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RIFLETTORI SU…ROMA-BOLOGNA. Casa Roma

Miralem Pjanic

Chi si aspettava una risposta sul campo alle polemiche della settimana appena trascorsa, sarà rimasto sicuramente molto deluso. Le facce dei tifosi fuori dallo stadio parlavano chiaro e a sentire quello che dicevano sembrava essere tornati in un lampo ad inizio stagione, quando la Roma era come un neonato a cui bisognava insegnare a parlare, a camminare, a giocare. Ad avere una propria identità.

Quella di ieri contro il Bologna, invece, è stata una squadra adolescente, a cui basta poco per esaltarsi e meno ancora per autodistruggersi. Sarebbe bastato tirare fuori la voce, come i ragazzi di oggi fanno con i propri genitori quando vogliono arrogarsi il diritto di fare come gli pare. Urlare come “nonno” Heinze, che al 90’ gridava ad avversari e arbitro tutta la sua rabbia per un risultato che scivolava via, proprio quando servivano i tre punti, perché il tabellone dell’Olimpico scriveva che sia l’Inter che il Napoli stavano perdendo.

E invece no. La Roma ha nel suo Dna la propensione a complicarsi la vita. E così prende un gol come quelli che vedi sui campi di provincia, sul rinvio del portiere, con Juan che manca l’intervento di testa e lascia l’ex laziale Di Vaio libero di depositare il pallone in rete. Quando, però, “papà” Totti non riesce a prendere per mano la squadra e il “figliol prodigo” Lamela sembra essere rimasto con il bicchiere in mano a festeggiare, ci pensa “zio” Pjanic, che tira fuori dal cilindro un tiro a giro su punizione da far lustrare gli occhi anche ai più assopiti spettatori di una partita a dir poco soporifera. Poi bacia delicatamente la maglia, come si fa con il più irrequieto dei nipoti per calmarlo. La semplicità con cui calcia quel pallone nasconde i suoi “soli” 21 anni ma svela definitivamente il suo immenso talento.

Al resto ci pensano le manone del “padrone di casa” Stekelenburg, che forse meriterebbe molto di più di un undicesimo posto tra i portieri più forti del mondo. Ci pensa lui a salvare la faccia all’adolescente Roma, che con un’altra bravata stava per rompere un altro vaso nella casa della pazienza di ogni tifoso giallorosso.

A cura di Noemi Pierini


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