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KANSAS CITY 1927. A contrada der Proggetto (Siena-Roma 1-0)

Francesco Totti

Pe giocà de lunedì tocca esse mentarmente predisposti, strutturati ma flessibili, spavardi ma sicuri de sé, concentrati e radicati ma aperti e possibilisti, fondamentarmente duttili de cervello quer che basta pe capì quello che chi non fa de mestiere er carciatore o er parrucchiere sa da sempre: che se po lavorà pure de lunedì. Mo, se a na squadra che è riuscita a perde de lunedì pure nell’unica annata de carcio moderno in cui riuscì a fregiasse de scudetto e de bona parte degli aggettivi succitati, je se offre l’alibi de na partita sotto zero, le possibilità che a scallacce a fine gara ce siano tre punti o armeno uno o comunque na degna ma sfortunata prestazione se riducono ar lumicino de credibilità de nAlemanno quarsiasi. Tra l’altro, se sa, la nostra immagine ner monnonfame in caso de emergenza metereologica è quella che è, difficile miglioralla in quer de Siena, campo stronzetto ma a vorte propizio, campo dove la sorte avversa poteva regalacce no scudo mentre in quer de Chievo stavamo co le recchie attaccate ale radioline a seguì le gesta de Rosi, come se quelle gesta, davero, potessero regalacce na gioia così grande, ma pure na gioia in generale.

La brutta notizia è che a centrocampo, de quelli che s’allenano cor Miste da Brunico, ce sta solo Bibiani. La bona notizia è che Chiaia è influenzato, c’ha tipo la febbre, niente de grave ma mali de stagione che possono corpì un danese non abituato ar freddo romano, sufficienti comunque a tenello ai margini dela contesa senza ragioni che ne permettano l’impiego. La maja zavorra finisce pertanto sule spalle de @JoséAngel, di nuovo psicolabilmente in campo co guanti e maniche mozze, ma soprattutto con tajo de capelli che tanto spiega circa le sue vagabonde prestazioni e nulla giustifica dell’accanimento de chi lo considera miore dei peggio terzini della storia della Roma, da Quadrini a Dal Moro, da Comotto a Rosi, appunto.

E poi c’è Ercapitano. Mo, oggettivamente, Capità, ce so tante maniere de fa capì a chi te guarda co le chiappe rosolate sur camino de casa che pe fa giocà uno come te a ste temperature ce vorebbe nkit da eschimese, ma ruminà corpi de tacco e cambi de campo sgambettando dentro na specie de pannolone gigante no, vestitte da fantino cor cavallo basso in quer de Siena non conviene, non è bello, è troppo pure pe te e pe noi che te guardamo. Che poi nse capisce perché la tuta de du taje de più l’abbiano data solo Arcapitano e all’artri no. Che poi nse capisce perché le tute scallascroto le abbiano solo alcuni nostri e i loro no, come se davero se fossimo convinti che i senesi so vichinghi figli de Thor e noi fossimo appena usciti dala Coppa d’Africa. Ma perché citare numi glaciali proprio oggi che er poro Chiaia è influenzato? E soprattutto, che corpe c’ha er poro Chiaia se er Siena ce buca come je pare e se magna tre gò fatti? Nessuna, ancora nessuna. Ma già prima che er Biondo Aniene se possa macchià de cose che non siano tatuaggi, tipo delle colpe, la situazione fa venì brividi che niente hanno a che fare co la colonnina de mercurio.

De stronzate ne famo tante da offrire il destro a Destro che lesto se destreggia e de destro molesto scavarca Franco detroppo che destroppia e se magna er gò. Bravo sto Destro, pensamo. Du gò e du rigori co la Lazio e co noi se li magna, bravo ragazzo, ce ne ricorderemo. Poi ce grazia Calaiò, Arciere ar quale @Josè Faretra decide de offrì su un piatto d’argento un dardo avvelenato, ma sarà che non fa cardo, sarà che non è spavardo, quello lo fionda a lato, er dardo. E’ l’avvisaglia precoce che il fiuto del tifoso romanista riconoscerebbe a occhi chiusi, come nella pubblicità co Mighele che annusa er whisky, è l’inconfodibile nota acre e marcata che annuncia la valanga de merda che incede inarrestabile.Poco dopo, visto che nce se riesce in movimento, ce se prova da fermi. Ladolescente sorvola la bariera della pubertà ma Pegolo, incitato a gran voce da Mammolo, Brontolo e soprattutto Paralo, conferma la tradizione che vuole tutti i portieri a noi avversi esse ospiti della reincarnazione de Yashin.Er Siena se ridesta e in contropiede rimolesta e sull’asse Giorgi, Rossetti e altri nomi der cazzo che quanno li vedi dici ma che davero noi dovemo sudà contro sta specie de elenco der telefono? confeziona nantro gò fatto ar punto che Destro se ridestreggia ma a porta vòta rispara arto. Bravo bravo sto Destro, aripensamo, proprio bravo, se vede che lui de suo segnacce non vole, che ncore giallorosso je batte in petto e che se se chiamasse Derecho già sarebbe der proggetto.

Finisce er primo tempo col risultato a occhiali, ma a qualunque grado de menomazione dela vista ci è possibile vedere che quello che tra i due tempi se scalla proprio come uno che se scalla pe giocà e no pe sopravvive è Chiaia. Sms e telefonate s’addensano nell’intervallo come d’abitudine, solo ed eslusivamente pe commentà sta visione. L’hai visto pure tu ve? Ma perché? Ma non stava male? Ma non stava su Twitter? Te giuro l’ho visto io cor termometro sotto l’ascella! Te giuro l’ho letto io su Tuttosport! Te giuro l’ho sentito ala radio! Te giuro l’ha scritto sui sociar network sto fio de Thor! Stai male? CURATE!!!

E invece no. Chiaia sta male ma mai quanto O ministru daa Difesa, meno portato pe questioni de Sanità. Juan, se dice, se mormora, ha sentito na puncicata all’inguine, motivo per cui noi la sentimo ovunque e Chiaia entra in campo come no streaker qualunque, ma nessuno jelo impedisce. Anzi, i senesi so tarmente felici che dopo 30 secondi già provano a segnà, ma la palla finisce a Destro che de sinistro tira su Franco.E però l’inerzia non è inerme e co tutte le zavorre in campo il risultato deve cambià pe forza, anche perché er fio de Thor è tarmente sfigato oltreché pippa da rendere perniciosa financo la sola deambulazione artrui. Perché a Destro je se po pure chiede de magnasse ogni gò jarivi in sorte de magnasse, ma armeno de camminacce vicino je lo se po permette. Quello però lo va a fa proprio in senso contrario rispetto alle traiettorie del corpicione danese, ci inciampa su, casca appresso ar cipresso biondo, e siccome se na cosa la fa Chiaia deve esse fatale, è rigore.Chiaia è in campo da soli 4 minuti e ha già provocato un rigore, con ammonizione a rimorchio.Tira Calaiò. Se sa che la tira là, lo sapemo tutti, lo sa pure Franco, ma tra il sapere e il parare c’è di mezzo il segnare e l’esurtare artrui co lo smadonnare nostro. “Me lo sentivo che la metteva bassa” sospira autoperculatorio er poro Franco, “ce potevi arivà, roba de centimetri”, lo rincuorano i compagni, “eh?”, risponde definitivo lui. Er malumore monta.Che poi manca ancora na vita, tipo un tempo intero, ma questo carcio moderno co le sue isterìe e le sue mode passeggere, co questa dittatura dello show business e della Fifa corrotta, sembra arrivato al punto di non ritorno per il quale, pensa, se non fai manco ntiro in porta non te se po assegnà un gol.

Lamela spumeggia a spruzzi e sprazzi, er Caciara core e schiuma su se stesso, Ercapitano porta a casa le stanche membra lasciando er posto al vano ritorno della Cipolla, esposta a mò de talismano sperando nella replica anche solo de un batimuro vincente. E tanta e tale è la depressione che come mangrovia ce s’attorciglia addosso col passar del tempo, che lo schema che se rivelerà più efficace pe riagguantà la posta in palio è mannà er cavallo scosso all’attacco. Come un Kenneth Anderson sega, come un Tore André Flo scarso, come un Okaka albino, come un Traianos Dellas contro er Modena tanti anni fa, er poro Chiaia se butta su ogni pallone ner tentativo de pareggià le sorti nostre e sua, invano.

Scoprimo così che er proggetto in questa fredda trasferta prevede de ritrovasse co Chiaia centravanti. Er proggetto sancisce oggi che er mejo acquisto de sta nidiata de giovin fenomeni da svezzà sia un vecchio co difficortà de corsa, carcio e coordinazione, ma costante, affidabile e affamato ar punto da finì capitano. Pare che Rosi, in virtù del maggior numero di presenze in giallorosso e del maggior numero de anni trascorsi a Trigoria, ar momento de assegnà la fascia orfana abbia timidamente provato a intavolà na trattativa. Er Cannicane, altrettanto timidamente e garbatamente, senza proferire parola, solo co narzata de sopracciglio gli ha fatto capì a Rosi che quello che stava pe esse intavolato era lui. Nessun altro ha ritenuto necessario sollevà la questione della leadership temporanea.

Ma anche volendo, ncera più tempo, che la partita ormai era finita, lasciando a rotolacce tra le mani namara conferma: tanto se la potemo giocà co tutti quando ce l’avemo tutti, quanto ce possono mannà sotto tutti quando viene anche solo incrinato quell’equilibrio sottile costruito sull’11 titolare. Ove l’11 titolare po esse inteso come la formazione migliore, ma in ste giornate de magra anche solo come Taddei, che ieri già c’avrebbe tolto mpo de problemi. Il che, pur co tutto er bene che je se vole a Rodrigo, è tutto dì. Che poi quale sia l’11 titolare nu lo sappia nessuno degli 11 titolari è solo un dettaglio. D’artronde, quanno stai a ricostruì dale fondamenta, prima de arivà a pensà ai dettagli ce ne vole; però ecco, armeno ste quattro mura cercamo de falle regge pe tre settimane de seguito, che tuttosommato nce se sta male, quanno stanno su.

Fonte: kansas city 1927

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