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IL ROMANISTA “Non sono dei professionisti”

Panchina As Roma

(M.Macedonio) – «La Pasqua? Ce l’ha mandata di traverso, la Roma». Esordisce con una battuta, Paolo Cento, ma si capisce che ha poca voglia di scherzare, all’indomani della sconfitta di Lecce. «Una squadra che ci lascia senza parole ogni volta che torna a competere per questo maledetto terzo posto – continua l’esponente di SeL, e presidente del Roma club Montecitorio. – L’assenza di personalità è un problema molto serio, che chiama in causa società, giocatori e allenatore. Aggiungo che, questa volta, il pubblico, le radio e i giornali, non hanno alcuna responsabilità, perché mai come quest’anno la Roma ha goduto di un ambiente favorevole oltre ogni aspettativa. Il progetto, i tifosi lo hanno bene incarnato. Non mi sembra, invece, che lo abbiano incarnato tecnico e giocatori». Sembra quasi richiamare quanto detto da Franco Baldini, anche se con un distinguo: «Vedo molta sopravvalutazione, anche se temo che non sia solo sul piano caratteriale ma anche su quello tecnico, che spesso vanno di pari passo. E chiamo in causa anche la presidenza della Roma. Perché la vicenda DiBenedetto ha lasciato un vuoto, che si sente. E’ vero che ci sono dirigenti validi, da Sabatini a Baldini, ma, come in tutte le società di calcio, la proprietà deve farsi sentire, anche quando è “consortile”. Il problema non è tanto nei risultati, quanto nell’assenza di progressi in questi nove mesi.[…]».

Parla di “amarezza profonda”, Fabrizio Grassetti, presidente dell’UTR. «E in una partita decisiva come quella, è stata ancora più cocente. Oltre che per il risultato, per l’atteggiamento, privo di grinta. Trovo che tutto ciò sia stato particolarmente grave, atteso che si trattava di una gara fondamentale ai fini della stagione. E penso anche ai tanti di noi che erano a Lecce, con i propri striscioni e la voglia di sempre nel sostenere la squadra: quasi non si trovano le parole per esprimere lo sconcerto».

Ne trova invece tante Francesco Lotito, presidente dell’AIRC. «Premetto, per chiarezza, che non sono tra i “vedovi” della vecchia proprietà. Anzi, fortuna che c’è stato il cambiamento, altrimenti saremmo già falliti. Grande fiducia quindi nella nuova dirigenza, ma anche forti dubbi nei confronti della guida tecnica. La verità è che si pensava che il gioco di Luis Enrique potesse portare dei miglioramenti. E invece, non mi pare. Non solo le sconfitte, ma anche le debàcle, stanno diventando un po’ troppe. Bergamo, Cagliari, Lecce… contro squadre, quindi, modeste. Senza contare i due derby! La fase difensiva è a dir poco imbarazzante. E anche in attacco, si crea quasi niente. A chi pensa che la colpa sia tutta dei giocatori non all’altezza – per carità, qualcuno c’è che non è un fenomeno – dico che tutto questo non basta a giustificare una prestazione contro un’avversaria, terz’ultima in classifica, e che non spicca certo per individualità. Penso a De Rossi. Qualcuno vuole discuterlo? Ebbene, sono tre-quattro partite che Daniele non è più lui: segno che la posizione che gli assegna l’allenatore non è quella a lui più congeniale. Sono quindi scelte del tecnico. Come quella di José Angel, voluto qui dallo stesso Luis Enrique. A questo punto, Franco Baldini si interroghi se sia giusto insistere con lui o non sia il caso, come ha fatto la Juventus con Delneri, di voltare pagina. Perché mi sembra che aver cambiato allenatore la stia portando a vincere tutto, senza aver comprato né Messi né Cristiano Ronaldo. A me sembra che si vada sempre peggio. Anche contro il Novara non sono state tutte rose e fiori. Se gli abbiamo concesso 6- 7 occasioni da gol, non è normale, perché non le ha mai avute in nessuna partita. Lo stesso Lecce, 4 gol non li aveva mai fatti… C’è che la Roma prende gol sempre nella stessa maniera. […]».

Gli fa eco Arduino Ciaralli, presidente dell’AZ Roma club: «Sono del parere che un progetto vada portato avanti gradualmente, senza perdere di vista il presente, che è fatto di scadenze, settimanali e annuali, che esigono risposte. Trovo il gioco molto spesso snervante, monotono, con un possesso palla fine a se stesso: si vede un tiro in porta a partita! E in difesa, si gioca sempre troppo alti, senza avere giocatori veloci, come Burdisso, che possano recuperare la posizione. Luis Enrique deve capire che le squadre, da noi, vanno fatte giocare più coperte dietro – anche con il marcamento a uomo – soprattutto in partite importanti come quella di sabato».

Era giusto al Via del Mare, insieme ad altri tifosi giallorossi, il presidente del Roma club Soriano Calabro, Enzo Morabito: «Quattrocento chilometri all’andata e altrettanti al ritorno – ricorda – e il sentimento è stato di incredulità. Per essersi confermata, la squadra, priva di carattere nel momento topico della stagione. Sugli spalti, non capivamo il perché dell’atteggiamento dei giocatori. E l’amaro in bocca è stato forte. Perché come ci credevamo noi, dovevano crederci loro. E a maggior ragione perché sono dei professionisti. Purtroppo, hanno dimostrato di non esserlo. E di non aver fatto neanche il minimo che era loro richiesto».

Esprime delusione anche il presidente del Roma club Cosenza, Serafino Roberto: «Sono favorevole a tutte le scelte fatte finora, dall’allenatore ai giovani, anche se riconosco che c’è qualche problema, soprattutto in difesa. La vera delusione sta però nel fatto che, pur sapendo che si può perdere con chiunque, come accade anche alle grandissime squadre, c’è però modo e modo di perdere una partita. Non mi sta simpatica la Juventus, ma devo ammettere che quei giocatori entrano sempre in campo con una grinta unica. Mentre quei minuti finali della Roma a Lecce sono stati quasi irritanti. […]».

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