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CORRIERE DELLA SERA. Luis Enrique, niente alibi “L’emergenza non esiste”

Luis Enrique

(G. Piacentini)«L’emergenza per me non esiste, non giochiamo in undici come il Siena?». Ci tiene, Luis Enrique, a sgombrare subito il campo da qualsiasi equivoco. Nonostante le assenze – mancheranno De Rossi per squalifica e Gago per infortunio – non vuole concedere alla squadra nessun tipo di alibi. Niente scuse, quindi, e tutti all’attacco contro il Siena (confermate l’inizio alle 20.45) per cercare di conquistare tre punti che, alla luce delle contemporanee sconfitte di Inter e Udinese, potrebbero dare una nuova prospettiva alla stagione della Roma. Guai a parlare di obiettivi, però, perché Lucho pensa solo alla squadra di Sannino, e ha ben chiara in testa la partita d’andata: un pareggio stentato all’Olimpico in cui erano proprio i bianconeri che avrebbero meritato qualcosa in più. «Il Siena ci può mettere in grande difficoltà, all’Olimpico fummo molto fortunati perché non meritavamo di pareggiare. Hanno giocatori forti e si vede il lavoro dell’allenatore». Anche nella Roma, però, si vede il lavoro di Luis Enrique, che è riuscito a trasmettere alla squadra il suo modo di intendere il calcio: che si giochi contro l’Inter o contro il Siena, in casa o in trasferta, la formazione giallorossa mantiene sempre la sua identità e la sua idea di gioco. Per questo Lucho non vuole sentir parlare di emergenza. «Noi dovremo sempre andare all’attacco, a prescindere dagli uomini che scenderanno in campo. Non cambio modo di giocare se mi mancano due giocatori, poi è normale che le caratteristiche dei calciatori fanno la differenza». Nella lista dei convocati è ricomparso dopo quasi due mesi – l’ultima volta era il 21 dicembre a Bologna – il nome di Daniel Osvaldo, che però dovrebbe cominciare dalla panchina. «I giocatori vogliono sempre rientrare il prima possibile, ma non è possibile che al rientro da un infortunio si possa essere al cento per cento, perché un conto è lavorare da soli e un conto è farlo con la squadra. Il ritmo è diverso. Io poi non voglio correre rischi». Reale convinzione o pretattica? Difficile interpretare il pensiero dello spagnolo, pronto a stupire anche quando si parla di due calciatori come Borini e Lamela che stanno vivendo uno stato d’animo opposto. «Voi dite che ora Borini è Dio e Lamela il diavolo? In questo momento sono molto più soddisfatto di quello che fa Lamela. Il mio calcio è di tutti, non è solo per giocatori con determinate caratteristiche. Quando ci sono stagioni così lunghe i calciatori hanno momenti alti e momenti bassi, ma tutti sanno di cosa ha bisogno la squadra».

A Siena si giocherà ad una temperatura polare. Una stranezza, se paragonata al fatto che due giorni fa a Parigi, con 70 mila spettatori già dentro lo stadio, è stata rinviata la partita di rugby della Francia.«È strano che non si sia trovato un accordo. La prima cosa a cui bisogna pensare è la salute dei calciatori, poi allo spettacolo. Se hanno deciso di non anticipare la partita noi non possiamo farci niente, solo andare a giocare con la mentalità di sempre». Sabato era all’Olimpico per assistere a Italia-Inghilterra di rugby. «Mi piace il rispetto che c’è in campo e sugli spalti, ma preferisco il calcio. E la nostra curva Sud».

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