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IL DUELLO Totti sfida Meazza ed Altafini, obiettivo 216 in Serie A

Nell’ultima di campionato i giallorossi cercheranno di conquistare tre punti sul campo del Cesena già retrocesso. Tre punti per sperare ancora nell’Europa e per salutare Luis Enrique, omaggiando a dovere il tecnico asturiano, alla sua ultima panchina con la Roma. Per farlo serviranno grinta, gioco ma sopratutto gol. Quei gol che il capitano giallorosso sogna di fare per battere un altro record: agganciare Altafini e Meazza a quota 216 nella classifica dei marcatori della Serie A. Qualora lo facesse, Francesco Totti, che ora è a quota 215, diventerebbe il terzo marcatore di tutti i tempi in serie A. Numeri importanti, e  che potrebbero arrivare nel giorno in cui colleghi e amici che con lui hanno condiviso tanto dicono addio al campionato italiano. A Torino saluta Del Piero, a Milano Nesta, Gattuso, Inzaghi e  Seedorf. Loro smettono, Totti continua. Una sfida contro tutto e tutti  che il capitano giallorosso, come ci ha abituati, vincerà a tutti i costi…

FRANCESCO TOTTI

Francesco Totti

Nato il 27 settembre 1976, a Roma, Francesco Totti inizia a giocare a calcio nella Fortitudo all’età di sette anni. In seguito si trasferisce prima alla Smith Trastevere, dove disputa il suo primo campionato dilettantistico giocando due anni sotto età nel campionato esordienti e poi, nel 1986, alla Lodigiani. Nel 1989, a 13 anni, passa nelle giovanili della Roma. Nella squadra giallorossa apprezza il capitano di quel periodo e suo idolo sin da bambino, Giuseppe Giannini.  Nel 1993 conquista il suo primo successo: lo scudetto Allievi. Con Luciano Spinosi, in Primavera, vince una Coppa Italia. Dopo tre anni di settore giovanile alla Roma, nella stagione 1992-1993 Totti entra nel giro della prima squadra grazie a Boskov, che lo fa esordire in Serie A a 16 anni il 28 marzo 1993, nei minuti finali della partita Brescia-Roma (0-2). Nella stagione 1994-1995 Totti realizza la sua prima rete in Serie A (4 settembre 1994)nella partita contro il Foggia. Grazie a Mazzone prima e Zeman poi, Totti cresce sia a livello tecnico che mentale, tanto da diventare il capitano della squadra. Nella stagione 2000-2001, sotto la guida di Fabio Capello, il capitano giallorosso riesce a coronare un sogno che aveva sin da bambino: vincere lo scudetto con la maglia di cui era tifoso. Campione del Mondo nel 2006 e Scarpa d’Oro nella stagione 2006-2007, Francesco Totti vanta 640 presenze e 270 reti in gare ufficiali con la maglia della Roma.

GIUSEPPE MEAZZA

Giuseppe Meazza

Nato nel popolare quartiere di Porta Vittoria, iniziò a giocare a 6 anni sui campetti di Greco Milanese e Porta Romana in un gruppo di bambini che lui definì i Maestri Campionesi inseguendo una palla fatta di stracci. Ottenuto finalmente il consenso della mamma (il padre era morto in guerra nel 1917) a 12 anni inizia a giocare sui campi regolari con i ragazzi uliciani del Gloria F.C., dove un ammiratore gli regala quelle scarpette che tanto desiderava (e lui non poteva comprare) e che il “Brigatti” vendeva in Corso Venezia all’equivalente di circa 3 stipendi. A 14 anni compiuti entrò a far parte dell’Internazionale disputando il campionato ragazzi. Fu Fulvio Bernardini a scoprirlo e ad insistere presso l’allenatore dell’Inter, Árpád Weisz, affinché lo inserisse in prima squadra: Bernardini (che sarebbe diventato in seguito un importante allenatore e scoprì numerosi altri giocatori, fra cui un altro che sarebbe poi diventato centravanti dell’Inter, Alessandro Altobelli) si fermava sempre più spesso, al termine degli allenamenti, a osservare estasiato, tra i ragazzi delle giovanili, quel ragazzino che con il pallone tra i piedi faceva meraviglie. Bernardini, si narra, fu tanto insistente e convincente che alla fine Weisz volle visionarlo personalmente. Weisz si rese conto che Bernardini non aveva esagerato: a 16 anni il ragazzo fu aggregato in prima squadra e a 17 anni Giuseppe Meazza esordiva nell’Inter, nella Coppa Volta. Fu in quell’occasione che gli fu dato il soprannome di “Balilla”: quando l’allenatore Weisz lesse nello spogliatoio la formazione, annunciando la presenza in squadra di Meazza fin dal primo minuto, un anziano giocatore dell’Inter, Leopoldo Conti, esclamò sarcastico: “Adesso andiamo a prendere i giocatori perfino all’asilo! Facciamo giocare anche i balilla!”. L’Opera Nazionale Balilla, che raccoglieva tutti i bambini dagli 8 ai 14 anni, era stata costituita nel 1926 e così allo scherzoso “Poldo” venne naturale apostrofare in quel modo il giovanissimo esordiente. Ma si sarebbe ricreduto presto: Meazza, in quella partita giocata contro l’U.S. Milanese, segnò tre gol, assicurando all’Inter la vittoria e facendo capire a tutti che era nata una stella . “Pepin”, come veniva chiamato in dialetto milanese, seguitò a giocare nel ruolo di centravanti nell’Ambrosiana, come era stata ribattezzata l’Inter in epoca fascista in seguito alla fusione con la U.S. Milanese. Iniziò subito a farsi notare a suon di gol e per la sua classe sopraffina, tanto che, non ancora ventenne, guidò la sua squadra alla conquista del neonato campionato di Serie A nel 1929-30 conquistando il titolo di capocannoniere con ben 31 reti.

JOSE’ ALTAFINI

Josè Altafini

Cresciuto nel Palmeiras vi vinse il campionato juniore paulista in una squadra che usava il modulo del doppio centravanti; esplose non ancora ventenne nella nazionale brasiliana che vinse i campionati del mondo del 1958 in Svezia, segnando due reti in tre partite. Acquistato dal Milan, confermò anche in Italia le sue doti di cannoniere. In sette stagioni al Milan, vinse due scudetti (1958/59 e 1961/62) ed una Coppa dei Campioni (1962/63) realizzando, in quella edizione del torneo, ben 14 reti, record della competizione. Nella partita con l’Union Luxembourg, vinta per 8-0, segnò ben cinque reti, record tuttora imbattuto e che divide con altri otto atleti. Lasciato il Milan, dove nacque la sua reputazione di calciatore poco incline agli scontri fisici con i difensori avversari, anche per le polemiche per dualismi con Amarildo e Paolo Ferrario, giocò per sette anni a Napoli. Alla fine del 1972 approdò insieme a Dino Zoff alla Juventus, dove nonostante l’età non più verdissima vinse da protagonista due scudetti nelle stagioni 1972/73 e 1974/75, risultando spesso risolutivo pur partendo dalla panchina. In particolare si ricorda il gol segnato in Juventus-Napoli del campionato 1974/75, con la classifica che vedeva la Juventus prima e il Napoli secondo a due punti; entrando a pochi minuti dalla fine segnò il gol del definitivo due a uno, che consentì alla Juventus di staccare il Napoli e vincere il campionato. Pochi giorni dopo la partita, su un cancello di accesso dello Stadio San Paolo di Napoli apparve la scritta: José core ‘ngrato, ricordando i trascorsi napoletani dell’attaccante.  Chiuse la carriera indossando la maglia del Chiasso e del FC Mendrisiostar (oggi FC Mendrisio-Stabio) nel campionato svizzero. Complessivamente nella sua carriera italiana ha segnato 216 reti in 459 gare di campionato, terzo assoluto per realizzazioni (dopo Piola e Nordahl, e a pari merito con Meazza) e primo fra i viventi, nonché primo per presenze fra i calciatori non nati in Italia. Ha vinto la classifica marcatori nel campionato 1961/1962, a pari merito con Aurelio Milani.

 

A cura di Edwin Iacobacci

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