel conto delle vittorie che porta il totale a sei su sei nelle amichevoli estive. Di positivo contro la nazionale di El Salvador rimarrà solo un ottimo primo tempo. Il resto, tutto, va archiviato in fretta.

IL FATTO – E’ successo questo, a dieci minuti dai saluti. Dopo un contrasto sulla fascia il difensore Figueroa ha rifilato una testata a Tachtsidis, che ha perso la testa: prima ha rovesciato l’avversario con una mossa da judoka, poi è stato trattenuto a stento dai compagni, soprattutto Osvaldo che di queste cose se ne intende. Rissa sfiorata.Anche per colpa dell’arbitro, tale Terry Vaughn dello stato di Iowa: in tutta la partita ha ammonito solo i romanisti, innervosendo i giocatori con atteggiamenti plateali. E nel momento del fattaccio ha espulso solo Tachtsidis che meritava di uscire meno del rivale. Per fortuna il buon senso delle squadre – in fondo era un’amichevole – ha evitato che la zuffa si trasformasse in guerra senza quartiere.
CALORE – Era quello che avrebbero forse desiderato alcuni dei 10.000 salvadoregni arrivati alla Redbull Arena, lo stadio a venti minuti di treno da Manhattan dove di solito gioca Thierry Henry: per un po’ la passione sulle tribune è stata pittoresca e rumorosa, ma poi è diventata antipatica con i lanci di bottigliette
Continui gli errori dell’arbitro, clima caldo per i tifosi avversari: reazione del greco a una testata

sulle teste dei giocatori. Anche questo ha innervosito la partita, oltre a un caldo infernale: 29 gradi umidi alle 10 di sera.

A RAZZO – Piacevole era stato il primo tempo, si diceva. Come già le era capitato con lo Zaglebie Lubino, la Roma ha trovato una partenza sprint. E ancora con Osvaldo. Troppo molle l’avversario, ma bravo Burdisso a cercare l’amico in verticale da metà campo. E bravissimo Osvaldo a fintare il dribbling per poi scappare sull’esterno: rasoterra e di destro e palla in rete sull’altro palo. Sarebbe stato il primo di otto tiri nello specchio della porta in 40 minuti, luce per gli occhi di Zeman. Sembrava una passeggiata: giocate essenziali e intelligenti, sovrapposizioni efficaci, specie sulla sinistra con Heinze in versione terzino. Hanno provato quasi tutti a segnare. Però Lamela nella Grande Mela non è stato grande: due tiri da corta distanza, due parate facili di Portillo. Incredibile l’azione del minuto 13: dopo la respinta del portiere su Lamela, è spuntato Florenzi che ha tirato una sassata sulla traversa. Ma mica è finita. Sul pallone si è lanciato ancora Osvaldo in sforbiciata, senza trovare la porta vuota.
IL GIRO – Se all’intervallo fosse finita 5-1 – contiamo un miracolo di Lobont – i poveri salvadoregni non avrebbero potuto protestare. El Salvador è al numero 67 della classifica Fifa, meglio di Marocco e Finlandia per intendersi, e sta giocando le qualificazioni mondiali, eppure era in bambola. Ma dagli spogliatoi, anche a causa dei cinque cambi di Zeman, la Roma è rientrata con dieci minuti di ritardo. Aggressività nulla, difesa abbandonata a se stessa. E Lobont ha consegnato a Gutierrez, il terzino, un momento da ricordare: il tiraccio da 25 metri è diventato letale grazie a un rimbalzo e alla valutazione sbagliata del portiere. Subito dopo, il centravanti Ulloa ha sprecato due volte l’occasione del sorpasso. E allora la Roma si è riorganizzata, ispirata da Bojan che era entrato al posto di Totti. Intravisto uno spiraglio sul palo lungo, Bojan ha calciato dritto per dritto, di destro, con la palla che ha accarezzato il palo e si è addormentata in rete. Partita vinta, nonostante altri due errori di El Salvador che hanno riabilitato Lobont. 
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