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IL MESSAGGERO Roma, c’è pure Montella

Vincenzo Montella

(U. Trani) – Il weekend della Roma si chiude nel modo più amaro. Staccata anche dall’Inter, è lontana 4 punti dall’Europa, ma soprattutto è settima solo perché l’Atalanta ha avuto una penalizzazione di 6 punti: in classifica, insomma, è come se fosse ottava, superata pure dalla formazione di Colantuono che ha conquistato 52 punti, uno in più dei giallorossi. A tre partite dalla fine, la situazione sta dunque peggiorando. Pesano le 14 sconfitte in campionato che, però, non evidenziano solo la mancanza di regolarità. Il discorso è più ampio: allenatore e giocatori sono stati sopravvalutati dai dirigenti che li hanno scelti. Perché la squadra sta confermando di non essere competitiva in un torneo mediocre in cui solo la Juventus e il Milan hanno dimostrato di essere da corsa. Luis Enrique e i calciatori hanno la colpa di non essere riusciti a essere protagonisti nemmeno per il piazzamento di consolazione, il terzo posto per i preliminari di Champions.

Il primo problema della Roma, comunque, resta il tecnico da far sedere in panchina la prossima stagione. Inutile rinviare il discorso che è attuale e urgente. Ora Franco Baldini, pur difendendo Luis Enrique, comincia a rendersi conto che deve prendere di petto la questione. Sabato sera, pur elogiando l’asturiano, il dg è stato chiaro quando ha ammesso di averlo visto «provato». A Trigoria allena sempre con convinzione, ma l’impatto con l’Olimpico lo sta mandando in tilt. Non è più il gioco della squadra a essere sotto la lente di ingradimento dei dirigenti quanto la testa di Lucho. L’allenatore non regge la pressione e soffre la contestazione ad personam. Non ha seguito Totti e gli altri sotto la Sud, prendendo le distanze dai tifosi sia nei fatti che a parole.
Non si sa come Baldini possa chiedergli di restare. Sembra impossibile ricucire lo strappo con i sostenitori giallorossi. Lo stesso Luis Enrique, almeno a sentirlo parlare, fa capire di essere pronto all’addio a fine stagione. Sia la piazza che l’asturiano sono arrivati al limite della sopportazione.
Baldini si è spesso confrontato, in questi giorni, con Walter Sabatini. L’anno scorso la scelta dell’allenatore fu solo del direttore generale, ma stavolta potrebbe pesare il parere del direttore sportivo, chiamato poi a prendere i rinforzi per il tecnico che sarà sulla panchina della Roma. Sabatini ha già detto la sua. Il ds vota per un italiano. Di prima fascia. In questo senso il nome più gettonato, con la benedizione di Baldini, è quello di Cesare Prandelli, impegnato con la Nazionale nel prossimo Europeo in Polonia e Ucraina e legato alla Federcalcio sino al 30 giugno 2014 (ostacolo non di poco conto). Da qualche settimana a Trigoria viene fatto anche quello di Massimiliano Allegri che è però legato al Milan per altre due stagioni: se ci dovesse essere la separazione consensuale a fine campionato, ipotesi tornata d’attualità sabato alla vigilia della gara di Siena, l’attuale allenatore rossonero potrebbe entrare nell’elenco.
Il candidato a sorpresa è invece Vincenzo Montella: scaricato a fine stagione per rompere in modo drastico con la vecchia gestione societaria, l’allenatore del Catania adesso potrebbe tornare. La motivazione offerta l’anno scorso, in via non ufficiale, dalla nuova società non aveva convinto: la sua mancata conferma era dipesa dai risultati. Baldini e Sabatini avrebbero voluto vedere la Roma in finale di Coppa Italia o almeno quarta per giocare i preliminari di Champions. Ma a incidere, probabilmente, fu la scelta di campo di Montella: il tecnico si legò a Montali, punto di riferimento per la squadra indicato da UniCredit durante la cessione del club. L’ex dg, su richiesta dei nuovi dirigenti, fu sollevato dall’incarico a giugno. Dunque lasciò la Roma. Proprio come Montella. Adesso è Sabatini a spingere per questa soluzione.Baldini prende tempo. I suo amici, oltre a Prandelli, sono Capello che si propone alla sua maniera e che però richiederebbe investimenti di lusso e Guardiola che ha offerte da club a cinque stelle. Il dg prenderebbe Villas Boas, meno straniero di altri: il portoghese è già stato in Italia, da vice Mourinho. E resistere all’Inter, come insegnano Benitez, Leonardo, Gasperini e Ranieri, non è mai semplice.
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