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IL MESSAGGERO. “Verso il rinnovo”

Franco Baldini

(U.Trani) «Quando arriverà la conclusione, lascerà spazio a diverse interpretazioni. Ma io mi assumerò la responsabilità di questa decisione».Franco Baldini, alla fine di una lunga giornata per la Roma (cda e a seguire assemblea dei soci), con una frase regala due certezze che hanno il peso di due notizie nell’aria ormai da qualche giorno.

Una buona e l’altra meno: 1) il rinnovo di De Rossi è ormai da considerare per fatto; 2) il totofuturo del calciatore partirà insieme con l’annuncio, visto che è ormai scontata la clausola che non sarà vantaggiosa per il club giallorosso, costretto ad accontentarsi di meno di 10 milioni di euro (il centrocampista insiste per 8 milioni, la società vorrebbe almeno di 12). Fa un certo effetto vedere Baldini finalmente così sicuro sul contratto di De Rossi. Ancora di più perché un paio di ore prima, almeno cinque azionisti (su 35), davanti al presidente DiBenedetto e ai suoi vice Cappelli e Tacopina, si sono sfogati, mettendo alla porta, a parole, proprio il centrocampista. (…) «Se vuole andarsene, che vada. Se conviene al club, vendiamolo: come fanno Barça e United». «Basta con la storia dei romani: meno male che sono arrivati proprietari americani. Questi non si rendono conto che hanno dato meno di quanto hanno preso. Sono adorati e strapagati». «Chiede cifre che nemmeno Iniesta guadagna al Barcellona: vogliamo fare paragoni? Ma non si ricorda come ha giocato negli ultime tre anni?». «Non si è ancora degnato di darci una risposta di fronte a un’offerta principesca. E ci ha bloccato il mercato».

Tanto folclore, anche esagerato davanti a DiBenedetto e Tacopina, entrambi con lo sguardo perplesso, e all’amministratore delegato Fenucci, abbastanza annoiato. Baldini ha poi spiegato che la Roma, a questo punto, non ha fretta di annunciare il rinnovo di De Rossi: «Non mi prolungherò sui dettagli, stiamo continuando la trattativa. Ogni argomento è stato analizzato. È una gestione che il cda mi ha incaricato e la sto trattando con tutta la cura necessaria, quindi con tutta la reticenza utile. La scadenza di fine gennaio non mi mette particolari pressioni. Insomma, non sono preoccupato: anche prima di questo termine, De Rossi avrebbe potuto firmare per un’altra squadra. E’ una decisione su cui da tempo stiamo valutando insieme all’altra parte e quando verrà presa potrete giudicarla».

Una precisazione sui possibili rinforzi per il futuro: «Se dovessimo capire che un giocatore di primo piano può permetterci di vincere, non potremmo precluderci la possibilità di prenderlo». A concludere, l’ennesimo elogio a Luis Enrique (…). «In quanto a comunicazione lo trovo eccezionale. So che è difficile accettare alcune sue dichiarazioni dopo aver perso una partita, ma sta dando un’identità alla squadra. Siamo già più avanti del punto dove credevo saremmo stati».

Promosso, dunque, a pieni voti. Ci pensa, però, Fenucci a riportare l’ambiente con i piedi per terra. Dai risultati dipende il potenziamento della squadra. Quindi l’ad si rivolge, oltre che alla piazza, a Luis Enrique e ai giocatori. «La partecipazione alla Champions aumenta i ricavi di oltre il trenta per cento».

L’impostazione, a sentire parlare l’ad, è tanto simile all’autofinanziamento. Del resto l’assemblea dei soci ha approvato, come previsto, la ricapitalizzazione di 80 milioni. In tre tranche: una da 50 milioni, entro fine maggio, le altre due, per i restanti 30 milioni, entro il 30 giugno del 2015. La prima servirà per sistemare il bilancio che, come precisa Fenucci, è «in linea con le previsioni di settembre» e che a fine giugno chiuderà con una perdita di 10 milioni, nonostante l’11 per cento di incremento grazie agli introiti dalla biglietteria. Colpa degli ingaggi. «Non sono calati rispetto al passato» aggiunge l’ad. «E, per due o tre anni, non si abbasseranno. Mantenere giocatori importanti è una condizione per essere competitivi», il riferimento diretto al contratto sontuoso di De Rossi (6 milioni netti a stagione e bonus facili). Si ricorrerà alle altre due tranche solo se il bilancio, nelle prossime stagioni, non chiuderà in pareggio. Dunque: la Roma si deve autoalimentare.

Lo conferma Cappelli: «Speriamo che, grazie ai risultati, non servano le altre due tranche». «Bisogna essere fiduciosi, il progetto è appena partito» assicura DiBenedetto a un socio che gli si rivolge in inglese. «Sono sicuro: a giugno il presidente sarà James Pallotta», la previsione di un altro azionista. Ora sono ufficiali i due nuovi consiglieri Pannes e Klein entrati, al posto di Ruane e D’Amore, nel cda (non al completo: tra gli altri, era assente Fiorentino), il cambio di nome della controllante Usa da DiBenedetto AsRoma Llc a AsRoma Spv Llc. «Ma solo perché, quando DiBenedetto ha costituito la società, il processo ancora non era definito. Non possiamo dire con quale quota partecipa ogni singolo socio: perché stiamo verificando se è possibile fare entrare altri investitori». (…) «Vincono, comunque, i club strategicamente stabili nel lungo periodo». Formalizzati anche il Comitato per le remunerazioni (presidente Fiorentino, membri Pannes e Fenucci) e quello di controllo (presidente Klein, più Tacopina e Cappelli).

 

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