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AS ROMA Giorgio Rossi: “Il migliore Totti era quello di Zeman, De Rossi è quello che mi ha sorpreso di più: quante critiche facemmo a Luis Enrique per lui!” (AUDIO!)

Giorgio Rossi

Quella contro il Catania, sarà la sua ultima partita, dopo 55 anni di onoratissima carriera giallorossa. Giorgio Rossi, darà quindi addio nel giorno in cui Francesco Totti andrà in campo per la presenza numero 500 con la maglia della Roma. Per l’occasione, lo storico massaggiatore è intervenuto ai microfoni de “La città nel pallone”, sulle frequenze 99.8 di RadioIes, per parlare degli anni passati in giallorosso, fino ai giorni di oggi. Ecco le sue parole:

Con la Roma hai vinto tanto, forse ti manca solo la prima Coppa Italia…

“Nel ’64 stavo nella Primavera, che a quei tempi si allenava nel campo Tre Fontane, però l’ho sfiorata la Coppa Italia, perché ci allenavamo quasi in coabitazione con la prima squadra”.

Ci sono mai stati casi simili a quello di Delio Rossi?

“Del genere no, ma qualche accesa discussione tra mister e giocatori c’è stata, ma sempre a porte chiuse. Non conoscendo da vicino Delio Rossi, a Roma si dice “Je partita la brocca”.

Dopo lo schiaffo di Osvaldo, ora com’è la situazione nello spogliatoio?

“Nello spogliatoio ora regna una tranquillità eccezionale, anche grazie a Totti che è il capo indiscusso nella squadra e nello spogliatoio”.

Un giudizio su Totti.

“Lo conosco da quanto ha cominciato a giocare a calcio da piccolino fino a quando è cresciuto ed è divento grande. L’ho visto crescere da calciatore e da uomo. E’ una persona eccezionale”.

Il miglior Totti?

“Quello di Zeman. Lo sderenava sui gradoni di Trigoria, ma i risultati si vedevano. Certo poi le squadre di Zeman avevano un periodo di calo, ma era dovuto al suo eccezionale gioco che voleva sempre un gol in più degli altri”.

Il momento piu difficile?

“La Coppa dei campioni, Roma-Lecce e Roma-Sampdoria. Ci siamo visti sfilare sotto il naso due scudetti, ma nonostante tutto, in tutti questi anni c’è stato un rapporto bellissimo sia con i giocatori che con la società con la quale ho avuto tante manifestazioni di affetto”.

Il giocatore che ti ha sorpreso più di tutti?

“E’ stato De Rossi, perché da uomo e da calciatore è cresciuto tantissimo”.

Quello che ti ha deluso di più?

“Gomez e Servidei. Gomez ha fatto il turista a Roma per tre anni. Entrambi si giocarono la loro carriera in un Derby”.

Il migliore allenatore?

“Il più grande è stato Liedholm: era eccezzionale come uomo, si faceva valere in tutto e anche nelle difficoltà. Era molto scaramantico e faceva partire sempre la Roma il giovedì e noi eravamo influenzati dal suo potere. La squadra lo seguiva con tranquillità”.

Quelli con la mentalità più vincente?

“Capello, Eriksson e Spalletti. Gli altri non avevano grandi squadre per fare grandi cose”.

Che personaggio è Luis Enrique?

“Oggi in conferenza stampa è stato eccezionale. I suoi elogi mi hanno veramente emozionato, non me lo sarei mai aspettato. Ha dimostrato di avere lati umani, anche se alcune volte per quanto riguarda il suo comportamento abbiamo avuto diverse critiche, come quando ha lasciato fuori De Rossi a Bergamo. Ogni allenatore ha la sua testa e agisce secondo il suo credo”.

Montella?

“E’ un grande perché è un ragazzo di un intelligenza grandissima. Ai tempi di Capello si vedeva già che era un tecnico quasi nato”.

Un messaggio ai tifosi?

“Sono stati grandissimi, ho sempre ricevuto grandi manifestazioni di affetto. Una sera uscito da un ristorante, un autista fermò un autobus in mezzo alla strada per stringermi la mano e questo gesto mi commosse”.

Fonte: “La città nel pallone”, RadioIes

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